“Secondo l’ultimo rapporto Istat il 21% delle donne italiane – pari a 4,5 milioni – è stata costretta a compiere atti sessuali e 1 milione e mezzo ha subito uno stupro o un tentativo di stupro. Numeri agghiaccianti e oltretutto incompleti, se si pensa alla difficoltà di molte vittime di denunciare gli abusi subiti, per vergogna, per paura o spesso perché l’abuso si consuma nel luogo dove più ci si dovrebbe sentire protetti, ovvero tra le mura domestiche. Un fenomeno di una gravità assoluta e dalle diverse sfaccettature e che negli ultimi giorni è tornato alla ribalta con ferocia a Rimini, ma anche a Milano, in Brianza come in Puglia.
Sono storie di violenza efferata che non vogliamo e non potremo mai dimenticare e che non possiamo affogare nel mare di un’analisi statistica impietosa, che ci riconsegna un Paese dove l’abuso sulle donne è all’ordine del giorno. Vittime che hanno storie e percorsi differenti alle spalle, racconti di follie eccezionali o di drammi della quotidianità, con un unico terribile comune denominatore: la vulnerabilità della donna in quanto oggetto di desiderio, e quindi di odio quando non si può possedere.
Sull’onda dell’emozione di questi giorni possiamo lanciare le proposte più disparate, draconiane o sociologiche, ma non c’è soluzione efficace se non si affronta di petto e in maniera concreta il tema del ruolo della donna e del diffuso senso di impunità per chi si arroga il diritto di sfruttarne il corpo a suo piacimento, facendo leva su un senso di proprietà retaggio di un passato che eravamo convinti di aver superato.
Come non possiamo permettere che un fenomeno così complesso venga strumentalmente piegato a logiche da campagna elettorale, tanto a livello locale quanto su scala nazionale. E’ una questione di cultura, di educazione e di formazione, aspetti imprescindibili che solo chi ha un approccio superficiale al tema può sottovalutare. Anche da questo punto di vista è impegnata la “Casa delle donne” del Comune di Rimini, che dal 2004 accoglie ogni giorno tutte le donne costrette a subire violenze magari più striscianti, che si consumano nel silenzio e che invece devono venire a galla. Un’attività di ascolto, di aiuto e di informazione indispensabile per contrastare una vera piaga sociale, che come tale va affrontata”.
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