Danza dalla Spagna a Cuore d’Aria e altri eventi

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A Teatri di Vita, Bologna, 29 giugno 2021

BOLOGNA – Un grande debutto dalla Spagna, per la prima compagnia internazionale a Teatri di Vita dalla riapertura: Daniel Doña presenta “Campo Cerrado”, in prima nazionale, potente affresco sugli stereotipi culturali spagnoli attraverso la rievocazione del periodo franchista. Una riflessione su identità e diversità e sul concetto di resistenza artistica e culturale. La Daniel Doña Compañia de Danza è la compagnia ospite dell’ultima settimana di “resiDANZE di primavera”, che vede altri due debutti. Si tratta di “Echea” di Andrea Zardi, creato in residenza, studio sul rapporto tra corpo e suono, a partire dai suoni d’ambiente registrati in queste settimane; e di “Llabyellov” di Carlo Cerato, trascinante giocoliere di stanza in Francia, dove ha fondato Edo Cirque.

La serata comprende anche un docu-film presentato all’ultima edizione della Berlinale: “La casa dell’amore” di Luca Ferri (2020), intenso ritratto di una donna transessuale tutto girato all’interno di una casa.

Rimangono, inoltre, in esibizione permanente la mostra fotografica “Una Città fuori dal Comune” di Davide Conte e l’installazione interattiva “Gentilezza/Leggerezza” di Andrea Ferrato / Metabox Sensibilità Aumentata.

L’appuntamento è martedì 29 giugno (apertura ore 18) negli spazi interni ed esterni di Teatri di Vita (Parco dei Pini, via Emilia Ponente 485, Bologna). Il festival “Cuore d’Aria” è in programma nell’ambito di “Bologna Estate 2021”, con il supporto di Comune di Bologna e Regione Emilia Romagna, e con il contributo della Fondazione del Monte. Informazione e prevendita sulla app di Teatri di Vita, accessibile dal sito teatridivita.it; info: 333.4666333urp@teatridivita.it.

CAMPO CERRADO – idea originale e direzione artistica Daniel Doñainterpreti Miranda Alfonso, Cristian Martín, Daniel Doñacoreografia Jordi Vilaseca, Miranda Alfonso, Cristian Martín, Daniel Doña produzione Daniel Doña Compañia de Danza – Prima nazionale

Tre danzatori sotto tre ampi sombreri evocano con leggerezza uno dei periodi più complessi della storia spagnola: gli anni successivi alla devastante guerra civile. Ne è una spia anche il titolo, che deriva da un romanzo dello scrittore spagnolo Max Aub dedicato proprio a un’epoca, come sottolinea l’autore dello spettacolo Daniel Doña, in cui le alleanze e gli scontri tra arte e potere hanno avuto particolare rilevanza, e concetti come resilienza, resistenza, repressione, reinvenzione e anche esilio hanno assunto il loro significato più forte. “Campo cerrado”, presentato in prima nazionale a Bologna, è una cartografia progettata intorno ai concetti di identità e diversità, che prova a ridisegnare la mappa di un periodo politicamente arido e opprimente come quello della dittatura, durante il quale tuttavia una generazione di creatori ha saputo trovare forme alternative e geniali di espressione. Lo spettacolo è anche l’occasione per far conoscere il lavoro artistico di Daniel Doña, impegnato da tempo in un percorso senza confini dove la danza contemporanea dialoga con altre espressioni e altre forme di ballo (in primis il flamenco), ricevendo diversi premi per la coreografia e l’interpretazione per gli spettacoli della compagnia che ha fondato nel 2013.

