“E ‘l modo ancor m’offende” (Ed. San Paolo, 2022) è una raccolta di racconti dedicati a donne vittime di femminicidio, uccise da uomini che dicevano di amarle: i racconti sono scritti in prima persona, quindi sono le stesse donne a raccontare la propria vita e la propria morte, la loro versione dei fatti. Sono storie vere di donne che hanno rivendicato la propria libertà, la libertà di decidere della propria vita, la libertà di dire no, e che sono state punite per questo. Pur essendo elaborazioni narrative, i racconti si basano su un attento lavoro di ricerca di informazioni e notizie apparse sulla stampa, nelle sentenze processuali e/o riportate in altri studi, nonché in alcuni casi sulla diretta testimonianza dei familiari delle vittime personalmente contattati/e dall’autrice.
Le voci di queste undici vite spezzate ci aprono gli occhi e rispondono a domande che non possiamo evitare: Cosa pensavano queste donne della loro vita, dei loro uomini, del loro essere mogli e madri? Come hanno lottato per riacquistare una vita libera dalla violenza maschile? Chi poteva e doveva aiutarle? Cosa ha fatto per loro lo Stato di cui erano cittadine?
Cosa deve cambiare nella nostra cultura e nel rapporto tra uomini e donne? E cosa può fare ciascuno e ciascuna di noi per cambiarlo?
Prefazione di Nadia Somma – giornalista, fondatrice e attivista del centro antiviolenza Demetra Donne in aiuto
Postfazione di Giovanna Ferrari – madre di Giulia Galiotto, attivista dell’UDI, maestra elementare in pensione
Dall’Introduzione dell’Autrice:
“Ho voluto dar voce alle donne. Ho voluto restituire loro quella voce che gli uomini che dicevano di amarle hanno condannato al silenzio. Ho voluto raccontare la loro versione della storia. E sono voluta partire proprio da una voce che tutte e tutti abbiamo ascoltato, pur senza comprendere di cosa ci stava parlando. […] È per restituire alle donne la dignità strappata loro dalla violenza che ho voluto scrivere questi racconti. È per restituire e restituirci la loro visione della vita e del mondo in cui hanno vissuto. È per restituire a chi ha voluto loro davvero bene ancora un pezzetto della loro figlia, mamma, amica, sorella.”