Il festival “Cuore d’Italia” rientra nel festival “Bologna Estate 2020” del Comune di Bologna, ed è sostenuto con il contributo della Regione Emilia Romagna e della Fondazione del Monte.
Cara Medea
di Antonio Tarantino
regia e interpretazione Francesca Ballico
produzione Teatri di Vita
Medea la barbara, la straniera, porta la voce di lingue sconosciute, la ferita della carne degli uccisi, il sacrificio dei figli, fatti a pezzi per Giasone, il moderno, lo scaltro, il pragmatico. Nella versione di Antonio Tarantino, scomparso lo scorso aprile, dietro i nomi del mito si arrabattano due disgraziati, offesi dalle guerre, rovinati dal vino cattivo, e dalle prestazioni sessuali consumate tra i camion nelle strade di frontiera. Nella sua interpretazione, Francesca Ballico, inchioda la sua Medea alla comunicazione di una grottesca telefonata d’amore impossibile che ricorda La voce umana di Cocteau, sputando dentro la cornetta dolore e sarcasmo in un impasto linguistico che mescola idiomi slavo-balcanici con l’italiano corrotto di Tarantino e il friulano. Una vera “prova d’attrice” per un monologo che attraversa 6 lingue, senza mai trovare requie, proprio come la Medea straniera del mito. Ha scritto lo stesso Antonio Tarantino su questa versione di Francesca Ballico: “La scelta di ripetere e riprendere il testo di Cara Medea in diverse lingue dell’est europeo corrisponde esattamente alla mia intuizione drammaturgica originaria: dove il personaggio del mito viene precipitato in un inferno di irreali realtà post belliche, in un mondo che s’insegue vanamente alla ricerca di un senso di sé che forse non ha mai avuto, prima ancora di averlo smarrito. “Altro che pompini!” esclama la protagonista – un’infanticida – pensando a ben altri delitti riassunti tutti in un nome terribile: Sobibor. Un nome tra i tanti confuso in una assurda geografia, in un folle percorso al termine del quale un inebetito Giasone attende il ritorno della sua cara Medea. Interpretata con grande intensità da Francesca Ballico” (Antonio Tarantino).
di e con Davis Tagliaferro
realizzato con il contributo di SMart
con il sostegno di Teatro della Pergola/Teatro della Toscana
La lettura e la cultura come occasione di riscatto: è questo il cuore de “Il tesoro di Manuch”, monologo di narrazione di Davis Tagliaferro, protagonista di diverse produzioni di Teatri di Vita (“Is,Is Oil”, “Bologna 900 e duemila”, “Biglietti da camere separate” e il film “Gli anni amari”). E’ la storia di un bambino rom che vive nelle baracche della periferia di Roma, abituato a compiere piccoli furti nelle case dei ricchi. In una di queste occasioni ruba un baule, ma quando riuscirà ad aprirlo scoprirà che contiene solo libri, e così cerca di sbarazzarsene rifilandolo a un vecchio che vive in una baracca. Ma il vecchio gli chiede “Ti piacciono le storie?”, e giorno dopo giorno mostra al bambino le straordinarie possibilità della lettura e della scrittura. Nello spettacolo rimbalzano testi di grandi autori in una sorta di compendio e viatico per un’educazione letteraria, da Pasolini a Neruda, da De Filippo a Trilussa, da Palazzeschi a Leopardi. Invitando tutti noi a lasciarci andare in questo viaggio con le parole e le storie…
Nevermind
(Italia 2018, 110’)
regia Eros Puglielli
con Paolo Sassanelli, Andrea Sartoretti, Giulia Michelini, Massimo Poggio, Paolo Romano.
Uno psicologo investito una, due e tre volte da un carro attrezzi, un avvocato ossessionato dall’intimo (“il ravanatore”), una babysitter senza bambino, un imprenditore senza capitale, un aspirante cuoco paranoico si incrociano per le strade di Roma. Episodi che si intrecciano in una commedia spiazzante e grottesca che vede il ritorno al grande schermo di Eros Puglielli (enfant prodige del cinema italiano) dopo diverse serie televisive (come “Zodiaco”).
Vittime della follia del prossimo e dell’assurdità umana, i protagonisti di “Nevermind” provano a fare fronte alle contingenze, fuggendole o sopportandole. Cinque storie legate da un fil rouge di follia e aberrazione umana, che porterà i protagonisti a scelte estreme e imprevedibili. Come diceva Aristotele, “se c’è una soluzione, perché ti preoccupi? E se non c’è una soluzione, perché ti preoccupi?”. Il film diverte o sconcerta, grazie a una follia anarchica e visionaria. E ha ricevuto il Premio del pubblico al Fantafestival di Roma.
Gloria Campriani, “Tirar le fila”
La rassegna delle artiste della “fiber art” prosegue con l’installazione creata da Gloria Campriani dal titolo “Tirar le fila”. Il suo processo creativo non prevede l’utilizzo di alcuno strumento tecnico eccetto l’uso delle mani al fine di realizzare trame, come mostra anche in molte sue performance che accompagnano le installazioni. Il suo particolare metodo Off loom, senza l’utilizzo di telai, prevede l’annodamento a mano. Il linguaggio simbolico legato al filo rimanda per lei all’idea di connessione, contaminazione e legame fra gli eventi, focalizzando il comportamento umano in termini di interazione tra stati mentali e situazioni sociali. Ha realizzato mostre personali e collettive in molti contesti, dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze all’Institut Culturel Italien de Marseille, dal Palazzo Ducale di Genova al MART di Rovereto, dal Centro per l’Arte Contemporanea “Luigi Pecci” di Prato al Palazzo Ca’ Zanardi di Venezia.
A Cuore d’Italia è il giorno degli spettacoli
con Francesca Ballico in “Cara Medea” di Tarantino
e Davis Tagliaferro in “Il tesoro di Manuch”
In programma anche il film “Nevermind” di Eros Puglielli
e l’installazione di fiber art di Gloria Campriani
A Bologna, Teatri di Vita 18 luglio 2020
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