BOLOGNA – “Serve un cambiamento profondo, anzitutto culturale, che coinvolga tutti noi, a partire dagli uomini. E servono misure più stringenti ed efficaci sulla prevenzione, la tutela, il potenziamento delle reti di protezione e sostegno. Occorre quindi riaprire una riflessione, che si impone più seria e ampia, da un lato culturale, dall’altro su misure concrete. E di fronte al susseguirsi di delitti e femminicidi accaduti negli ultimi giorni, credo che tocchi alle istituzioni dare il primo segnale forte di assunzione di responsabilità. Per questo, d’accordo con la Giunta e la presidente Petitti, propongo all’Assemblea legislativa regionale di svolgere una seduta straordinaria d’Aula sulla violenza di genere e i femminicidi. E chiedo a tutti una mobilitazione straordinaria per togliere il tema dalla cronaca nera e farne una priorità politica. Serve davvero il contributo e il coinvolgimento di tutti, perché il problema ha una dimensione sociale, prima ancora che di devianza individuale. E nessuno può chiamarsi fuori”.
Così il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, al termine della seduta della Giunta regionale, riunitasi nel pomeriggio di lunedì 22 novembre, nella quale è stato affrontato il tema della violenza sulle donne, dopo i fatti drammatici che si sono registrati prima a Sassuolo e poi a Reggio Emilia.
“Nessun rapporto interpersonale – prosegue il presidente della Regione- può fondarsi sul concetto di proprietà, di controllo. Non esiste alcun individuo ‘mio’, ‘tuo’ o di qualcuno. Una donna è solo di se stessa: libera, così come lo è, e lo dovrebbe essere, qualsiasi persona. In questi giorni si sono susseguiti nuovi femminicidi. Donne e non solo: figli, nuclei familiari cancellati. Uomini che uccidono, spesso dopo aver minacciato, usato violenza fisica, psicologica, economica nei confronti di donne. Donne che magari avevano anche denunciato, non trovando però protezione adeguata”.
“Occorre un cambiamento culturale che coinvolga tutti noi e tutto il Paese: politica e istituzioni, famiglie, scuole, università e centri educativi, parti sociali e luoghi di lavoro, volontariato, associazioni, parrocchie. Per questo serve aprire una riflessione diffusa, che passi per l’intera società, che porti a un cambiamento radicale nei comportamenti, nel linguaggio, nella formazione”.
“Non si può- prosegue Bonaccini– chiedere alle donne di avere coraggio e di denunciare senza garantire loro condizioni di sicurezza e ascolto, di sostegno e autonomia. Non si può chiedere loro di uscire allo scoperto e poi lasciarle sole. Dopo due anni di pandemia che hanno acuito lacerazioni sociali e personali, con le donne fra i soggetti maggiormente penalizzati, la violenza contro di loro e il suo contrasto devono diventare una grande questione nazionale: servono leggi più incisive e stringenti, anche per mettere magistratura e forze dell’ordine nelle condizioni di utilizzare strumenti di tutela più efficaci; servono provvedimenti di inclusione; bisogna investire di più su centri anti-violenza e case famiglia, rafforzando la rete territoriale; servono campagne diffuse di sensibilizzazione”.
Dunque, “un cambio di passo, per il quale servono il contributo e il coinvolgimento di tutti. Per questa ragione- chiude- propongo all’Assemblea legislativa regionale di svolgere una seduta straordinaria dell’Aula dedicata alla violenza di genere e ai femminicidi. Non c’è più tempo, dobbiamo agire e bisogna farlo insieme”.