Zinzani: «L’intento delle produzioni spumantistiche della Romagna è nobilitare un prodotto che porterà a una maggiore conoscenza del territorio»
REGIONE – Due nuovi spumanti, uno bianco e uno rosato, sono stati inseriti nel disciplinare del Romagna DOC. Con la prossima vendemmia sarà quindi possibile commercializzare il “Romagna DOC Bianco Spumante” e il “Romagna DOC Rosato Spumante”. Le caratteristiche attese? Spuma fine e persistente, colore paglierino o rosato più o meno intenso, al naso fine e delicato, sapore da brut nature a secco, sapido, armonico.
Il Consorzio Vini di Romagna ha pensato anche a un marchio collettivo, NOVEBOLLE, e a un logo. Nove, come il numero dei colli romagnoli, come inizio Novecento: tempo in cui la spumantizzazione in Romagna era un vanto di caratura internazionale. Un modo di celebrare la tipicità, dandole risalto anche attraverso lo stile liberty del logo che racconta, con un carattere tipografico, la storia del territorio romagnolo.
Un regolamento disciplinerà l’uso del logo, che i produttori consorziati hanno l’obbligo di apporre su tutte le bottiglie di vino a denominazione di origine controllata “Romagna Spumante”.
«Gli Spumanti NOVEBOLLE – annuncia con entusiasmo Giordano Zinzani presidente del Consorzio Vini di Romagna – intendono essere i protagonisti dell’inserimento del vitigno Trebbiano, interprete assoluto con il Sangiovese dei vini romagnoli, nel trend positivo e sempre più solido della produzione spumantistica, capace di innovare le tradizionali abitudini del bere italiano».
La DOC Romagna Spumante consente di rivendicare parte delle produzioni di Trebbiano romagnolo, vitigno che dà origine a vini utilizzati come base per le produzioni di spumanti, sia in Italia sia in altri Paesi.
«L’intento delle produzioni spumantistiche della Romagna – continua Zinzani – è nobilitare un prodotto che porterà a una maggiore conoscenza del territorio che lo sottende e a rivivere la felice stagione degli spumanti romagnoli tra Otto e Novecento».
Nei primi decenni del XX secolo la Romagna ha conosciuto una stagione d’oro nell’ambito della produzione di Spumanti e addirittura di Champagne, quando ancora era permessa tale denominazione per un prodotto italiano. Vini che vantavano eleganza e qualità, tanto da essere equiparati ai prodotti classici francesi.
Il progetto, nato nella seconda metà del 2017 in seno al Consorzio Vini di Romagna, ha visto la proposta di modifica al disciplinare del Romagna DOC approvata dall’Assemblea del Consorzio il 21 dicembre 2017. La modifica è stata ratificata dal Comitato Nazionale Vini DOP e IGP, presso il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo (MIPAAFT) nella riunione del 30 maggio scorso.
La base di provenienza delle uve per produrre il Romagna DOC Bianco Spumante è Trebbiano romagnolo, minimo 70%; per il Romagna DOC Rosato Spumante la base è 70% Sangiovese. Per entrambi possono concorrere alla produzione i vitigni albana, chardonnay, pinot bianco, pinot grigio, bombino bianco, garganega, grechetto gentile, riesling, da soli o congiuntamente, fino ad un massimo del 30%. Le uve del Manzoni bianco possono concorrere sino a un massimo del 10%, il vitigno Famoso fino al 5%. Il bianco spumante può usare anche (sempre nel 30%) il Sangiovese; il rosato spumante invece Merlot e Uva Longanesi.
Entrambi devono essere ottenuti ricorrendo alla fermentazione in bottiglia o in autoclave e potranno essere rivendicati a partire dalla vendemmia 2019.
Il consumo di vino spumante è in aumento in tutti i continenti: nel commercio internazionale gli spumanti continuano a registrare la crescita maggiore, sia in volume, sia in valore. E nel mondo si brinda con spumante italiano: secondo dati Ovse (Osservatorio economico vini effervescenti spumanti italiani) nel 2018 sono state 495 milioni le bottiglie di bollicine consumate in 124 Paesi, in gran parte provenienti dal Belpaese. Il valore di queste esportazioni è di 1,4 miliardi di euro in cantina e 4,85 miliardi di euro al consumo.
L’andamento del mercato degli spumanti è previsto in crescita da Iwsr (International wine and spirits research) dell’1,6% all’anno per i prossimi 3 anni, con un guadagno di 283 milioni di casse. L’aumento sarà trainato dal mercato interno italiano, dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti. Nel 2022, secondo Iwsr, l’Italia sarà il primo mercato al mondo per consumi di bollicine, superando la Germania.