CESENA – “
Io te vurria vasà” nasce per cantare l’amore infelice dell’autore
Vincenzo Russo, un modesto calzolaio, per Enrichetta Marchese. L’unione tra lo spiantato poeta e la ragazza, figlia di un gioielliere, era fortemente osteggiata dalla famiglia di lei, nonostante l’amore di Russo fosse corrisposto. I versi, composti sul finire del 1899 da Russo, furono musicati da
Eduardo di Capua, famoso autore di “’
O sole mio”. Secondo quanto riporta la tradizione, il foglio con i versi fu consegnato da Russo a Di Capua la sera del primo gennaio 1900.
Il testo della canzone, di grande delicatezza, descrive un momento di intimità tra i due amanti. La scena è quella di un giardino profumato di malvarosa, poco prima dell’alba, attraversato da un refolo di vento. Il poeta veglia la propria donna addormentata, combattuto tra il desiderio di svegliarla con un bacio e la mancanza del coraggio necessario a rompere quel momento d’incanto. Con nessun’altra compagnia se non i propri pensieri, viene colto da momenti di gelosia e di dubbio su chi sia al centro dei sogni dell’amata; subito sopraffatti dall’amore e dal desiderio di baciarla e di trovare anch’egli pace nel sonno.
“Io te vurria vasà” non ebbe immediato successo, ma negli anni successivi, il brano incontrò una grandissima diffusione e fu interpretato da numerosi artisti napoletani, italiani ed internazionali.
«Questo brano è uno dei più dolci che abbia mai ascoltato e avuto la bellezza di interpretare, cantarlo mi illude di aver vissuto l’amore che Russo racconta, pur non avendolo nemmeno sfiorato, e nonostante il testo non sia del tutto positivo, la musica mi calma e mi coccola, mi si apre un po’ il cuore ad ascoltarla.
La apprezzo tanto e penso che ad oggi (soprattutto da chi ha la mia età) sia molto sottovalutata solo perché di un secolo fa». Federica Pinto
Il brano nasce dalla collaborazione con il Maestro Roberto Bonaventura, compositore, autore e produttore napoletano, esperto della canzone napoletana classica e inedita. Suo, per esempio, la canzone “Neapolis”, scritta per Pavarotti ed esemplificativa del repertorio originale composto e prodotto nel rispetto dell’autentica tradizione partenopea.