Così anche quest’anno, come già l’anno scorso, abbiamo proposto un confronto invernale in vista della stagione estiva.
Più di due mesi or sono (dicembre 2022) abbiamo richiesto un incontro ai Comuni costieri della Provincia di Rimini, incontrando a stretto giro Misano e Riccione. Da Bellaria-Igea Marina, Cattolica, e dalla stessa Rimini, nonostante i solleciti, attendiamo ancora risposta.
Siamo arrivati a marzo e nel frattempo abbiamo letto a mezzo stampa prima che il Comune di Rimini è disponibile nel recepire l’allungamento della nuova stagione balneare in maniera “strutturale” come specificato dall’Ass. Frisoni e dallo stesso Sindaco (“stagione balneare tra metà maggio e metà settembre ormai anacronistica”) e che gli stessi operatori balneari hanno capito che l’estate climatica si è allungata e che quindi “le condizioni per ampliare la stagione ci sono tutte, la spiaggia può lavorare anche 10 mesi”.
Che dire?: ERA ORA!
Bene, è quindi arrivato il momento di aggiornare a livello normativo il periodo di balneazione adeguandolo alla nuova realtà climatica; estendere il servizio di salvamento dal 1 maggio al 30 settembre è una necessità evidente, basta nascondersi dietro la foglia di fico dell’elioterapia che ha permesso finora ai bagnini di proseguire la normale attività commerciale ma senza il servizio di salvamento, a rischio dei bagnanti.
Noi ci siamo ed il nostro servizio è necessario venga esteso per il bene della collettività e del comparto turistico, così come è necessario per noi rinnovare e rendere omogeneo a tutti i colleghi lo stesso contratto, scaduto ormai da troppi anni.
Il costo della vita è considerevolmente aumentato e non è più possibile percepire lo stesso salario di 20 anni fa.
Chiediamo quindi pubblicamente che si apra una trattativa sindacale in merito, non possiamo più aspettare.
Riguardo al futuro delle concessioni delle spiagge che oramai da anni è diventata una stucchevole telenovela, diciamo quanto segue:
La nostra esperienza e professionalità andrà tutelata al di là di chi si aggiudicherà le aste.
Quindi per non dipendere dal futuro dei concessionari quali che siano (e dai loro bilanci aziendali), chiediamo ai comuni costieri di prepararsi per farsi carico del servizio di salvamento, rendendolo a tutti gli effetti quello che è: un SERVIZIO PUBBLICO.
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