FINALE EMILIA (MO) – Non è ancora tempo di bilanci per il sindaco di Finale Emilia, Claudio Poletti, a capo della giunta municipale da poco meno di due anni. Il periodo estivo induce però a qualche riflessione e ad alcune considerazioni su questa prima parte di gestione delle vicende comunali.
Le facciamo sentendo cosa ha da raccontare il primo cittadino di Finale Emilia.
“Ci siamo dedicati da subito, anima e corpo – racconta il sindaco Poletti – al tema della ricostruzione, sia quella materiale, in particolare delle opere pubbliche danneggiate dal terremoto 2012 e ancora al palo dopo i cinque anni di governo del Centrodestra, sia quella morale, dello spirito di comunità che negli ultimi anni si era andato disgregando. Se sotto quest’ultimo aspetto abbiamo ottenuto risultati che ritengo soddisfacenti, perché credo che abbiamo contribuito in modo determinante a creare occasioni di condivisione e di confronto, con la collaborazione di cittadini e associazioni, per quanto riguarda il primo le difficoltà che abbiamo incontrato sono state davvero tante”.
– Inevitabile pensare a piazza Garibaldi.
“Preferisco partire da altro: da tutte le situazioni abbozzate, non concretizzate, poco limpide che abbiamo trovato nello stato di avanzamento dei tanti progetti avviati, respinti, interrotti, abbandonati, ripresi, nuovamente interrotti dalla precedente amministrazione. Ne sono un lampante esempio la piscina esterna e il Teatro Sociale, per i quali stiamo finalmente trovando la strada giusta per rimetterli a disposizione dei cittadini. Voglio fare un cenno anche alla piscina coperta, la cui mancata riapertura ha fatto arrabbiare tanti. Cominciamo con il dire che il crollo del controsoffitto è stato un episodio che avrebbe potuto essere drammatico se la piscina fosse stata aperta o fossero stati presenti gli operatori, ma è stato solo sfortunato. Sfortunato perché noi avevamo già stanziato i fondi e stavamo programmando l’intervento sul controsoffitto, che necessitava di manutenzione da ormai molti anni. I forti temporali dell’agosto scorso sono stati, quindi, solo la goccia che fatto traboccare il vaso delle carenze manutentive, causando il cedimento dei pannelli e, con essi, della situazione dell’impianto. Dopo questo evento e l’approfondito studio dello stato complessivo della struttura, abbiamo scelto, con un coraggio che credo ci dovrebbe essere riconosciuto, di intervenire non con il semplice ripristino delle condizioni di funzionamento, ma con una ristrutturazione profonda che la vetustà della piscina richiedeva. Ci vorrà più tempo, e ne siamo dispiaciuti per addetti e utilizzatori, ma alla fine avremo un impianto più efficiente e in grado di garantire il funzionamento ancora per molti anni”.
– Torniamo ora, però, a piazza Garibaldi, il cui cantiere sta facendo soffrire un po’ tutti.
“Soffriamo anche noi e non poco. Ci siamo trovati a dover realizzare un progetto che non era nostro, non volevamo, non era stato condiviso. E oltre tutto era anche un progetto sbagliato, con gravi errori che, in fase di realizzazione, hanno comportato lunghi fermi di cantiere per le necessarie revisioni. Se avessimo potuto semplicemente riasfaltare, migliorare l’arredo urbano e conservare i 90 posti auto, ne saremmo stati felici. Quando ci siamo insediati, però, tutto era già troppo avanti e non ci dava né la possibilità di tornare indietro, né quella di modificare l’impianto del progetto. Ora, dobbiamo dirlo, se anche tra impresa esecutrice, direzione lavori e tecnici vi sono problemi di condivisione delle valutazioni che non sono ancora stati superati, credo che il cantiere possa accelerare e arrivare alla conclusione restituendoci finalmente la piazza”.
– Altro tasto dolente, il ponte vecchio.
“Vero, la ditta incaricata era pronta a partire, ma dopo i rilievi effettuati, propedeutici all’apertura del cantiere, ci si è resi conto che le conseguenze della piena di maggio rendono necessario intervenire anche sulle strutture murarie del ponte e non solo sulle barre di acciaio, come inizialmente previsto. Si sono rese così necessarie integrazioni progettuali che stiamo aspettando dal professionista incaricato per poter dare il via ai lavori”.
