L’episodio, avvenuto a metà estate nelle vicinanze del parco Cervi, aveva visto come vittima un ciclista riminese che, mentre stava regolarmente pedalando sulla pista ciclabile, viene improvvisamente investito da un’auto con targa straniera. Il conducente dell’auto scende solo un attimo, appena il tempo per capire cosa fosse successo, per poi ripartire senza verificare le condizioni di salute del ciclista né, tantomeno, prestare soccorso o lasciare i propri contatti. Un attimo sufficiente però, al malcapitato ciclista, per estrarre il telefono e realizzare alcuni scatti, tra cui le immagini dell’auto straniera e la persona sconosciuta scesa dall’auto. Fortunatamente per il ciclista non si tratterà di nulla di grave ma, una volta ripreso, decide comunque di porgere denuncia, portando le foto scattate al Comando della Polizia locale.
Le indagini
L’indagine, partita immediatamente, si dimostra però subito in salita per i pochi elementi in mano. Dopo un intenso lavoro durato diversi mesi, grazie al coordinamento del sostituto procuratore Luca Bertuzzi, gli agenti della Polizia locale, con la collaborazione della Polaria (Polizia di frontiera), sono giunti all’individuazione dell’investitore.
Nelle indagini si sono rilevate fondamentali le analisi svolte nella rete grazie alle quali, scandagliando sui social immagini, post, chat, si è arrivati a stingere il cerchio sul sospettato principale. Pur non avendo sui social nessun profilo riconducibile al suo nome di battesimo, è stato possibile individuare una sua pagina, sotto altro nome, grazie all’incauto “tag” sul profilo del fratello, insieme al quale era stato fermato mesi prima, dalle Forze dell’ordine, in diverse località italiane.
Una volta risaliti al profilo dell’indiziato, gli agenti hanno analizzato immagini e video, riconoscendo lo stesso veicolo con cui aveva investito il ciclista riminese e, addirittura, gli stessi indumenti immortalati nel momento dell’incidente.
I dati
Le omissioni di soccorso sono in notevole calo nel corso dell’ultimo anno. Dopo un periodo in cui si assestavano intorno ai 50 casi (per la precisione 56 nel 2018 e 55 nel 2019), nel corso del 2020 sono più che dimezzate, arrivando a 24.
“Un vero e proprio lavoro di rete – sottolinea Jamil Sadegholvaad, assessore alla sicurezza e legalità del Comune di Rimini – che, aldilà del gioco di parole, ha messo in evidenza due aspetti importanti. Il primo è la grande attenzione che i nostri agenti dedicano anche alle nuove forme di indagine sul web. Il secondo è la collaborazione tra reparti e le diverse Forze dell’ordine che, in casi come questo, permettono di incrociare competenze e banche dati fondamentali per la soluzione delle indagini. Il tutto si traduce in un aumentato potenziale di controllo, in grado di aumentare anche l’effetto deterrenza nei confronti di questi reati. Un plauso agli agenti, al coordinatore delle indagini e alla Procura d Rimini che, attraverso questi risultati, contribuiscono a dare una immagine di sicurezza e vicinanza delle Forze dell’ordine alla nostra comunità”.
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