Domani a Parma convegno sulla ricerca per le malattie di Parkinson e di Alzheimer

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L’incontro, organizzato dal Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università e aperto alla cittadinanza, si svolgerà nel Polo Bio-Tecnologico di via Volturno

uniparmaPARMA – Giovedì 30 maggio, dalle 14 alle 17 nell’Aula C del Polo Bio-Tecnologico del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma (via Volturno 39), si terrà il convegno “Malattia di Parkinson e Malattia di Alzheimer: nuovi paradigmi nella ricerca scientifica, e applicazioni in clinica, nell’intervento assistenziale coordinato e multidisciplinare, e per la formazione della rete di assistenza al paziente e ai caregiver”.

Al convegno interverranno il prof. Ubaldo Bonuccelli, Direttore della Clinica neurologica dell’Università di Pisa, esperto di levatura internazionale in particolare della malattia di Parkinson, la dott.ssa Maria Modugno, della UOC di Geriatria dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, esperta anche di cure palliative e che persegue un approccio multidisciplinare alle malattie geriatriche con particolare attenzione anche ai “caregever”, la dott.ssa Stefania Miodini, Psicologa e Psicoterapeuta, direttrice della ASP “Ad Personam” di Parma, il dott. Davide M. Cammisuli, assegnista di ricerca su un protocollo di ricerca interateneo Pisa-Parma e neuropsicologo impegnato in varie ricerche cliniche a livello nazionale e internazionale, e il prof. Carlo Pruneti, responsabile dei laboratori di Psicologia clinica, Psicofisiologia clinica e Neuropsicologia clinica del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma e docente di Psicologia clinica e Psicopatologia generale, da tempo impegnato nell’area dell’interdisciplinarietà tra malattia organica e i fattori clinico psicologici collegati alla genesi, fattori predisponenti o concomitanti nell’interfaccia tra la clinica medica e psicologica.

L’incontro è aperto alla cittadinanza. È gradita la prenotazione all’indirizzo labpsicounipr@gmail.com.

La malattia di Alzheimer e la malattia di Parkinson rappresentano oggi due dei più rilevanti temi della ricerca scientifica nel campo delle neuroscienze cliniche e sperimentali. Questo, però, è anche uno dei problemi più attuali e importanti della sanità pubblica e privata. Infatti, con l’invecchiamento della popolazione e la conseguente più probabile disabilità apportata da tali patologie neurodegenerative, milioni di pazienti nel mondo e di “caregiver” preposti al loro sostegno, determinano un costo assistenziale e sociale altissimo, oltre che richiedere un’adeguata preparazione per le varie figure sanitarie preposte alla cura e all’accudimento. Nello stesso tempo, si è assistito all’enorme sviluppo delle scienze del comportamento e delle neuroscienze, con un’enorme quantità di forze messe in campo dalla ricerca biomedica volte alla migliore comprensione e cura dei vari quadri clinici. L’approccio fornito dalla ricerca sperimentale ha però avuto recentemente varie battute d’arresto dovute principalmente agli alti costi di quest’ultima e dagli ancora scarsi o pressoché inconsistenti progressi nella cura effettiva, a livello farmacologico, in particolare, della malattia di Alzheimer.

Sempre più, quindi, anche nel campo delle malattie neurodegenerative, sta prendendo forza la multidisciplinarietà e la multidimensionalità dell’intervento ai vari livelli: preventivo, terapeutico, riabilitativo e informazionale-educativo, sia per le persone anziane più in generale, che per i malati affetti da Parkinson e Alzheimer. In particolare per questi ultimi, nelle fasi iniziali della malattia, il cosiddetto danno cognitivo lieve-medio o MCI, “ Mild Cognitive Impairment” (quadro che si manifesta anche nella malattia di Parkinson, anche se più in là negli anni, durante il decorso nella malattia) è importante una valutazione clinico-neuropsicologica precoce. In ogni caso, la comprensione dei processi, della eziopatogenetici e delle concomitanti della malattia, possono fare in modo di attivare interventi volti alla diminuzione degli effetti, in alcuni casi assai gravi, anche a livello psicopatologico, di questi disturbi.

L’équipe dei Laboratori di Psicologia Clinica, Psicofisiologia Clinica e Neuropsicologia Clinica del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma svolge da tempo ricerca clinica in questo campo, ed è, tra l’altro, convenzionato con la ASP “Ad Personam” di Parma e collabora con centri di riabilitazione cognitiva anche di Lombardia e Toscana. Inoltre, sta portando a termine due importanti protocolli di ricerca, con collaborazioni sia internazionali che con centri di eccellenza nazionali.

Un protocollo internazionale di ricerca, condotto, per l’Italia, dall’Università di Parma (Psicologia Clinica e Genetica Medica del prof. Antonio Percesepe e collaboratori) in collaborazione con le Università di Bochum e Dortmund in Germania, Siviglia e Madrid in Spagna e Bruxelles in Belgio, sta fornendo risultati promettenti circa la capacità predittiva di successiva diagnosi di Alzheimer. In particolare, sono state studiate le relazioni della variante genica e4 dell’Apoliproproteina E (proteina presente nel sangue) con abilità visuo-motorie e di navigazione spaziale in soggetti portatori. I primi risultati ottenuti evidenziano in effetti l’insorgenza di modificazioni del comportamento di navigazione spaziale, già decadi prima della possibile insorgenza della patologia.

Un altro protocollo di ricerca congiunto tra l’Università di Pisa e l’Università di Parma sta al contempo esplorando gli effetti della stimolazione transcranica (mindcaps), a corrente continua (tDCS) sulle funzioni cognitive superiori (esecutive) in pazienti con malattia di Parkinson. Interventi come quelli realizzati con tDCS offrono ad oggi utili strumenti di lavoro per una adeguata stimolazione cognitiva e per il miglioramento del quadro motorio in questi pazienti, offrendo moderne tecniche ad alta ripetibilità ed esenti da effetti collaterali e disegnando scenari moderni in tema di riabilitazione.