Venerdì 11 maggio 2018 alle 20.45, nella sala conferenze della Parrocchia di S.Francesca Romana (via XX Settembre, 49 – FE)
LA SCHEDA – Francesco Gesualdi è stato allievo di Don Milani alla Scuola di Barbiana. È coordinatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano (PI), un centro di documentazione che si occupa di evidenziare gli squilibri sociali e ambientali a livello internazionale e di indicare azioni concrete per opporsi ai meccanismi che generano ingiustizia e disuguaglianza. Il Centro svolge attività di ricerca sul comportamento sociale ed ambientale delle imprese con l’obiettivo di fornire informazioni ai consumatori tramite guide cartacee al consumo critico reperibili sul sito internet www.cnms.it. Ha pubblicato numerosi libri e articoli riguardanti la negazione dei diritti umani, lo sfruttamento del lavoro minorile, il potere delle multinazionali, la crisi dell’occupazione, l’impoverimento a livello globale, il problema energetico, il debito del Terzo Mondo, l’inquinamento e la distruzione dell’ecosistema. Nell’ambito di una campagna di informazione sui temi economici ha pubblicato nell’ottobre 2013 il volume “Le catene del debito e come possiamo spezzarle” (Ed.Feltrinelli) e nel 2017 il volume “La società del benessere comune” (Ed. Arianna) – [Info: sito internet www.cnms.it E-mail coord@cnms.it]
Per informazioni: Gruppo Economia di Ferrara, sito internet www.gecofe.it E-mailgruppoeconomia.fe@gmail.com
DEBITO PUBBLICO: VIVERE SENZA CATENE. A breve nuove elezioni, un buon motivo per occuparsene.
Si ritorna al voto e i commentatori seri e onnipresenti hanno di nuovo individuato il protagonista della campagna elettorale che si profila nel prossimo futuro: il debito pubblico.
Ci saranno abbastanza risorse per il reddito di cittadinanza, per eliminare la legge Fornero o per diminuire le tasse in un Paese che ha il terzo debito pubblico del mondo? Il peggiore in Europa dopo la Grecia? Stranamente però quelli che avanzano proposte in tal senso sono risultati proprio i più votati lo scorso 4 marzo e anzi guadagnano posizioni nei sondaggi, segno di un grande scostamento tra l’humus popolare e la TV che, per quanto insista, non è riuscita proprio a far vincere i partiti dell’austerità e del +Europa.
Il Debito Pubblico, comunque sia, fa oramai parte del nostro quotidiano da circa trent’anni e detta le politiche economiche, decide il nostro tenore di vita, fa eleggere chi promette di abbatterlo anche se poi, ovviamente per eventi esterni e non prevedibili al momento della promessa, non ci riesce. Anzi, da sempre è in continua crescita. Elude gli sforzi e i sacrifici degli italiani e cresce indisturbato fino a diventare la terza voce di spesa della nostra finanza pubblica, quindi subito dopo previdenza e sanità.
Oggi per renderci conto di quanto sia permeante il debito pubblico ci viene fornito uno strumento in più. Quando si presenta la dichiarazione dei redditi, infatti, viene restituito un documento che indica la destinazione delle imposte da cui si evince ben chiara la situazione, ovvero e appunto, che la terza voce delle nostre tasse è destinata a risanarlo.
Paghiamo più tasse per il debito (ad oggi il ebito pubblico ammonta a 2250 miliardi di euro e su questi ogni anno paghiamo circa 80 miliardi di interessi – n.d.r.) che per l’istruzione o la difesa, l’ordine pubblico e la sicurezza. E c’è anche un contributo per il Bilancio UE, cioè per rimanere ancorati all’Unione Europea, quella che per il nostro bene ci impedisce di ricostruire l’Aquila. Un contributo minore rispetto a quello per il debito pubblico ma superiore comunque al contributo per la protezione per l’ambiente, la cultura e lo sport e ovviamente ad abitazioni ed assetto del territorio.
Il Fisco insomma ci mostra per quali motivi si mette mano al nostro portafoglio e, fatti un po’ di conti, ci si potrebbe anche rendere conto che, negli ultimi trent’anni, lo Stato ha speso per il debito qualche migliaia di miliardi (quasi 3.000 per l’esattezza dagli anni ’80, abbastanza per ricostruire tutta l’Italia) e noi, nel nostro piccolo, diverse migliaia di euro delle nostre tasse, chi più chi meno a seconda del proprio livello IRPEF.
Un buon motivo per occuparsene, per comprendere realmente che cos’è il debito pubblico, se realmente ci meritiamo tutto questo perché “abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità”, per capire quali siano state le conseguenza sociali dettate dall’austerità imposta in suo nome e se esistano soluzioni magari dalla parte dei cittadini e non, come sempre succede, dalla parte dei mercati, della finanza e dei grandi speculatori.
Venerdì 11 maggio 2018 ne parleremo con Francesco Gesualdi del Centro Nuovo Modello di Sviluppo dalle ore 20:45 alla Sala conferenze della Parrocchia di Santa Francesca Romana in un incontro organizzato dalla Comunità Emmaus e dal Gruppo Economia di Ferrara: Debito Pubblico: vivere senza catene. Ingresso libero. (A cura di Claudio Pisapia – GECOFE)
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