RIMINI – Dichiarazione dell’Amministrazione comunale di Rimini:
“Nei giorni scorsi il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge che introduce disposizioni urgenti a tutela della sicurezza delle città. Il decreto, che definisce la sicurezza urbana quale bene pubblico, è diretto a realizzare un modello trasversale e integrato tra i diversi livelli di governo mediante la sottoscrizione di appositi accordi tra Stato e Regioni e l’introduzione di patti con gli enti locali.
Si prevedono, in particolare, forme di cooperazione rafforzata tra i prefetti e i Comuni dirette a incrementare i servizi di controllo del territorio e a promuovere la sua valorizzazione e sono definite, anche mediante il rafforzamento del ruolo dei sindaci, nuove modalità di prevenzione e di contrasto all’insorgere di fenomeni di illegalità quali, ad esempio, lo spaccio di stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, il commercio abusivo e l’illecita occupazione di aree pubbliche.
Diciamo subito che l’amministrazione comunale di Rimini è molto interessata a questa novità e farà in modo da subito di approfondire, innanzitutto con la Prefettura, opportunità e potenzialità di un decreto che, stante almeno a quanto si legge, riprende alcune delle ‘battaglie’ e delle sperimentazioni che a livello locale abbiamo portato avanti negli ultimi anni. L’ordinanza contingibile e urgente studiata da Rimini contro la prostituzione in strada, ad esempio, si basa infatti sul concetto di sicurezza e di piena fruibilità degli spazi come ‘bene pubblico’. Che è il fondamento dell’intero impianto della nuova disposizione governativa. C’è un inasprimento delle sanzioni, ancora ad esempio per la prostituzione in strada esercitata ‘in modo ostentato’.
Ma nei necessari approfondimenti che dovranno essere fatti con la Prefettura, e che poi dovranno sfociare in patti formali, la questione più delicata e importante rimane quella degli strumenti messi a disposizione per attuare le disposizioni. Il rischio infatti è che senza risorse adeguate il tutto si riduca a un mero trasferimento di deleghe (io Stato la trasferisco a te Comune e poi arrangiati).
Siamo soddisfatti in definitiva per il cambio di passo ‘culturale’ per il quale, al di là di tutte le opinioni e le ideologie, davvero oggi la sicurezza è un bene pubblico di primaria importanza perché da esso discendono tutte le questioni fondamentali della convivenza e della civiltà. E’ una norma pragmatica che recepisce quanto da tempo chiedono i sindaci, vale a dire i soggetti su cui si caricano ogni giorno tante aspettative in ordine alla sicurezza, ma che sinora non hanno mai avuto strumenti adeguati. Non si avranno ‘sindaci sceriffi’ perché tutte le questioni dei ordine pubblico restano in capo alle forze dell’ordine, ma si consoliderà la collaborazione tra chi conosce i problemi delle città, mettendo in campo soluzioni normative che finora non c’erano o restavano nell’alveo della buona volontà della singola amministrazione. Attenzione però a non pensare che il compito finisca con l’emanazione del decreto: essere conseguenti con gli strumenti e le risorse è un particolare non secondario della questione”.