FERRARA – Chiuso alle visite, ma sempre aperto per l’accoglienza degli animali feriti e in difficoltà, il “Giardino delle Capinere” di Ferrara fa un bilancio sulle attività dell’anno concluso e registra un record di numeri per quel che riguarda i soccorsi animalistici prestati. Nel corso del 2020 sono stati infatti consegnati al Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) della LIPU (via Porta Catena 118, Ferrara), 1.436 animali di 68 specie autoctone e 4 esotiche o domestiche. La maggior parte degli esemplari consegnati e soccorsi appartengono alla classe degli uccelli (79,5%); seguono i mammiferi (18,9%) e i rettili (1,0%).
“Come amministrazione – dichiara l’assessore all’Ambente Alessandro Balboni – siamo grati alla Lipu Ferrara e ai suoi volontari per aver l’importante attività di recupero degli animali selvatici che al Giardino delle Capinere che hanno portato avanti nonostante l’emergenza sanitaria in corso. Sappiamo quanto importante sia il loro lavoro e per questo abbiamo anche cercato di metterli nelle migliori condizioni per operare, investendo importanti risorse per la manutenzione del verde, la ristrutturazione del vecchio stagno e la piantumazione di nuovi alberi”.
Diverse anche quest’anno le specie rare o ecologicamente rilevanti che sono state ricoverate: basti ricordare l’esemplare di Pavoncella (Vanellus vanellus) classificata da BirdLife come SPEC1, cioè in uno stato di conservazione critico; poi molte Passere d’Italia (Passer italiae), Balestrucci (Delichon urbicum) e Assioli (Otus scops) classificati SPEC2. Sono stati affidati alle cure della lipu ferrarese anche esemplari di specie ancora diffuse ma sempre più rare come Assiolo (Otus scops), Pigliamosche (Muscicapa striata), Rondone comune (Apus apus), Civetta (Athene noctua), Barbagianni (Tyto alba) e molte altre. Un terzo degli uccelli ricoverati nel 2020 – precisano gli operatori Lipu – risulta essere più o meno gravemente minacciato.
Il responsabile della Lipu Ferrara Lorenzo Borghi, fa notare: “Nonostante il fermo delle attività, noi non ci siamo fermati. Per quel che riguarda la consegna di animali feriti o in difficoltà, il 2020 è stato il terzo anno di maggior afflusso, a partire da quando abbiamo cominciato a fare il Centro di recupero, nel 1993. Il limite è stato sicuramente quello di non poter fare entrare i visitatori e anche chi ci portava gli animali. Purtroppo, non potendo fare entrare le persone a visitare il centro, abbiamo dovuto dire no alle scuole già per due anni di fila”.
Questo il maggiore rammarico di Borghi, che sottolinea: “Le attività materiali di salvaguardia che noi mettiamo in atto sono importantissime, ma credo che facciamo ancor di più per l’ambiente e gli animali attraverso le attività di educazione ambientale e di sensibilizzazione che coinvolgono la cittadinanza più giovane, che è anche la più ricettiva. Ogni anno nel ‘Giardino delle Capinere’ venivano tra i 600 e gli 800 visitatori scolastici, a partire dalle scuole materne in su. E già tra i 4 e i 5 anni abbiamo constato un’attenzione e una capacità di assimilazione altissime”.
Importante ricordare uno dei messaggi che normalmente venivano comunicati negli incontri in presenza, e cioè la diffusione di un concetto di attenzione e precauzione anche nel prodigarsi a toccare e soccorrere gli animali. “I mammiferi in particolar modo- ricorda Borghi – non vanno toccati, perché il riconoscimento tra cuccioli e genitori avviene tramite l’olfatto e si rischia che, una volta che hanno avuto contatti umani, non vengano riconosciuti dai loro simili adulti. Questo vale, ad esempio, per i ricci, ma anche per i piccoli merli che possono sembrare in difficoltà, perché iniziano a muovere i primi passi da soli, ma che necessitano ancora assolutamente dei loro genitori, che sono gli unici a poter trasmettere loro informazioni fondamentali, come quelle di volo”.
Insomma – riassume Borghi – gli animali che non hanno problemi fisici evidenti non vanno toccati e men che meno presi. È fondamentale, infatti, non spostarli dal luogo dove si trovano.
Non avendo ingressi, anche le donazioni a favore della Lipu ferrarese sono calate, mentre l’associazione si basa proprio su quanto viene liberalmente dato dai sostenitori. “Dal Comune – dice Borghi – per fortuna, abbiamo sempre avuto un aiuto. È venuto però a mancare il supporto che arrivava dalla Provincia attraverso il settore Agricoltura che prevedeva la competenza che riguarda la Fauna selvatica, adesso in capo alla Regione. Quello regionale è in un calderone ampio, che ci sostiene effettivamente sempre per la parte che riguarda l’acquisto di alimentazione, medicinali e per le prestazioni veterinarie. Non bisogna dimenticare, però, che la struttura ha bisogno di utenze che hanno un costo fisso, a cui i volontari non possono sopperire. Abbiamo oltre mille animali e la loro cura e quella dell’area verde che li accoglie necessitano ovviamente di acqua, di energia elettrica che va ad alimentare i frigoriferi, i computer e il resto delle attività quotidiane di mantenimento.
Il Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) della LIPU (a Ferrara in via Porta Catena 118) osserva infatti l’apertura infatti per garantire accoglienza del recupero animali dal lunedì al venerdì ore 8.30-12.30 e 14.30-18 e sabato 8.30-12.30.
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