Già dai primi giorni dell’emergenza sanitaria e prima ancora che arrivassero i decreti che invitano i cittadini a rimanere in casa, le associazioni di farmacisti – rispondendo alle richieste e alle paure dei cittadini – avevano dato la propria piena disponibilità a distribuire i farmaci ospedalieri in farmacia e a titolo completamente gratuito, ovvero senza ulteriori costi per il cittadino finale né per l’istituzione.
“Abbiamo chiesto a viva voce a tutte le regioni di adottare un modello di prossimità – spiega Anna Baldini, responsabile di CittadinanzaAttiva Emilia-Romagna – distribuendo in farmacia in DPC farmaci e dispositivi medici, favorendo così i bisogni delle persone in condizioni di fragilità. Quello che la Regione sembra non aver compreso è che i malati e i caregiver riconoscono nella farmacia un luogo amico, dove trovano non solo il farmaco di cui hanno bisogno, ma personale preparato a rispondere a tutti loro dubbi, che in questa fase di grandi paure legate all’emergenza sanitaria, si fanno ancora più grandi e numerosi. Credo che la scelta fatta non solo affidi queste persone fragili alla scarsa competenza che può avere un volontario, ma che comporti anche un grande rischio che siano molti i pazienti che decidano di sospendere le terapie”.
“Era e resta doveroso – spiega Achille Gallina Toschi, Presidente di Federfarma- agevolare i singoli cittadini, con particolare riferimento ai pazienti cronici, distribuendo – con le modalità già in essere di convenzionata e DPC- tutti i farmaci oltre che i dispositivi medici dell’assistenza integrativa (stomi, siringhe, strisce per diabetici, ecc.).
Prima ancora che arrivassero i decreti che hanno imposto alle persone di rimanere in casa, abbiamo sollevato l’assurdità di imporre loro lunghe file e spostamenti nelle strutture ospedaliere, per un servizio che potrebbero trovare sotto casa o addirittura ricevere a domicilio.
Non solo il nostro appello è rimasto inascoltato, ma quando l’esigenza di soluzioni alternative si è fatta più stringente a causa dei decreti – emanati dal Governo centrale e dalla Regione stessa – ancora una volta si sono preferite soluzioni che non possiamo che definire prive di buon senso.
L’ultima, in ordine di tempo, una circolare che porta la data del 23 marzo 2020 che prevede la consegna dei farmaci da parte di volontari, rimborsati (quindi con un costo per la collettività), e senza alcuna formazione specifica. Il risultato? È che i farmacisti continuano a ricevere in farmacia richieste di aiuto, perché i pazienti hanno bisogno di rassicurazioni e consulenza rispetto all’utilizzo di molti farmaci; che farmaci spesso delicati, che magari hanno bisogno di trasporti speciali in sicurezza viaggiano su mezzi totalmente inappropriati; che mentre diciamo che bisogna ridurre al minimo gli spostamenti delle persone, si movimentano dei volontari, anziché utilizzare un servizio strutturato e capillare già presente e rodato, riconosciuto di fatto dai cittadini come la porta d’accesso al sistema sanitario nazionale.
“Infine – aggiunge Gallina Toschi – facciamo presente che già diversi cittadini (quelli che possono permetterselo) decidono di acquistare il farmaco o ausilio di cui hanno bisogno e a cui avrebbero diritto gratuitamente… chi invece non può, si adatta a un sistema irrazionale. Ci spiace dirlo, perché siamo consapevoli dello sforzo enorme che le istituzioni stanno sostenendo in questo momento e gliene siamo grati. Per questo abbiamo inizialmente cercato con la Regione il dialogo, ma mentre vediamo che su molti fronti i provvedimenti vanno davvero verso la semplificazione, in favore dei cittadini, sul tema della distribuzione del farmaco dobbiamo purtroppo denunciare che abbiano prevalso posizione di difesa dell’esistente e di rigida burocrazia. A pagarne è il cittadino”.
“Ma lo riteniamo anche un insulto alla categoria dei farmacisti, che sono invece in prima linea in questa battaglia, che è di tutti. – aggiunge il Presidente Assofarm Ernesto Toschi – Continuiamo a leggere incitazioni, giustissime, alla popolazione perché non esca di casa e inviti, per tutti, a ridurre il più possibile gli spostamenti. Poi, contestualmente, ci vediamo negata la possibilità di distribuire nelle nostre farmacie i farmaci, affidati ai volontari. E tutto questo, nonostante la totale gratuità.
Siamo presidi sanitari, al fianco delle Istituzioni e pronti a fare la nostra parte. Gli stessi sindaci ci chiedono di esserci, con la nostra rete capillare. Ogni cittadino ha una farmacia nel raggio di pochi metri da casa. E non parlo solo dei grandi centri, ma anche dei piccoli comuni. È quello il posto in cui devono trovare i farmaci. Facciamo tutto quello che è in nostro potere per contrastare l’emergenza e contenere il contagio.
Non sappiamo sinceramente per quanto tempo la Regione creda di poter realisticamente sostenere queste modalità… ci chiediamo quanto ancora debba aggravarsi l’emergenza perché si decida di utilizzare il primo e più naturale canale di distribuzione del farmaco. Le farmacie pubbliche e private svolgono anche la consegna a domicilio per i pazienti anziani e non autosufficienti, con i volontari della CRI”.
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