Il workshop partiva da un dato di fatto, il tasso di natalità sempre più negativo in Italia, per scattare una fotografia della realtà delle piccole, medie e grandi città italiane e soprattutto ragionare su quali politiche mettere in campo per consentire ai Comuni di dare ai cittadini le risposte di cui hanno bisogno e quindi favorire lo sviluppo.
Il problema nasce dal fatto che siamo in una dimensione tale per cui ai sindaci non è data la possibilità di rispondere a tali problemi, a causa di una sovrapposizione di competenze e di livelli istituzionali che non consentono di avere riferimenti certi; penso al tema caldissimo della sicurezza, questione che non deve avere colore politico: su questo fronte ad esempio credo che sia indispensabile che certe sanzioni amministrative siano accompagnate e rafforzate da sanzioni penali. Penso anche all’urbanistica, dove sono decine i soggetti che legiferano talvolta in contrasto. I Comuni possono dare risposte ai propri cittadini, se alle maggiori responsabilità corrisponde anche una maggiore autonomia”.
Noi amministratori oggi dobbiamo avere la libertà e il coraggio di progettare sul lungo periodo, di guardare avanti, di mettere le basi perché cresca una famiglia, intesa come città. Rimini sta progettando il suo domani attraverso interventi di riqualificazione urbana grazie ai quali potrà garantirsi una nuova fase di sviluppo, grazie a una superiore attrattività internazionale.
Dal rifacimento del sistema idrico fognario al recupero dei contenitori culturali, dicendo no alla cultura del cemento e dunque passando dai ‘motori immobiliari ai motori culturali’. Io credo, in questo senso, che la pianificazione strategica influenzi la qualità del nostro vivere e dunque quella speranza per il futuro e le città devono essere sostenute in questo sforzo.
Anche io mi chiedo: se il dibattito oggi si incentra su quante barriere in cemento, su quanti tornelli impiantare per rendere più sicure le città, ha senso ‘progettare’ una città ancora più libera, con più servizi, con l’obiettivo di attirare ancora più persone? Si può pensare che la qualità della nostra vita sia determinata esclusivamente da tornelli e non semmai da cervelli?
Avere un’idea di città significa anche trovare le soluzioni ai problemi, anche più radicati, significa trovare soluzioni affinché i giovani restino nelle nostre città e affinché si crei lavoro. La nostra idea di società non si può basare solo su un assegno di cittadinanza, ma sul lavoro”.
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