Il tema del recupero dell’evasione fiscale, che ciclicamente occupa il dibattito politico nazionale come avviene in questi giorni, ha ovviamente risvolti tangibili e sensibili anche sui territori e sulla vita quotidiana dei cittadini. Se oggi la discussione si concentra sugli strumenti più efficaci per contrastare un fenomeno che toglie risorse al bene pubblico, e in questo caso il bene pubblico sono scuole, ospedali, sanità, servizi pubblici, fondi per migliorare e riqualificare le città, in realtà già da tempo tutte le amministrazioni ad ogni livello hanno per legge la possibilità di incrociare le dichiarazioni ufficiali alla eterogenea documentazione riguardante il cosiddetto ‘tenore di vita’.
Dunque, al di là del dibattito del giorno all’interno del Governo nazionale e non solo, nella sostanza e nei fatti l’Agenzia delle Entrate già da tempo ha la facoltà di tenere conto dello stile di vita che emerge dal “vivere pubblico” nell’ambito dell’attività di indagine per accertare una eventuale evasione fiscale. Agenzia delle Entrate può già, e lo ha fatto con metodicità negli anni, guardare alle spese di qualsiasi genere sostenute nel periodo osservato per determinare sinteticamente il reddito complessivo del contribuente, così come previsto dalla legge (l’art. 38 del DPR 600/73), in quanto tali spese possono rappresentare segnali di una maggiore disponibilità economica e finanziaria rispetto a quella dichiarata (ad esempio uso di auto di lusso, viaggi all’estero, ristoranti di pregio, iscrizione a club esclusivi, ecc.).
Partendo da questo aspetto, l’Agenzia da anni chiede ai Comuni di partecipare al recupero evasione erariale, attraverso quelle che vengono definite segnalazioni qualificate: il principio è che se nel corso della propria attività, il Comune si accorge che un soggetto gode dell’utilizzo di beni e servizi sproporzionati rispetto ai propri redditi, magari proprio per richiedere agevolazioni o contributi, può segnalare questa situazione al Fisco, che avvierà poi una propria istruttoria con gli altri mezzi e contraddittori previsti dalla normativa.
Il Comune di Rimini collabora con l’Agenzia delle Entrate dal 2009, con l’invio ad oggi 3.264 segnalazioni qualificate, frutto in particolare dell’attività di controllo condotta dall’Ufficio Tributi (come nella circostanza di compravendita di terreni edificabili, di residenze all’estero o di godimento di abitazioni non indicate in dichiarazione dei redditi). Questa azione si basa sull’incrocio delle diverse banche dati a disposizione e si alimenta anche della capacità di analisi degli operatori che rilevano il godimento di beni rappresentativi di ricchezza incoerenti con la posizione fiscale. Succede, ad esempio, che nell’ambito delle verifiche Tari (per altro a seguito di un reclamo presentato da un contribuente) si sia arrivati a capire come il medesimo soggetto fosse proprietario di ben cinque appartamenti utilizzati per affitti turistici, mai registrati.
Segnalazioni qualificate che dal 2023 si concentrano in particolare sul fronte del ricettivo, per far emergere irregolarità anche sulle locazioni brevi: incrociando le diverse banche dati, oltre alle presenze segnalate dai gestori alla Questura e quelle dichiarate ai fini dell’imposta di soggiorno, nel corso dello scorso anno sono emerse 16 significative irregolarità trasmesse all’Agenzia delle Entrate. Complessivamente, dall’avvio del progetto di compartecipazione al gettito erariale, il Comune di Rimini ha incassato oltre 3 milioni di euro a titolo di contributo calcolato sulle maggiori somme riscosse dallo Stato.
Un’attività dunque importante e che vogliamo proseguire in rapporto con gli Enti preposti e sulla base delle normative vigenti, sia perché ci consente di recuperare risorse preziose alla comunità sia perché consente di garantire equità tra i contribuenti. Chi paga non può sostenere il peso del costo dei servizi anche per chi aggira le leggi del paese. Questo vale anche per le attività ricettive: a fronte della gran parte delle imprese del settore che contribuiscono regolarmente al pagamento dei tributi locali, c’è una parte minoritaria che elude gli obblighi, inquinando il mercato, creando concorrenza sleale, sottraendo risorse utili alla difesa del bene comune.
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