RIMINI – Federico Fellini, raccontato in prima persona dal regista, rivive attraverso la potenza delle immagini, dei suoni e delle fotografie custoditi dal più grande archivio audiovisivo italiano: quello di Rai Teche. Frammenti di vita e di poetica del cinema, spesso sconosciuti, e svelati da chi ha avuto la fortuna di lavorare con lui. Un film documentario ricco di storie e aneddoti, carico di affetto, decisamente non convenzionale e che vibra di una sua particolare vitalità pittorica che fa sentire la persona e l’opera di Federico Fellini ancora vicinissime a presenti a tutti noi. “Fellini 100. Un compleanno lungo un anno”, il programma di eventi dedicati alla celebrazione del centenario della nascita del Maestro riminese, prosegue venerdì 31 gennaio alle ore 21 al Cinema Fulgor (Sala Federico) con la proiezione in anteprima il film di montaggio “Fellini fine mai” di Eugenio Cappuccio, che sarà presente in sala.
In questo documentario, presentato alla 76esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Cappuccio ricostruisce il percorso che lo ha portato a conoscere Fellini a Rimini da adolescente e successivamente, dopo aver studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia, a collaborare sul set di Ginger e Fred. Scavando nei segni e nei percorsi che il ricchissimo repertorio televisivo della Rai può fornire, il film si arricchisce di numerose testimonianze originali di chi ha collaborato con Fellini (Andrea De Carlo, Francesca Fabbri Fellini, Milo Manara, Vincenzo Mollica, Sergio Rubini, Mario Sesti, Christina Engelhardt). Così, partendo da Rimini, Eugenio Cappuccio si lancia verso nuove scoperte del mai completamente svelato ‘mondo segreto’ di Fellini. Una sorta di “rivelazione” su ciò che ha dato forma e vita a molti dei più bei film della storia del cinema, un viaggio personale, familiare e intimo, ma anche uno sguardo agli “incompiuti” di Fellini per molti versi ancora più enigmatici.
Il film è diviso idealmente in due parti. Nella prima lo spettatore viene orientato verso la biografia e le prime opere di Fellini, per rivivere l’unicità della sua figura umana e artistica. La seconda parte è strutturata sotto forma, per così dire, di inchiesta che a sorpresa ci conduce in uno scenario singolare e non spesso visitato, quello dei due film che Fellini non volle o non poté fare: Viaggio a Tulum e Il viaggio di G. Mastorna. La narrazione in prima persona con la voce del regista fuori campo crea un punto di osservazione privilegiato sul grande regista e il suo mondo estetico e filmico. Il tutto nel respiro di una poetica e di un’arte, quella di Fellini, che appunto ispira il titolo del film-doc, imperitura e destinata a non finire mai.