“Negli ultimi mesi, nelle ultime settimane, la situazione intorno al tema delle concessioni balneari si sta facendo ancora più aggrovigliata e confusa di quanto già lo era in precedenza. La proroga al 31 dicembre 2033, disposta, si badi bene, con una Legge nazionale (la 145/2018), da una parte viene consolidata da alcuni Tar (quello di Lecce, a fine 2020, aveva stabilito che le singole amministrazioni non hanno il potere di disapplicare la 145/2018), dall’altra picconata dalle diffide dell’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato che sta producendo diffide in serie nei confronti dei Comuni (tutti) che, applicando la legge dello Stato, hanno provveduto ad atti ricognitori di proroga. Lo Stato fa una legge che, se i Comuni non applicano, finisce per produrre omissione d’atti d’ufficio; nello stesso tempo altri organi a macchia di leopardo diffidano gli stessi Comuni ad applicare quella legge perché in violazione delle norme di concorrenza europea e dunque si produce un abuso d’ufficio. Allo stato attuale, in tale caos, è che sindaci e dirigenti comunali possono solo scegliere da chi farsi denunciare: dal concessionario, se disapplicano, o dagli aspiranti tali, se applicano.
Si tratta di una situazione scandalosa, questo è bene dirlo. Un pasticcio, un corto circuito inaccettabile tra poteri e organi dello Stato, che lascia senza difese enti locali, imprese, territori interi. A peggiorare un quadro già pessimo, quasi la sensazione che anche in questo caso una vicenda così delicata la si voglia far decidere a colpi infiniti di tribunali, ricorsi, contro ricorsi, quello che vale qui non vale per il vicino, nessun orientamento comune. A rimetterci, oltre alla credibilità di uno Stato oggettivamente sfrangiato, l’economia stessa che fa leva sul settore turistico. È chiaro che questa paralisi produce esclusivamente immobilismo per qualsiasi investimento sulle spiagge, impedendo la rigenerazione e la modernizzazione di un comparto strategico per il Paese.
Non è piacevole, nei momenti della pandemia, chiedere al Governo di considerare ogni cosa ‘priorità’. Ma questa lo è. Per questo Anci ha chiesto pochi giorni fa al Ministro Garavaglia di prendere in mano questa vergognosa situazione di confusione e stallo. Per questo torniamo a chiederlo con forza anche noi: così non si va avanti, i Comuni non possono essere lasciati in balia di tutto e il contrario di tutto, gettando esclusivamente su di loro ogni tipo di responsabilità amministrativa e penale. Perché l’Autorità della Concorrenza invece di richiamare i comuni, che si trovano incastrati in un contesto normativo kafkiano, non si fa promotrice verso governo e parlamento di legiferare una volta per tutte in materia? Qui quello che urge è prendere in mano e risolvere la situazione, non alimentare ulteriormente contenziosi, ricorsi e contro-ricorsi.
È chiaro che all’Italia prima di tutto occorra un Piano nazionale della costa, visto che l’Italia ne conta 8mila chilometri, ed è altrettanto chiaro che il problema delle concessioni dovrebbe essere inserito in una strategia più ampia, articolata e con road map certe e precise sul breve, medio e lungo periodo. Ma in attesa di questo, se mai arriverà, è necessario oggi togliere dall’imbarazzo centinaia di Comuni, migliaia di imprese, il Paese intero che, in questo momento, su questa vicenda sta perdendo qualsiasi credibilità”.
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