“Mercoledì il ministro dell’Interno Marco Minniti illustrerà in Parlamento il nuovo pacchetto di misure sull’immigrazione. Tra i punti principali del provvedimento, stando a quanto si apprende in queste ore dagli organi di informazione, dovrebbe esserci l’introduzione dell’obbligo per i richiedenti asilo in Italia di svolgere lavori socialmente utili, nell’attesa di avere la possibilità di accedere allo status di rifugiato. Credo si tratti di un elemento di novità importante a livello nazionale, che la nostra comunità ha peraltro già iniziato a mettere in pratica in via sperimentale da diversi mesi. Già a settembre 2015 infatti la Giunta ha provveduto a integrare il regolamento disciplinare dei Ci.vi.vo proprio inserendo la possibilità per i rifugiati o le persone a cui sia stata già riconosciuta una qualche forma di protezione umanitaria e inserite in progetti di accoglienza dal Ministero dell’Interno, di partecipare alle attività di volontariato. Un percorso che abbiamo avviato sperimentalmente con il coinvolgimento di alcuni richiedenti asilo nei gruppi Ci.vi.vo attivi sul territorio e che abbiamo ritenuto utile proprio allo scopo di una reale integrazione di queste persone nella nostra realtà, nel tentativo da una parte di scardinare quelle resistenze basate sulla paura e sulla diffidenza e dall’altra parte di dare un’opportunità ai migranti che arrivano nel nostro Paese, consentendo loro di sentirsi utili alla collettività e di dare il loro contributo. Finora sono stati più di venticinque i richiedenti asilo che hanno prestato attività all’interno dei gruppi di volontariato, impegnandosi in particolare nella cura del verde pubblico e dei giardini, nella piccola manutenzione delle scuole e dei cimiteri o ancora aiutando nella realizzazione di eventi e di attività culturali. E’ un modo di instaurare un rapporto di collaborazione naturale tra la comunità accogliente e chi è accolto, valorizzando le capacità e le diversità, perseguendo un obiettivo comune. Mi piace sottolineare in particolare il ruolo dei nostri anziani che si trovano ad insegnare ai giovani migranti mestieri e lavori, dandogli competenze che gli potranno servire in futuro e allo stesso tempo facendogli conoscere elementi della nostra cultura e della nostra identità; diventando cioè esempio reale di cosa significhi integrazione e impegno costruttivo per la comunità.
E’ chiaro che nel momento in cui questo ‘esperimento’ messo in atto da Rimini dovesse diventare disposizione legislativa, l’impatto positivo sarebbe molto più elevato e sistematico”.
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