Sabato 15 marzo, alle 18, dal Parco Ducale a piazza Garibaldi

PARMA – È in programma sabato 15 marzo, alle 18, la Fiaccolata in memoria di don Peppe Diana e di tutte le Vittime Innocenti delle mafie con un pensiero particolare a Barbara Rizzo, Salvatore e Giuseppe Asta in occasione del quarantennale della strage di Pizzolungo. L’iniziativa è promossa da Libera Parma, in collaborazione con Comune di Parma e Agesci, in vista della XXIX Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle Vittime innocenti delle mafie, che si si celebrerà il 21 marzo a Trapani.
La Fiaccolata si inserisce nell’ambito delle iniziative legate alla Settimana della Legalità (10 – 16 marzo). Prenderà avvio dal Parco Ducale (zona antistante il Comando Provinciale dei Carabinieri) per concludersi in piazza Garibaldi. Per il Comune di Parma sarà presente l’Assessore alla Legalità, Francesco De Vanna.
Peppe Diana entrò nel 1968 in seminario ad Aversa, dove frequentò la scuola media e il liceo classico. Continuò, poi, gli studi teologici nel seminario di Posillipo, sede della Pontificia facoltà teologica dell’Italia Meridionale. Nel marzo 1982 fu ordinato sacerdote. Divenne assistente ecclesiastico del Gruppo Scout di Aversa e, successivamente, anche assistente del settore Foulards Bianchi. Il 19 settembre 1989 fu nominato parroco della parrocchia di San Nicola di Bari in Casal di Principe, suo paese nativo, per diventare poi anche segretario del vescovo della diocesi di Aversa, monsignor Giovanni Gazza. Erano gli anni del dominio assoluto della camorra e don Peppe Diana dimostrò chiaramente e senza paura da che parte stava. Alle 7.20 del 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico, Giuseppe Diana fu assassinato nella sacrestia della sua chiesa, mentre si accingeva a celebrare la santa messa. Un camorrista lo affrontò con una pistola, esplodendo cinque proiettili. Don Peppe morì all’istante. Lo scritto più noto di don Peppe Diana è la lettera “Per amore del mio popolo”, un documento diffuso nel giorno di Natale del 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana: un vero e proprio manifesto dell’impegno contro il sistema criminale che, probabilmente, segnò la condanna a morte di don Peppe.