Scritta nel 1761, questa commedia della maturità goldoniana vede al centro Sior Todero che, come carattere, risponde al modello dei rusteghi, ma dei quattro burberi veneziani perde qualsiasi accento bonario. Todero è, infatti, avaro, imperioso, irritante con la servitù, opprimente con il figlio e la nipote, diffidente e permaloso verso il mondo.
Il sipario si aprirà, dunque, su di una scena colma di “fili, gambe, braccia, teste, quinte, fondali, sacchi, corde, graticci, ponti, sipari, tulle, ribaltine, costumi, trucchi, bastoni, – spiega Paolo Valerio nelle note di regia – sono gli strumenti dei manovratori di figure dal cuore di legno che si sollevano come danzatori nell’aria per poi tornare a terra, attratti dalla gravità e dalle emozioni. Oggetti inseparabili dagli umani, misteriosi e inquietanti, giocattoli creativi e fonte di ispirazione per grandi artisti quali Paul Klee, Giorgio de Chirico, Franz Joseph Haydn, Heinrich von Kleist, Carlo Collodi”. Dall’amore dello stesso Goldoni per le marionette “e dalla presunta leggerezza del suo mondo interiore prende spunto questo progetto di regia che vuole presentare una versione del ‘Sior Todero’ come un grande burattinaio, anzi marionettista” prosegue Valerio, che accosta il protagonista ad “un altro personaggio patriarcale che vuole controllare e dirigere la famiglia, Vito Corleone, che nel manifesto del capolavoro di Coppola, ‘Il Padrino’, è appunto rappresentato con una mano che manovra i fili”. Ma la marionetta va intesa anche come “un doppio dei personaggi, l’anima e l’inconscio che muove le azioni e il corpo, talvolta in sintonia, talvolta in contrasto con il pensiero dell’attore” e, precisa ancora il regista, “come lato oscuro, per sopportare e reagire all’orrore domestico della famiglia di Sior Todero, per sopportare e superare un personaggio odioso ed egoista, rappresentazione, nel peggiore dei casi, del genere maschile”. Di fronte a tutto questo, come spesso avviene nelle commedie di Goldoni – conclude Valerio – l’universo femminile è salvifico e risolutivo”.
Sarà, infatti, l’alleanza fra la coraggiosa nuora del vecchio avaro e l’intelligente vedova Fortunata a salvare la giovane Zanetta dalla sicura infelicità di un matrimonio d’interesse. Zanetta sarà riconsegnata all’amore generoso e vero in un finale che, in tempi in cui il concetto di patriarcato domina le cronache nelle sue accezioni più distorte e plumbee, intreccia in prospettiva, alla gioiosità della risoluzione, una venatura di turbamento.
Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia,
Teatro de gli Incamminati, Centro Teatrale Bresciano
Franco Branciaroli
SIOR TODERO BRONTOLON
di Carlo Goldoni
drammaturgia Piermario Vescovo
con Piergiorgio Fasolo, Alessandro Albertin, Maria Grazia Plos, Ester Galazzi, Riccardo Maranzana, Valentina Violo, Emanuele Fortunati, Andrea Germani, Roberta Colacino
in collaborazione con I Piccoli di Podrecca
regia Paolo Valerio
scene Marta Crisolini Malatesta
costumi Stefano Nicolao
luci Gigi Saccomandi
musiche Antonio Di Pofi
movimenti di scena Monica Codena
BIGLIETTERIA
Teatro Duse – Via Cartoleria, 42 Bologna – Tel. 051 231836 – biglietteria@teatroduse.it
Dal lunedì al sabato, dalle ore 15 alle 19 e da un’ora prima dell’inizio degli spettacoli.
On line: teatroduse.it | Vivaticket | Ticketone
La Stagione del Teatro Duse si svolge in convenzione con il Comune di Bologna – Settore Cultura e Creatività e con il contributo di Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Main Partner: BPER. Funding Partner: Pelliconi.
AL TEATRO DUSE FRANCO BRANCIAROLI È ‘SIOR TODERO BRONTOLON’
Dal 28 febbraio al 2 marzo 2025 | ore 21, dom. ore 16
Teatro Duse – Bologna, via Cartoleria 42
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