BOBBIO (PC) – La Fondazione Fare Cinema presieduta da Marco Bellocchio e diretta da Paola Pedrazzini, con la collaborazione del Comune di Bobbio, organizza anche per l’estate 2019 il corso di alta specializzazione in regia cinematografica Fare Cinema.
Il corso, a numero chiuso, si svolge a Bobbio dal 25 luglio al 10 agosto 2019; si tratta di un percorso che fornisce specifiche conoscenze nel settore del cinema ed è finalizzato alla realizzazione di un cortometraggio diretto da Marco Bellocchio, dando ai partecipanti la straordinaria occasione di seguire e partecipare direttamente alla preparazione e alle riprese di un film, acquisendo conoscenze e competenze cinematografiche “sul campo”.
Il comune rilascerà ai corsisti un attestato di alta formazione, a condizione che abbiano frequentato almeno il 70% delle ore di lezione previste.
Chiunque intenda partecipare dovrà inviare entro e non oltre il 12 luglio 2019 la propria domanda d’iscrizione (completa di tutti gli allegati richiesti nel bando scaricabile dai siti www.fondazionefarecinema.it e www.comune.bobbio.pc.it) all’indirizzo email iscrizioni@fondazionefarecinema.it.
L’iscrizione al corso prevede una simbolica retta di € 290,00 da saldare al Comune di Bobbio. Ai corsisti verrà offerto l’ingresso gratuito a tutte le proiezioni dei film del Bobbio Film Festival.
Marco Bellocchio
Reduce dal grande successo de “Il Traditore” con Pierfrancesco Favino – grande successo di pubblico e di critica, unico film italiano in gara al 72esimo Festival del Cinema di Cannes – Marco Bellocchio torna a Bobbio per dedicarsi al progetto Fare Cinema.
Icona dell’Italia – e di Piacenza – nel mondo, oggi più che mai parlare di Marco Bellocchio vuol dire parlare della storia del cinema d’autore italiano e mondiale. Dopo il diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma a soli 26 anni, Bellocchio torna a Piacenza per dirigere “I pugni in tasca”, per il quale nel 1965 vince la Vela d’argento al Festival del Film Locarno. È un esordio eclatante che riscrive la storia del cinema italiano. Vi sono riconoscibili alcuni elementi che diventeranno ricorrenti nella filmografia dell’autore: la ribellione contro le istituzioni borghesi, le contraddizioni e l’ipocrisia della società del tempo, il tema della famiglia e della follia, ma anche il legame con la sua terra natale. In primo piano vi sono Piacenza e Bobbio.
Riconosciuto in Italia e all’estero come maestro del cinema italiano, Marco Bellocchio dirige nella sua carriera una trentina di film presentati ai più importanti festival del cinema internazionale.
Nel 1980 è a Cannes con “Salto nel vuoto” e vi torna nel 1984 con “Enrico IV”. La presenza sulla Croisette diventerà una costante della sua carriera: nel 1996 porta “Il Principe di Homburg”, nel ‘99 “La Balia” e nel 2002 “L’ora di religione”. Nel 2009 è di nuovo a Cannes con “Vincere” – che sarà anche l’opera più premiata ai David di Donatello 2010, con otto statuette tra cui quella per la miglior regia – dove ritorna nel 2019 con il citato “Il Traditore”. Nel 2016, ancora a Cannes, presenta “Fai bei sogni”.
Il cinema di Bellocchio è presente in modo significativo anche alla Mostra di Venezia. “Buongiorno Notte” e “La bella addormentata”, rispettivamente nel 2003 e nel 2012, rappresentano veri e propri eventi.
A consacrare una storia professionale e artistica straordinaria, il 9 settembre 2011 alla 68esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia riceve dalle mani di Bernardo Bertolucci il Leone d’oro alla carriera.
Artista di statura internazionale, Bellocchio mantiene fortissimi legami con le sue origini piacentine. Alcune sue opere, a partire dal film d’esordio, sono ambientate nella sua terra natale, come, ad esempio, “Vacanze in Val Trebbia”, film cronaca di una vacanza estiva trascorsa a Bobbio. Proprio a Bobbio, ogni estate, dal 1995 è l’animatore e il protagonista del progetto “Fare Cinema – Incontro con gli autori”, un laboratorio cinematografico rivolto a giovani appassionati. Qui per due settimane Bellocchio lavora fianco a fianco con i ragazzi del corso per scrivere e realizzare un cortometraggio. Da questa esperienza è nato un piccolo capolavoro del cinema italiano, “Sorelle mai”, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia del 2010 e considerato una delle opere più significative della poetica dell’autore.
In parallelo al laboratorio si svolge, diretto dal regista, il Bobbio Film Festival, cui partecipano grandi registi, attori, produttori e scenografi invitati da Bellocchio a presentare le proprie opere e a confrontarsi con i ragazzi del corso e con il pubblico.
In tutta la sua vicenda artistica Bellocchio si è sempre contraddistinto per la coerenza e la profondità con cui ha affrontato alcuni temi centrali dell’animo umano.
A proposito del film “L’ora di religione”, in un’intervista rilasciata a Vincenzo Mollica, l’autore parla di sé in questo modo: “In fondo io mi riconosco abbastanza nel personaggio interpretato da Sergio Castellitto: qualcuno che ha conservato l’entusiasmo di fondo, il gusto di una ricerca, di una insoddisfazione permanente, ma anche con momenti di dubbio, di debolezza e di umanissimi, piccoli o grandi cedimenti. In fondo è un personaggio che riconosce l’importanza di certe piccole cose e, soprattutto, l’importanza di una coerenza di base: essere come uno pensa, perché se faccio un’altra cosa tu non capisci più”.
Proprio queste sue caratteristiche hanno consentito a Bellocchio di superare i limiti di un certo cinema italiano. Riprendendo la tradizione gloriosa del nostro cinema post bellico, considerato all’estero tra i più significativi al mondo, la filmografia di Marco Bellocchio si afferma dunque come uno dei migliori esempi della cultura e della creatività italiane.
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