Conclusa nei giorni scorsi la terza campagna di scavi nel sito archeologico
PARMA – Si è conclusa nei giorni scorsi la terza campagna di scavi dell’Università di Parma nel sito archeologico della villa romana di Fiumana (Predappio).
Gli scavi condotti da Riccardo Villicich, docente di Metodologia della ricerca archeologica al Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali, hanno portato alla scoperta di un complesso di straordinario interesse, confermando i dati acquisiti nei primi due anni di scavo.
Fino all’anno scorso le conoscenze del sito erano incentrate su una villa urbano-rustica di età augustea, assolutamente prestigiosa, come dimostrano gli arredi marmorei rinvenuti nell’estate del 2023, riconducibile con tutta probabilità a un personaggio pubblico dell’alta aristocrazia di Forum Livi, cui si sovrappone in età tardo antica un grande complesso articolato in padiglioni, distribuito su una superficie estesissima. Uno di questi padiglioni, definito “Quadrifoglio di pietra”, per lo sviluppo originale della sua trama architettonica, è stato individuato e solo in minima parte indagato nella scorsa campagna di scavo.
La campagna di ricerche archeologiche di quest’anno, durata un mese e mezzo, ha riscritto la storia del sito. È stato deciso di iniziare lo scavo in estensione del secondo padiglione della villa tardo antica, individuato circa 120 metri ad oriente del “Quadrifoglio di pietra” e nel quale, negli anni precedenti, era stato riconosciuto un grande complesso termale. Il fortunato rinvenimento di un borsellino composto da una trentina di monete, probabilmente smarrito da uno degli operai che lavorarono all’edificazione del padiglione termale e recuperato proprio nei livelli sigillati di cantiere, documenta con sicurezza la cronologia della fase costruttiva della villa tardoantica: gli ultimi esemplari monetali si datano al regno dell’imperatore Valentiniano III (425-455 d.C.). Siamo dunque nel periodo placidiano e di Ravenna capitale dell’Impero romano d’Occidente. L’imponenza del complesso di cui sono stati individuati solo due edifici (manca ancora la parte residenziale della villa, così come tutte le architetture di raccordo fra i vari padiglioni e i peristili), la ricchezza dei materiali usati per i rivestimenti pavimentali e per gli zoccoli delle murature (marmi di provenienza asiatica, greca, africana e alcuni dalle cave imperiali dell’Egitto), le fantasiose soluzioni architettoniche adottate per i due padiglioni finora indagati, rimandano a una committenza di altissimo livello e dalle disponibilità economiche eccezionali per l’epoca, legata direttamente alla corte di Ravenna. Nel V secolo, in area peninsulare, circa il 60% delle ville precedenti viene abbandonato o trasformato; i casi di costruzioni ex novo, poi, sono rarissimi. Ecco perché la villa tardo antica di Fiumana costituisce un unicum nel panorama archeologico nazionale.
Le ricerche archeologiche del 2024, inoltre, hanno documentato una sorprendente moltiplicazione di fasi precedenti, con un intreccio di murature, vasche e pavimenti riferibili a due complessi termali più antichi delle terme del V secolo che ci si impostano sopra, riconducibili uno alla villa di età augustea e l’altro a un rifacimento di età medio imperiale. Ma forse la scoperta più interessante rimanda all’età repubblicana. I resti di un basamento composto da grandi blocchi lapidei in opera quadrata potrebbero suggerire un’antica frequentazione del sito legata ad acque termali presenti nell’area. Il rinvenimento di un lungo muro, probabilmente appartenente a una grande vasca, e la scelta di costruire nello stesso luogo ben tre complessi termali sovrapposti, sembrerebbe dimostrarlo.
Il progetto dello scavo archeologico della Villa romana di Fiumana vede il coinvolgimento di tre Dipartimenti dell’Ateneo di Parma. Il Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali è infatti affiancato dal Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale e dal Dipartimento di Scienze Matematiche, Fisiche e Informatiche. Partecipano infatti al progetto Alessandro Chelli, responsabile dello studio della geomorfologia del sito e delle prospezioni geofisiche, e Danilo Bersani, Luciana Mantovani e Laura Fornasini, che hanno eseguito le decisive analisi di laboratorio sui materiali ceramici e lapidei dello scavo.
L’équipe di scavo, coordinata sul campo da Marco Gregori, Emanuela Gardini e Luciana Saviane, è stata composta da una ventina di studentesse e studenti di archeologia delle Università di Parma, Bologna e Bari, e da studentesse e studenti delle scuole superiori di Parma (licei Romagnosi, Marconi e Bertolucci), Mantova (Istituto Francesco Gonzaga) e Scandiano (Istituto Superiore Gobetti), che hanno aderito al progetto di orientamento PCTO “Uno scavo per tutti”, giunto al terzo anno e diretto dallo stesso Villicich.
Alla base di questi importanti risultati, la stretta collaborazione fra Università di Parma, Comune di Predappio e Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini.
Alla presentazione finale degli scavi erano presenti più di 200 persone.