– Restiamo sugli argomenti che sono fonte di discussione tra i cittadini: la Tari
“Per quanto riguarda la tassa rifiuti confermo che l’aumento medio registrato nell’ultima bolletta è del 3-4 per cento per le utenze domestiche, che sono la maggioranza, circa 6.700. Per le utenze non domestiche (circa 930), relative alle imprese (artigiani, commercianti, industrie), stiamo esaminando una ad una le diverse situazioni, grazie anche a Geovest che ha messo a disposizione un proprio sportello dedicato. Affronteremo i diversi casi e non escludo, qualora si renda necessario, la possibilità di intervenire, analogamente a quanto fatto con le utenze commerciali di piazza Garibaldi, per le quali confermo il rimborso della Tari. Non va poi dimenticato che nelle bollette 2023 non è più presente il cosiddetto contributo Covid che, per le utenze non domestiche, abbatteva del 40 per cento l’importo. Una riduzione importante, superiore in modo significativo rispetto a quella adottata da molte altre amministrazioni comunali. Detto questo, però, è necessario che tutti siamo consapevoli che ci stiamo sempre più avvicinando a una tariffa effettivamente puntuale: ognuno paga per la quantità di rifiuti che produce”.
– Sul fronte discarica quali aggiornamenti ci sono?
“Gli atti che abbiamo messo in campo per contrastare l’ampliamento della discarica sono sotto gli occhi di tutti. L’ultimo è l’esposto alla Procura della Repubblica di Modena contro la richiesta da parte di Feronia di eseguire opere che precluderebbero ogni altra futura attività di accertamento circa l’inquinamento delle falde acquifere della discarica di Finale Emilia. Questo non deve essere possibile, perché gli accertamenti sono e saranno nel prossimo futuro oggetto di discussione e controversie, sia nel procedimento penale in corso presso il Tribunale di Modena, nel quale siamo parte civile, e sia nel ricorso presso il Tribunale Amministrativo Regionale presentato dalla Amministrazione Comunale di Finale Emilia, al fine di accertare proprio lo stato di inquinamento delle falde acquifere e lo sforamento dei parametri delle CSC. Il team di esperti che abbiamo ingaggiato sta lavorando con grande qualità e sono molto fiducioso per quanto riguarda i risultati che potremo ottenere”.
– La stretta attualità ci dice che la grandinata dello scorso 22 luglio e i temporali dei successivi giorni hanno provocato nel nostro territorio danni davvero ingenti
“Nei giorni immediatamente successivi alla grandinata abbiamo messo a disposizione, per la compilazione online o con invio tramite mail, schede di censimento dei danni subiti, sia per quanto riguarda le imprese e le attività, sia per i privati cittadini. In pochi giorni ne abbiamo ricevute circa 700. Ora questa modulistica non servirà per ottenere direttamente gli indennizzi, ma ci ha consentito di costruire un database con i riferimenti dei danneggiati, così da poterli tenere informati sull’evolversi della situazione, e, soprattutto, di fornire al presidente della Regione Emilia Romagna dati per una stima dei danni privati e pubblici (da questo punto di vista per gli immobili di proprietà comunale superiamo il milione e mezzo di euro) utili a rafforzare la richiesta al presidente del Consiglio di riconoscimento dello stato di emergenza nazionale. Come sindaco di una città danneggiata, mi sono permesso di inviare direttamente una lettera al presidente del Consiglio e al Commissario Straordinario, perché solo attraverso questo riconoscimento sarà possibile arrivare in tempi brevi a disporre di fondi per il patrimonio pubblico e di adeguati ristori per i cittadini, le aziende, le associazioni vittime di danni”.
– Oltre alla risoluzione delle problematiche di cui si è detto in precedenza e alla ricostruzione del patrimonio pubblico che sono senza dubbio gli obiettivi principali dell’amministrazione, quali altri risultati conta di raggiungere nei poco più di tre anni che portano alla fine del mandato?
“Ho detto in precedenza che abbiamo affrontato da subito anche il tema della ricostruzione dello spirito di comunità. Su questa strada proseguiremo continuando a creare relazioni vere e non virtuali con tutto ciò che ci circonda: dai cittadini all’associazionismo di ogni genere, dal mondo imprenditoriale a chi si occupa della comunità sotto tutti i punti di vista. Non possiamo essere ostaggi dei social, nel bene e nel male, ma dobbiamo occuparci della vita concreta dei nostri cittadini. La dipendenza inerte da ciò che i social ci offrono, accettando gerarchie di idee, di gusti e di emozioni che ci vengono indotte, senza operare, da parte nostra, un’analisi consapevole di ciò che ci viene proposto, va sconfitta. E lo possiamo fare solo parlandoci e confrontandoci, al di là delle idee politiche e delle appartenenze partitiche, viso a viso, non alla tastiera e dietro lo schermo di un apparecchio”.