BOLOGNA – Una lettera d’amore violenta e disperata, una riflessione sul cinema e su come viverlo. E’ tutto questo “Il peggio di noi”, il film realizzato da Corso Salani nel 2006, che Teatri di Vita rende disponibile gratuitamente on line dal 20 al 30 novembre (teatridivita.it), a dieci anni dalla scomparsa del regista, grazie alla straordinaria concessione dell’Associazione Corso Salani.
In attesa che il teatro – luogo di compresenza di attori e spettatori – ritorni dopo il letargo imposto dal nuovo DPCM anti-Covid, Teatri di Vita ha deciso di tenere aperto un canale con il suo pubblico. Con ciò che può essere vissuto e apprezzato anche a distanza: il cinema. E lo vuol fare inaugurando la sua nuova WEB-TV con un film davvero unico e “introvabile”, che vogliamo offrire gratuitamente dal 20 al 30 novembre per ricordare una grande voce del cinema indipendente italiano, a dieci anni dalla sua prematura scomparsa, Corso Salani. Il film, presentato al Festival di Locarno nel 2006, è “Il peggio di noi“.
Dopo aver girato “Palabras” (lavoro di finzione del 2003), Corso Salani firma un atto d’accusa contro la sua troupe. Accompagnato dalle immagini del casting, delle prove, del set, si dipana un lungo monologo che mette alla sbarra l’attrice protagonista (Paloma Calle) e tutta la troupe, colpevoli di non aver compreso il profondo valore che quei momenti avevano per lui, l’intenso rapporto artistico e personale che lo legava a Paloma, contribuendo così ad allontanarla da lui. Il film è finito, ma le emozioni e i sentimenti che sono stati spesi non riescono a sfumare. I fotogrammi diventano lo sfondo di una lettera d’amore violenta e disperata, le parole il segno del tempo sciupato, dell’amarezza di ciò che poteva essere e non è stato. Dietro le immagini, sotto al monologo, nasce una riflessione sul cinema e sui diversi modi di ‘vivere di cinema’.
«Per me i film sono la vita che ho scelto, voi non ve lo potete immaginare quanto costi, quanto mi costi girare anche una singola scena, un singolo fotogramma, tutto quello che c’è dietro, tutte le rinunce che faccio volentieri, tutta la vita che preferisco non vivere perché tanto posso vivere quello che metto nei film. Io il film lo penso e prima ho già vissuto tutto quindi lo devo osservare, pensare, ricordare, modificare, mettere in scena, poi devo trovare il modo di farlo, poi lo devo realizzare, lo devo finire. Voi vi limitate a durare fatica, se poi la durate, per un breve periodo, per qualcosa che avete scelto di fare, tutti, in posti dove non siete mai stati e dove molto difficilmente avrete modo di tornare: un breve periodo della vostra vita che non avreste vissuto se io non vi avessi chiesto di viverlo e se voi non aveste accettato di viverlo, pieni di entusiasmo, di attesa, di convinzione, e vi permettete di essere stanchi, a volte di essere distratti, vi permettete di avere bisogno di smettere di pensare a quello che state facendo, parole vostre. Vi scordate tanto facilmente che è l’unico motivo per cui siete lì in quel momento.» (Corso Salani)
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