Ghirlandina: patrimonio Unesco, 50 mila visite nel 2018

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Nella Torre civica, di origini medievali, è storicamente conservata anche la Secchia rapita del poema eroicomico del Tassoni

MODENA – Sono stati quasi 50 mila i visitatori della Ghirlandina nel corso del 2018, nonostante la Torre civica sia rimasta chiusa per un mese e mezzo per lavori di riqualificazione. La visita alla Ghirlandina è una delle opportunità offerte dal biglietto unico del sito Unesco che comprende anche l’ingresso ai Musei del Duomo, alle Sale storiche di Palazzo Comunale e all’Acetaia Comunale. Info: www.visitmodena.it. Per una visita virtuale del sito Unesco si può consultare il sito: www.unesco.modena.it. Oltre alla Ghirlandina, il sito considerato Patrimonio mondiale dell’Umanità dall’Unesco, infatti, comprende anche la Cattedrale e Piazza Grande.

La Torre, alta 89,32 metri, sorge proprio a fianco dell’abside del Duomo romanico e assume il nome di Ghirlandina per il doppio giro di balaustre che incoronano la guglia “leggiadre come ghirlande”. L’inizio della costruzione è medievale e risale a circa il 1160, nel 1261 venne costruito il sesto piano, inglobando le torrette, mentre nel 1319 la torre venne terminata con la cuspide ottagonale, squisitamente gotica.

L’esterno della Ghirlandina è caratterizzato da un ricco apparato scultoreo e da un rivestimento lapideo per il quale è stato utilizzato materiale di reimpiego proveniente dall’antica Mutina romana, come è stato dimostrato dalle indagini scientifiche effettuate durante la campagna di restauro iniziata nel 2007 e terminata nel 2011, alla quale sono poi seguiti altri interventi che oggi consentono l’apertura al pubblico durante tutto l’anno.

All’interno della Ghirlandina, al quinto piano si trova la cosiddetta Stanza dei Torresani, un tempo abitata dai custodi della torre, nella quale si possono ammirare degli importanti capitelli.

Edificata come torre campanaria del Duomo, la torre ha tuttavia rivestito fin dalle sue origini un’importante funzione civica: il suono delle sue campane scandiva i tempi della vita della città, segnalava l’apertura delle porte della cinta muraria e chiamava a raccolta la popolazione in situazioni di allarme e pericolo. Le sue possenti mura custodivano la cosiddetta “Sacrestia” del Comune, dove erano conservati i forzieri, gli atti pubblici e oggetti di alto valore simbolico come la celebre trecentesca “Secchia rapita” (ora qui esposta in copia). Questo vile e supremo oggetto di contesa tra modenesi e bolognesi nell’infuriare della storica battaglia di Zappolino (1325), è stato reso celebre dall’omonimo poema eroicomico di Alessandro Tassoni.