Così il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, annuncia l’invio alla Regione da parte degli uffici preposti del progetto di screening per la ricerca del Covid 19 tra il personale dipendente, del Comune e delle partecipate, che attualmente presta (e ha prestato servizio nelle settimane dell’emergenza) a contatto con il pubblico.
In particolare si tratta di testare la presenza del virus (attuale o pregressa) tra i 160 agenti della Polizia Locale del Comune di Ferrara che effettuano servizio in strada,120 operatori socio sanitari in servizio per Asp Ferrara, 30 dipendenti Acer operativi a contatto con il pubblico e altri 40 dipendenti di Ferrara Tua, attivi in ambito servizi funerari o altri servizi. La partecipazione da parte dei dipendenti al progetto è facoltativa ma si tratta di un passo importante per comprendere l’andamento del contagio ed evitare la sua diffusione qualora venissero riscontrati dei positivi, anche asintomatici.
“Il Comune di Ferrara aveva impostato il progetto già da diversi giorni e lo screening sarebbe potuto partire una settimana fa. Con grave ritardo e senza tenere conto delle esigenze reali di chi si trova ogni giorno in prima linea la Regione Emilia Romagna, lo scorso lunedì, ha avocato a sè la gestione degli screening, dettando le regole a cui privati ed enti pubblici devono attenersi e rendendo più complesso e costoso il percorso degli esami – spiega Fabbri -. Se da un lato si tratta di una richiesta che garantisce un approccio univoco nella gestione di eventuali casi, il timore è che questo porti ad ulteriori ritardi, che finirebbero per mettere a rischio la situazione della città che fino ad oggi, fortunatamente e grazie all’impegno di tutti, è ancora sotto controllo”.
Il sindaco chiede dunque “la massima attenzione e celerità da parte dell’Ente regionale nel valutare il progetto presentato dal Comune di Ferrara. Ogni ulteriore giorno perso porta nuove incertezze a chi, come i nostri operatori, si trova a combattere ogni giorno questa battaglia”.
Nel presentare il progetto il Comune ha precisato che lo screening, una volta autorizzato dalla Regione, seguirà in termini organizzativi tutti i protocolli di sicurezza sanitaria necessari al contenimento della diffusione del contagio e che il progetto vuole inserirsi in un più ampio percorso di monitoraggio in parte già avviato dalle autorità sanitarie locali, comunque in un’ottica di tutela della popolazione.
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