FERRARA – Paolo Crepet arriva a Ferrara per raccontare le sfide, i dubbi, ma soprattutto i diritti legati al testamento biologico, materia oggetto di discussione da decenni in Italia e che ancora divide il sentire civile del Paese, anche dopo la promulgazione della legge n. 219 del 22 dicembre 2017.
Con l’inconfondibile stile che unisce scienza e racconto, Paolo Crepet, psichiatra, sociologo e scrittore, porterà la discussione sull’appassionante tematica “Diritto alla vita, diritto alla morte”. È questo, infatti, il centro del suo intervento per ‘DAT: Disposizioni anticipate di trattamento. Il diritto di scegliere, il dovere di informare’, il convegno promosso dai notai di Ferrara con il Patrocinio del Comune di Ferrara e aperto alla cittadinanza, che si terrà venerdì 30 novembre a Ferrara, a partire dalle ore 15 al Ridotto del Teatro Comunale ‘Claudio Abbado’.
Il coraggio di parlarne. Il tema verrà trattato, grazie a prestigiosi ospiti, a 360 gradi: sotto il profilo medico, giuridico, sociale, psicologico e quello giornalistico. Paolo Crepet, divulgatore sopraffino, parlerà di quanto più è essenziale per l’uomo: del valore della vita e della morte, entrambe intese come diritto della persona e della collettività. In oltre quarant’anni di carriera Crepet ha pubblicato, in Italia e all’estero, diversi articoli tecnici, libri di saggistica e romanzi di narrativa. Il Notariato di Ferrara l’ha scelto per la delicatezza e per la capacità di apportare valore alla discussione sul fine vita, in Italia al centro di battaglie civili e di discussione da parte dell’opinione pubblica da più di trent’anni. Come Crepet stesso ha affermato: “Mi piace l’umanità, l’uomo, per questo da ragazzo ho guardato la facoltà di medicina come un modo per avvicinarlo. Poi la psichiatria è arrivata come scelta estrema in una grande stagione culturale […]. Tutto parte dalla ricerca della felicità e per questo credo che la psichiatria sia l’arte di rimuovere gli ostacoli alla felicità”.
Crediti formativi – La partecipazione al convegno è valida ai fini del riconoscimento dei crediti formativi professionali (per notai, avvocati, medici e giornalisti).
Informazioni e prenotazioni – Il convegno si terrà al Ridotto del Teatro Comunale ‘Claudio Abbado’, in corso Martiri della Libertà 5 (Ferrara). L’evento è aperto al pubblico e a ingresso libero. Per poter partecipare al convegno è necessario iscriversi entro venerdì 23 novembre scrivendo al Consiglio Notarile di Ferrara: consiglioferrara@notariato.it. Per maggiori informazioni: 0532.200196.
Qualcosa di più su Paolo Crepet – È stato allievo di Franco Basaglia, il promotore della riforma psichiatrica in Italia. “Con lui – racconta Crepet – mi sono incamminato in un percorso professionale dalle mille contaminazioni culturali e umanistiche” che saranno al centro del suo percorso professionale. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova nel 1976, in Sociologia all’Università di Urbino nel 1980, nel 1985 Paolo Crepet ottiene la specializzazione in Psichiatria presso la clinica psichiatrica dell’Università di Padova. È figlio di Massimo Crepet, anche prorettore dell’Università di Padova e professore di Clinica delle malattie del lavoro sempre nello stesso Ateneo, oltre che collega e amico di Franco Basaglia. Nel 1986 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiesto a Crepet di coordinare un progetto sulla prevenzione delle condotte suicidarie: da questo momento si concentra principalmente sulle questioni giovanili, tanto che nel 1993 realizza ‘Dimensioni del vuoto. Giovani e suicidio’ (Milano, Feltrinelli), prima pubblicazione in Italia a trattare il tema. Segue la pubblicazione di ‘Cuori violenti. Viaggio nella criminalità giovanile’ (Milano, Feltrinelli, 1995).
Come scrittore ha vinto il ‘Premio letterario La Tore Isola d’Elba’ nel 2015. I suoi ultimi lavori sono ‘Il Coraggio. Vivere, amare, educare’ (Mondadori, 2017) e ‘Passione’ (Mondadori, 2018) “Ho cominciato a dare un grande spazio all’attività divulgativa – racconta Paolo Crepet – Così qualche trasmissione televisiva si è accorta di me, e poi le radio, i giornali. Tutto questo mi ha costretto a cambiare linguaggio e modo di comunicare. Ho anche cambiato pubblico: non più i miei colleghi, non più solo congressi e seminari scientifici, ma incontri con la gente, i giovani, i genitori, gli insegnanti, semplici cittadini”. E ancora: “Io credo che le cose importanti si comunicano raccontando delle storie, storie che hanno una motivazione didattica […]. Trovo che scrivere sia come godere della più alta forma di libertà: quella di indignarsi”.
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