PARMA – Nella Giornata della Memoria 2023, in ricordo delle vittime del nazifascismo, Lenz Fondazione rende visibile dal proprio archivio video EXILIUM_LA GRANDE CICATRICE, una creazione performativa e visuale di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto sul concetto di esilio, che interseca versi dai Tristia (letteralmente ‘Tristezze’) del poeta latino Ovidio, scritti durante l’esilio a Tomi in Romania, con quelli del poeta ebreo rumeno Paul Celan, la cui opera più nota Todesfuge (“Fuga di morte”), scritta in tedesco – lingua madre e della Shoah – è dedicata all’orrore del genocidio nazista nei campi di concentramento ed estesa a tutta l’umanità in sofferenza.
Lo streaming dell’opera, parte del progetto permanente della Fondazione dedicato a Resistenza e Olocausto, programmato per venerdì 27 gennaio, dalle ore 10 alle 24, sulla home page di Lenz Fondazione, celebra la Memoria in un duplice senso: sia come rievocazione dell’orrore assoluto, che non deve essere dimenticato, sia come oggetto d’indagine di una condizione – quella dell’esilio – profondamente intrisa del feroce ricordo di ciò che si è stati costretti a lasciare (non dissimilmente dagli esiliati contemporanei): la totalità vitale costituita dalla compagine di luoghi, affetti, usanze, atmosfere da cui si proviene, matrice identitaria dell’essere umano.
La drammaturgia visiva e materica è definita dal binomio femminile di Sulamith (l’Amata del Cantico dei Cantici, personificazione simbolica della nazione ebraica, testimonianza dell’identità giudaica arsa nei campi di sterminio della Grande Germania hitleriana) e Margrete (l’Amata dell’Urfaust di Goethe, simbolo letterario femminile della nazione tedesca). L’identità visiva della performance si sostanzia in un’impalcatura installativa di forme domestico-metallico-anatomiche che, accogliendo i corpi agonizzanti di Sulamith e Margrete, rafforzano matericamente la condizione di violenza e costrizione a cui sono costretti i personaggi: il letto e la sedia, simboli primari di confortante quotidianità, si traspongono in algidi incubi metallici disumanizzanti. Nel fondale, il grande cantiere ferito e cicatrizzato dalla decostruzione urbanistica emana la forza devastante della violenza che riporta tutto ad uno spazio comune di sofferenza.
Al destino tragico delle due donne si accomuna la sofferenza esiliata della parola poetica di Ovidio – suggerita da una sorta di epopea tragica collocata ai bordi della scena – condannato da Augusto all’allontanamento forzato dalla propria terra, a causa dei suoi stessi versi. Il ‘Nero Latte’ (Schwarze Milch) della Todesfuge di Celan, simbolo primario della litania della violenza a cui sono inchiodati eternamente i prigionieri ad ogni ora del giorno, scandisce – come in una ‘fuga’ musicale polifonica – il sussurro finale di un orsacchiotto di peluche, segno apocalittico d’infanzia – il ‘noi’ spersonalizzante del poeta e unica voce possibile dopo il dramma dello sterminio. L’azzeramento imposto dal paradigma della morte collettiva – l’impossibilità della parola definita dopo il dramma della Shoah – si interseca con il cantico di valorosa sconfitta del poeta e della poesia, condannati per sempre ad una condizione immanente di naufragio e di oblio.
EXILIUM_LA GRANDE CICATRICE
dai Tristia di Ovidio, Il cantico dei cantici, Urfaust di Goethe, Todesfuge di Paul Celan
creazione | Maria Federica Maestri, Francesco Pititto
traduzione | imagoturgia | Francesco Pititto
installazione | Maria Federica Maestri
interprete | Valentina Barbarini
musica | Andrea Azzali_Monophon
cura tecnica | Gianluca Bergamini, Alice Scartapacchio
realizzazioni | Luca Melegari
produzione | Lenz Rifrazioni
durata | 40 minuti
première | Parma, Lenz Teatro, ParmaPoesia Festival, 21 giugno 2009
Streaming video
VENERDÌ 27 GENNAIO 2023 < h 10-24
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