“FIORE MIO” arriva nei cinema dell’Emilia Romagna il 25, 26 e 27 novembre

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EMILIA ROMAGNA – Dopo il successo internazionale de Le otto montagne 

Premio della Giuria al Festival di Cannes 2022

PAOLO COGNETTI 

PORTA AL CINEMA

“FIORE MIO”

Nelle sale solo il 25, 26, 27 novembre

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=TSqUC

In Emilia Romagna aderiscono i seguenti cinema:

Bagnacavallo
Palazzo Vecchio
26,27/11
Bologna
The Space
Ca’ De’ Fabbri
Mandrioli
Carpi
Space City
Casalecchio Di Reno
Uci
Cattolica
Salone Snaporaz
25 e 27/11
Cesena
Eliseo
Ferrara
Apollo
Forlì
Astoria
Imola
Osservanza
Modena
Raffaello o Astra
Parma
Astra D’Essai
Parma
The Space Barilla
Parma
The Space Cinecity Campus
Piacenza
Corso
Piacenza
Uci
Ravenna
Cinemacity
Reggio Emilia
Al Corso
Reggio Emilia
Uci
Rimini
Le Befane
Rimini
Tiberio
Sant’Agata Bolognese
Cineci
Sant’Arcangelo Di Romagna
Supercinema
Savignano Rubicone
Uci Romagna

Dopo il successo de Le otto montagne – tratto dal suo omonimo romanzo e diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, vincitore del Premio della Giuria a Cannes 2022  Paolo Cognetti arriva al cinema il 25, 26 e 27 novembre con un nuovo titolo, prodotto da Samarcanda Film, Nexo Studios, Harald House ed EDI Effetti Digitali Italiani con il sostegno della Film Commission Vallée d’Aoste (elenco sale disponibile su nexostudios.it).

Protagonista di FIORE MIO, presentato in anteprima al Locarno Film Festival e al Festival dei Popoli di Firenze, è il tema più viscerale della poetica di Cognetti: quella montagna che l’autore ha esplorato anche nel documentario Sogni di Grande Nord diretto da Dario Acocella, dove ha seguito le tracce del Christopher McCandless di Into the Wild negli incredibili e remoti scenari dell’Alaska. Questa volta il viaggio di Paolo Cognetti si fa più vicino allo spettatore e racconta, in modo intimo, introspettivo e mai scontato, la sua montagna: il Monte Rosa, un luogo geografico ma soprattutto un luogo del sentire e un luogo della comprensione di quanto abbiamo intorno.

Quando nell’estate del 2022 l’Italia viene prosciugata dalla siccità, Paolo Cognetti assiste per la prima volta all’esaurimento della sorgente della sua casa a Estoul, piccolo borgo posto a 1700 metri di quota che sovrasta la vallata di Brusson. Questo avvenimento lo sconvolge profondamente, tanto da far nascere in lui l’idea di voler raccontare la bellezza delle sue montagne, dei paesaggi e dei ghiacciai ormai destinati a sparire o cambiare per sempre a causa del cambiamento climatico. Cognetti racconta così la sua montagna sulla falsariga de “Le 36 vedute del monte Fuji” di Hokusai, un’opera in cui l’artista giapponese ritrasse il Fuji cambiando continuamente i punti di vista e raccontando la vita che scorre a vari livelli: sui suoi fianchi, nelle valli sottostanti, sulla vetta ma anche nelle città più vicine da dove ancora è visibile, lontano, oltre la nebbia dell’inquinamento, il profilo maestoso della montagna.

Nel suo viaggio sul Monte Rosa Cognetti non è solo. Con lui ci sono il direttore della fotografia Ruben Impens, conosciuto sul set delle Le otto montagne e che firma anche la fotografia di Fiore Mio, e le persone incontrate durante questo viaggio. Come l’amico di una vita Remigio, nato e cresciuto in val d’Ayas, di cui conosce ogni luogo e custodisce la memoria. Ci sono Arturo Squinobal, una vita dedicata alle montagne e un volto che ne ricorda le tracce, e sua figlia Marta, che Paolo conosce sin dall’infanzia e che ha trasformato l’Orestes Huette nel primo e unico rifugio vegano delle Alpi. E ancora ci sono Corinne e Mia, donne dei rifugi che accolgono i viandanti con il sorriso caloroso e rilassato di chi ama ciò che fa. C’è il silenzioso eppure tagliente Sete, sherpa d’alta quota che ha scalato tre Ottomila – Everest, Manaslu e Daulaghiri – e si divide tra Italia e Nepal: lavora qui d’estate e d’inverno, mentre in autunno e in primavera fa la guida per i trekking in Himalaya, dove ha moglie e figli. E poi c’è il cane Laki, inseparabile compagno di camminate.

A chiudere il viaggio la presenza preziosa del cantautore Vasco Brondi, amico fraterno di Cognetti e in questa occasione al lavoro su un’intera colonna sonora, appena uscita per Carosello Records col titolo “Ascoltare gli alberi”. Anticipato dagli inediti “Ascoltare gli alberi” – scritto da Vasco Brondi per i titoli di coda del film – e “3000 metri” e contenente il brano “Tornare a casa”, che vede la partecipazione straordinaria, per testo e lettura, di Paolo Cognetti, l’album rappresenta un esordio condiviso sia per il cantautore, che si è cimentato per la prima volta nella scrittura delle musiche originali di un film, sia per lo scrittore, che mai prima d’ora aveva prestato la sua voce per un brano.

“Fiore mio”, la traccia presente nel finale del film e che ne ha ispirato il titolo, è invece da tempo una delle canzoni più popolari di Andrea Laszlo De Simone, cantautore e musicista torinese che ha vinto il Premio César 2024 per la Migliore Musica Originale di Animal Kingdom (Le Règne Animal), divenendo il primo italiano ad aggiudicarsi questo prestigioso premio.

FIORE MIO è prodotto da Samarcanda Film, Nexo Studios, Harald House e EDI Effetti Digitali Italiani con il sostegno della Film Commission Vallée d’Aoste e in collaborazione con Montura e Jeep, technical partner SONY, service di produzione L’Eubage. Sarà distribuito nei cinema da Nexo Studios in collaborazione con i media partner Radio DEEJAY e MyMovies.

Paolo Cognetti

Paolo Cognetti è nato a Milano nel 1978. Ha esordito con alcune raccolte di racconti pubblicate da minimum fax. Ha scritto Il ragazzo selvatico (Terre di Mezzo, 2013), Le otto montagne (Einaudi, 2016), Senza mai arrivare in cima (Einaudi, 2018), La felicità del lupo (Einaudi, 2021) e Giù nella valle (Einaudi, 2023). Nel 2021 ha curato L’Antonia su Antonia Pozzi (Ponte alle Grazie). Sempre nel 2021 esce, sia come film-documentario sia in forma di podcast, Paolo Cognetti. Sogni di Grande Nord. Con Le otto montagne, che è stato tradotto in oltre 40 Paesi, ha vinto nel 2017 il Premio Strega, il Premio Strega Giovani e il Prix Médicis étranger. Dal libro è stato tratto il film omonimo, vincitore del premio della giuria al Festival di Cannes 2022 e di quattro David di Donatello 2023 tra cui il David di Donatello miglior film.