Durante la Santa Messa presieduta dal Vescovo Livio Corazza alle ore 19.00 saranno presentate le epigrafi con i nomi delle vittime civili
Il bombardamento del 25 agosto 1944
A poco più di tre mesi dal primo devastante bombardamento su Forlì, avvenuto il 19 maggio 1944, che aveva avuto come tragico esito 140 morti e 450 feriti, la città visse un’altra giornata sanguinosa il 25 agosto di ottant’anni fa quando i bombardieri dell’esercito alleato colpirono il cuore della città provocando circa un centinaio di morti, fra civili e militari, e alcune centinaia di feriti. Era un venerdì, giorno di mercato, e il centro cittadino, nonostante la gravissima carenza di generi di prima necessità e di altri prodotti, era affollato. Proprio in quelle ore le forze dell’Ottava Armata Britannica avevano fatto scattare l’offensiva britannica contro la difensiva nazista, la Linea Gotica, che dall’altezza di Cattolica teneva la testa dell’Appennino fino alla Versilia. Mentre le truppe inglesi di terra cercavano di sfondare le trincee tedesche all’altezza della costa, l’aviazione doveva tagliare le comunicazioni stradali e ferroviarie e danneggiare il nemico. Alcuni componenti di una formazione sudafricana, pur avendo come obiettivo i raccordi della ferrovia e la stazione, sbagliarono bersaglio colpendo piazza Saffi e le zone circostanti. I primi bombardieri apparvero all’orizzonte alle 9.16, sganciando a riprese consecutive il loro carico di distruzione. Nell’occasione vennero colpiti anche le zone di corso Mazzini, edifici in via Leone Cobelli, lo stabilimento Bonavita, che occupava tutta l’area dell’attuale piazza Guido da Montefeltro, il Palazzo del Vescovado, la Tipografia Raffaelli, il Duomo. In via delle Torri subirono enormi danni la sede dell’Amministrazione Provinciale, il Teatro Apollo, le case delle famiglie Fuzzi e Manoni (incredibilmente si salvò il glicine Manoni e ciò fu visto come simbolo della resistenza dei cittadini forlivesi alle avversità della guerra).
In piazza Saffi subirono danni il Palazzo Municipale, il Palazzo degli Uffici Statali, le Poste, Palazzo Paulucci de Calboli, la Chiesa del Suffragio. La tragedia più grave si consumò sul sagrato di San Mercuriale e di fronte al campanile: fatalità volle che molti si fossero rifugiati nell’intercapedine fra la chiesa e la torre campanaria e che una bomba sia caduta proprio nei pressi, facendo scempio.
Monsignor Giuseppe Prati (il popolare don Pippo), parroco della millenaria abbazia, trascorse l’intera giornata a raccogliere brandelli di carne umana sui muri e sul selciato della piazza, per poi dare loro pietosa sepoltura in una fossa comune allestita al Cimitero Monumentale.
Nel pomeriggio, verso le 16.30, in piazza scoppiò una bomba rimasta inesplosa, determinando il danneggiamento del monumento ad Aurelio Saffi, che nei giorni successivi fu smontato e riposto in un deposito comunale. Fu ricollocato nello stesso posto nel 1961, dopo un’accurata operazione di restauro, come a significare che a distanza di 17 anni poteva dirsi conclusa l’opera di ricostruzione.
Segni del devastante bombardamento sono ancora visibili sulla facciata dell’edificio che un tempo al piano terra ospitava il Bar Roma. Nella stessa giornata, sulle 15.45, un ulteriore bombardamento colpì la zona del Foro Boario, di Coriano e altre zone del territorio comunale.
Forlì fu soggetta a tantissimi bombardamenti alleati e anche uno da parte nazista. “Solo nel 1944” – scrive Antonio Mambelli nel ‘Diario degli avvenimenti in Forlì e Romagna dal 1939 al 1945’ – “Forlì ha subito 1.022 allarmi aerei, 79 bombardamenti, 87 spezzonamenti e 57 azioni di mitragliamento. Abbiamo avuto 470 morti in battaglia o in prigionia, 271 civili deceduti e 676 feriti, 230 partigiani uccisi. Scuole, chiese, fabbriche, palazzi e case gravemente danneggiati. È stata una lunga notte …”.
Le zone più bersagliate furono l’aeroporto e la zona dello scalo ferroviario. I tre bombardamenti maggiori, quelli che causarono centinaia di vittime e feriti, oltre a distruzioni devastanti, furono quelli alleati del 19 maggio e 25 agosto e quello nazista del 10 dicembre 1944 sulla Chiesa di San Biagio e la zona di via Merenda e Corso Diaz.