La Banca aveva negato il rimborso. l’ABF: non può essere considerata colpa grave lasciare il bancomat in auto, purché chiusa e in posizione non visibile
PARMA – Il consumatore che ha subito il furto del bancomat custodito all’interno del vano porta oggetti della propria auto regolarmente chiusa in zona di sosta, ha comunque diritto al rimborso delle somme prelevate fraudolentemente da terzi. Questo è quanto ha stabilito l’Arbitro Bancario Finanziario di Milano, a cui si è rivolto un consumatore attraverso la Confconsumatori di Parma.
Un risparmiatore, titolare di due separati conti corrente presso il medesimo istituto di credito, aveva subito il furto di due carte di debito regolarmente inserite all’interno di un portadocumenti a sua volta custodito nel vano portaoggetti della propria auto, chiusa in sosta. Appena rientrato all’interno dell’auto, il risparmiatore si era accorto dell’apertura forzata della propria vettura e aveva notato che mancava il portadocumenti. Il risparmiatore aveva così denunciato immediatamente il furto all’Autorità di Pubblica Sicurezza e aveva bloccato entrambe le carte, Nel frattempo, però, si era anche accorto che erano stati effettuati due prelievi non autorizzati per ciascuna delle carte sottratte.
Nonostante il titolare dei due bancomat avesse precisato in sede di denuncia di non aver mai custodito le carte di debito insieme ai rispettivi codici Pin, l’intermediario finanziario si era rifiutato di riconoscere il rimborso richiesto dal proprio cliente, lamentando l’adesione al servizio “Sms Alert” solo per le operazioni «a maggior grado di rischio», vale a dire di valore superiore ai 1.000 euro e sostenendo che ripetuti prelievi non potevano che essere avvenuti a seguito dell’inserimento del corretto Pin.
Il titolare dei due conti si era così rivolto alla Confconsumatori e attraverso quest’ultima all’Arbitro Bancario Finanziario, autorità preposta alla risoluzione stragiudiziale delle controversie nel settore bancario. L’Arbitro ha riconosciuto il diritto del risparmiatore ad essere rimborsato delle somme indebitamente prelevate da ignoti, in quanto la banca avrebbe dovuto dimostrare, per sottrarsi a tale obbligo, la colpa grave o il dolo del titolare dei due bancomat, posto che non può essere considerata una colpa grave, pur se non diligente, quella di aver lasciato le carte all’interno dell’auto in sosta, purché l’auto sia chiusa regolarmente e le carte non siano lasciate in posizione visibile all’esterno. La banca non ha saputo dimostrare altresì nemmeno che l’uso dei pin corretti per i prelievi sia dipeso da una cattiva custodia degli stessi codici da parte del titolare delle carte.
«Una decisione molto importante – commenta l’avvocato Grazia Ferdenzi di Confconsumatori che ha assistito il risparmiatore – perché riconosce il diritto del titolare di un bancomat a vedersi restituire le somme prelevate senza autorizzazione anche quando ciò sia la conseguenza del furto dello strumento di pagamento custodito, seppur in modo non pienamente diligente, ma pur sempre con l’adozione di tutti gli strumenti idonei a sottrarlo all’azione di malintenzionati. L’Arbitro ha riconosciuto, inoltre, come non sia sufficiente, per l’istituto di credito, sostenere che il codice pin fosse stato custodito insieme al bancomat, dato che le tecniche di acquisizione dei pin sono sempre più sofisticate e tali da rendere possibile l’acquisizione di tali dati da parte di terzi, a prescindere da qualsiasi forma di negligenza da parte del titolare della carta».