Dichiarazione del presidente della Provincia di Rimini, Andrea Gnassi

RIMINI – Dichiarazione del presidente della Provincia di Rimini Andrea Gnassi “Un calo dello 0,41 per cento chiude l’anno 2014 per la provincia di Rimini sul fronte dei reati denunciati. Un decremento apparentemente lieve che segna però un interessante dato in controtendenza dopo che tra 2012 e 2013 statisticamente si determinò un aumento delle denunce del’8,3 per cento. Questo calo conferma i numeri già forniti negli ultimi mesi dalla Prefettura di Rimini e dalle forze dell’ordine, pur rimanendo i 27 Comuni (oggi 26) componenti il territorio riminese nella virtuale graduatoria pubblicata da ‘Il Sole 24 al secondo posto nel Paese per denunce.

Il quotidiano economico spiega chiaramente come, dal punto di vista dell’analisi statistica, la provincia di Rimini sia “penalizzata dal fatto di avere una popolazione di appena 335 mila persone che i flussi turistici portano però alla dimensione di una grande città”, all’interno di una regione come l’Emilia Romagna che, secondo ‘il Sole’, è la più colpita per incidenza di reati, cioè nel rapporto tra numero di denunce e residenti. Se, da un lato, come ha più volte affermato la Prefettura scrivendo ufficialmente anche al quotidiano economico, una corretta formulazione della cosiddetta ‘correzione turistica’ determinerebbe una posizione sensibilmente differente per il territorio riminese, dal 1998 costantemente nelle ultime tre posizioni; dall’altro è doveroso mettere in fila alcuni ragionamenti su cosa quei numeri significano in termini più ponderati. C’è sicuramente in Emilia Romagna una propensione alla denuncia che non è riscontrabile altrove e che, in buona sostanza, si traduce nella tenuta della relazione fiduciaria tra cittadino e istituzione. E questo è sicuramente un valore civico positivo, nonostante l’evidente penalizzazione statistica. E’ in questo senso lascia perplessi il registrare come le province emiliano romagnole o lombarde o liguri abbiano performance peggiori rispetto a quelle di altre regioni, protagoniste della cronaca più cruenta.

C’è però anche, molto probabilmente in concomitanza con l’esplodere della crisi economica, un meccanismo di ‘maggiore attrattività’ nei confronti della criminalità da parte di quei territori che meglio si difendono dalla difficile congiuntura economica. Questo, ad esempio, potrebbe spiegare l’incremento, in provincia di Rimini e negli altri territori emiliano romagnoli, di fenomeni predatori quali i furti e i borseggi , i quali determinano, peraltro, un ancora superiore aumento della percezione di insicurezza nella cittadinanza; elemento, quest’ultimo, da non minimizzare perché va incidere pesantemente sulla tenuta del tessuto di comunità, al di là dei numeri effettivi (nella tabella si notano picchi più elevati di denunce, oltretutto con una provincia a 20 Comuni).

La strategia di contrasto della criminalità, organizzata e individuale, ha visto dal 2013 forze dell’ordine e Comuni impegnati a garantire una maggiore presenza ‘fisica e evidente’ sia sulla costa che nell’entroterra. La diminuzione di alcune tipologie di reati (le rapine – 8,39 per cento; gli scippi – 12,9 per cento), e il successo nell’approccio ad altri fenomeni (penso all’abusivismo commerciale), si spiega anche con questo.

Ma è chiaro come senza la collaborazione tra Prefettura, forze dell’ordine e Comuni, che ormai quotidianamente ‘mettono a disposizione’ le loro Polizie municipali per compiti di ordine pubblico che vanno bel oltre il mansionario (la Polizia Municipale di Rimini, in pochi giorni, partecipa a 17 servizi in sinergia mirati alla tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza), la situazione sarebbe molto più grave. Da 30 anni la provincia di Rimini sta chiedendo il potenziamento permanente degli organici di polizia e la ‘promozione’ della sua Questura, ora formalmente relegata a una fascia inadeguata. E questo in virtù della particolarità di questo territorio, storicamente molto più esposto di altri, specie in estate, alle potenziali aggressioni della criminalità. Le risposte sono sempre contingenti e mai strutturali: l’evidente difficoltà di uno Stato che non ce la fa si ripercuotono sugli Enti locali che, oltre a non avere le risorse, spesso non hanno neanche le competenze di legge per intervenire. E in una fase in cui insicurezza e paure più grandi si alimentano a vicenda, appare evidente come il garantire livelli adeguati di cittadini e imprese diventi il primo compito di ogni comunità. Le risposte vanno cercate dentro la legge, la fiducia nelle istituzioni e il buon senso, senza rovistare nel bidone delle paure e dell’impulso. In provincia di Rimini, quello del Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza rimane un bastione fondamentale, così come potremmo cercare di ampliarne la filosofia attraverso collaborazioni mirate tra diverse polizie municipali. Ma senza uno Stato che metta la sicurezza al posto principale della sua agenda, i territori saranno costretti sempre di più a stringere i denti per tenere, piuttosto che pensare a migliorare”.

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