Gli esperti legali: “’Impasse’ tra datore di lavoro e ATS su contagi in azienda, non aiuta la situazione”
EMILIA ROMAGNA – Secondo il recente rapporto INAIL* appena presentato, i contagi da coronavirus sul luogo di lavoro a livello nazionale hanno ormai superato la soglia dei 131.000 casi.
In questo scenario l’Emilia Romagna con 10.338 casi rappresenta il 7,9% degli infortuni sul totale nazionale, di questi 7.561 sono donne (73%), mentre 2.777 (27%) sono uomini.
La provincia di Bologna, dove si registrano 2.459 casi, di cui 1.765 donne (71%) e 694 uomini (28%), è ‘maglia nera’ in questa triste classifica con un’incidenza del 23,8% sul dato della Regione.
Una lettura del report, e del suo trend crescente, la forniscono gli esperti legali che osservano come nel rapporto azienda e lavoratore in materia di Covid vi sia un aspetto di criticità nel rapporto con le ATS, Agenzia di Tutela della Salute: “L’impasse – spiega l’avv. Irene Pudda di Rödl & Partner, esperta in privacy & labour compliance – è dovuta al fatto che il datore di lavoro non è autorizzato a comunicare ai colleghi il nominativo di un dipendente risultato positivo. L’azienda è tenuta a fornire all’ATS le informazioni necessarie perché quest’ultima possa assolvere ai compiti previsti dalla normativa emergenziale e, contemporaneamente, ha facoltà di domandare ai possibili contatti stretti di lasciare cautelativamente i locali aziendali, ma è l’ATS che ha la potestà di contattare i lavoratori per poi applicare le opportune misure di quarantena.”
Il rischio, così facendo, è che le aziende lascino operativi interi reparti o uffici con il pericolo di diffusione del virus, non solo tra i dipendenti che sono stati a contatto diretto con il soggetto contagiato, ma anche tra i loro famigliari e i conoscenti.
“Tuttavia non si può fare diversamente – chiarisce l’avv. Pudda di Rödl & Partner – La procedura è volta a tutelare la privacy del lavoratore risultato positivo al coronavirus. Certo, come è facile immaginare, procedere alla disinfezione della postazione di lavoro, delle attrezzature utilizzate e degli spazi comuni frequentati dal dipendente, domandare ai possibili contatti stretti di lasciare cautelativamente i locali aziendali, nonché isolare o chiudere gli uffici in cui il dipendente ha lavorato garantendone allo stesso tempo la totale riservatezza è di difficile applicazione.”
Nel dettaglio della rilevazione dell’INAIL in Emilia Romagna le denunce di infortunio causa Covid-19 sono per il 23,8% dei casi localizzate nella provincia di Bologna con 2.459 infortuni, seguita da quella di Reggio Emilia con 1.415 casi (13,7%), Modena con 1.401 (13,6%), Parma con 1.014 casi (9,8%), Rimini con 943 casi (9,1%), Piacenza con 870 casi (8,4%), Ferrara con 811 casi (7,8%), Ravenna con 744 casi (7,2%) e infine Forli-Cesena con 681 casi (6,6%).
https://www.inail.it/cs/internet/docs/alg-emilia-romagna-scheda-regionale-covid-31-dicembre-2020.pdf
Secondo il recente rapporto INAIL* appena presentato, i contagi da coronavirus sul luogo di lavoro a livello nazionale hanno ormai superato la soglia dei 131.000 casi.
In questo scenario l’Emilia Romagna con 10.338 casi rappresenta il 7,9% degli infortuni sul totale nazionale, di questi 7.561 sono donne (73%), mentre 2.777 (27%) sono uomini.
La provincia di Bologna, dove si registrano 2.459 casi, di cui 1.765 donne (71%) e 694 uomini (28%), è ‘maglia nera’ in questa triste classifica con un’incidenza del 23,8% sul dato della Regione.
Una lettura del report, e del suo trend crescente, la forniscono gli esperti legali che osservano come nel rapporto azienda e lavoratore in materia di Covid vi sia un aspetto di criticità nel rapporto con le ATS, Agenzia di Tutela della Salute: “L’impasse – spiega l’avv. Irene Pudda di Rödl & Partner, esperta in privacy & labour compliance – è dovuta al fatto che il datore di lavoro non è autorizzato a comunicare ai colleghi il nominativo di un dipendente risultato positivo. L’azienda è tenuta a fornire all’ATS le informazioni necessarie perché quest’ultima possa assolvere ai compiti previsti dalla normativa emergenziale e, contemporaneamente, ha facoltà di domandare ai possibili contatti stretti di lasciare cautelativamente i locali aziendali, ma è l’ATS che ha la potestà di contattare i lavoratori per poi applicare le opportune misure di quarantena.”
Il rischio, così facendo, è che le aziende lascino operativi interi reparti o uffici con il pericolo di diffusione del virus, non solo tra i dipendenti che sono stati a contatto diretto con il soggetto contagiato, ma anche tra i loro famigliari e i conoscenti.
“Tuttavia non si può fare diversamente – chiarisce l’avv. Pudda di Rödl & Partner – La procedura è volta a tutelare la privacy del lavoratore risultato positivo al coronavirus. Certo, come è facile immaginare, procedere alla disinfezione della postazione di lavoro, delle attrezzature utilizzate e degli spazi comuni frequentati dal dipendente, domandare ai possibili contatti stretti di lasciare cautelativamente i locali aziendali, nonché isolare o chiudere gli uffici in cui il dipendente ha lavorato garantendone allo stesso tempo la totale riservatezza è di difficile applicazione.”
Nel dettaglio della rilevazione dell’INAIL in Emilia Romagna le denunce di infortunio causa Covid-19 sono per il 23,8% dei casi localizzate nella provincia di Bologna con 2.459 infortuni, seguita da quella di Reggio Emilia con 1.415 casi (13,7%), Modena con 1.401 (13,6%), Parma con 1.014 casi (9,8%), Rimini con 943 casi (9,1%), Piacenza con 870 casi (8,4%), Ferrara con 811 casi (7,8%), Ravenna con 744 casi (7,2%) e infine Forli-Cesena con 681 casi (6,6%).
https://www.inail.it/cs/internet/docs/alg-emilia-romagna-scheda-regionale-covid-31-dicembre-2020.pdf