DICHIARAZIONE DI DANIEL DOÑA: Sono molto felice che il festival Cuore d’Aria sarà la prima piattaforma di esibizione che inizierà il percorso europeo dello spettacolo “Campo Cerrado”. L’Italia è sempre stata una terra che mi ha dato la possibilità di mostrare il mio lavoro, ho viaggiato molto attraverso tutto il paese, però Bologna era una delle città del nord nella quale non avevo avuto la possibilità di ballare e per questo – dopo la pandemia, dopo questo momento così complesso che ha attraverso l’arte scenica – mi rende molto contento il potere visitare questa città per la prima volta. Presentiamo il 29 e 30 giugno uno spettacolo concepito per spazi non convenzionali, creato intorno ai concetti di identità e di diversità dove attiviamo gli elementi culturali e artistici di una epoca molto concreta, la guerra franchista in Spagna, una epoca nella quale i concetti di oppressione, abuso di potere, repressione, non solo hanno impresso il loro marchio sulla società ma anche sulla vita culturale di un’epoca. Proprio per questo, questo lavoro è una rivendicazione e un omaggio a una generazione di creatrici e creatori che a colpi di creatività e talento furono in grado di migliorare il discorso artistico in diversi ambiti e svilupparono una identità e modificarono tutte le correnti artistiche europee, e che contribuirono alla costruzione di una modernità e della avanguardia culturale spagnola. Per questo lavoro ci siamo ispirati agli elementi estetici che sono gli stereotipi legati all’immaginario di ciò che è spagnolo, sombreri giganti di Cordoba, tamburelli, nacchere – che all’apparenza visuale possono risultare attraenti – ma che nel loro uso drammaturgico all’interno dello spettacolo sono strettamente legati alla repressione, all’oppressione, all’abuso di potere. E’ un gioco tra l’autentico e il nuovo, il puro e l’ibrido, nel quale sarò accompagnato da Miranda Alfonso e Cristian Martin”.

ECHEA di Andrea Zardisuono Federico Dal Pozzo, Lorenzo Abattoirproject manager Valentina Baronecon Gaia Centamore, Riccardo De Simone, Andrea Zardiproduzione ArtGarage, ZA | DanceWorkscon il sostegno di Cross Festival, PARC Performing Arts and Research Centrerealizzato in residenza a Teatri di Vita nell’ambito del programma Artisti nei territori della Regione Emilia-Romagna.

Il corpo che incontra il suono, lo produce, ne è attraversato: un confronto dinamico, in cui entra anche il computer e la trasformazione digitale, che raccoglie e riverbera i suoni dell’ambiente. “Echea” è un progetto inedito, che vede una tappa realizzata in residenza a Teatri di Vita. Nel lavoro entrano i suoni e i rumori catturati dall’ambiente urbano, tra geografia dei suoni e mappatura urbana, rielaborati e restituiti in un’azione che a sua volta emette suoni e rumori e li integra. Un processo di lavoro che inevitabilmente coinvolge anche lo spettatore che fa parte dell’ “ambiente” dello spettacolo. A proporre questo viaggio acustico-corporeo è Andrea Zardi, che dopo un’intensa esperienza in Belgio, Germania e Italia, come danzatore per numerosi coreografi, ha dato vita al progetto ZA | DanceWorks, con cui ha realizzato diversi spettacoli.

LLABYELLOV un solo di giocoleria di Carlo Ceratorealizzato in residenza a Teatri di Vita nell’ambito del programma Artisti nei territori della Regione Emilia-Romagna.

Bastoni, anelli, palline, fazzoletti, ma anche piume, gelati, giocattoli, racchette… Uno spettacolo di giocoleria, avvincente e ironico: una scheggia di circo nelle “resiDANZE di primavera” a ricordarci che anche il giocoliere è un po’ un danzatore, e forse anche la danza è un po’ circense. A proporlo è Carlo Cerato, che dopo il diploma alla FLIC Scuola di circo di Torino, si trasferisce in Francia, dove vive, per frequentare l’Ecole National Supérieur des Arts du Cirque, e dove ha fondato la sua compagnia Edo Cirque e dove si occupa di discipline legate al circo e creazione musicali. Nel 2019 è stato selezionato per la 42esima edizione del Festival Mondial du Cirque de Demain.

LA CASA DELL’AMORE (Italia, 2020, 78’) di Luca Ferri, con Bianca Dolce Miele

Bianca è una transessuale di 39 anni. Vive a Quarto Oggiaro, nell’hinterland milanese, dal 2009 e di professione fa la prostituta. Da vent’anni anni è fidanzata con Natasha, una trans di origini giapponesi che vive temporaneamente in Brasile. Il loro legame è molto forte e la distanza non lo ha indebolito. Il film racconta la loro storia d’amore fatta di lunghe telefonate e ancor più lunghe attese. Per questioni lavorative e familiari non si vedono da quasi due anni. Il tempo passato senza Natasha è scandito dai clienti, per lo più abituali, e dalle loro richieste. Col tempo Bianca si è anche affezionata a loro ma i suoi pensieri sono sempre per Natasha, che finalmente sta tornando. Il film è la terza parte della trilogia “domestica” di Luca Ferri, ovvero tre film girati integralmente all’interno di tre ambienti domestici in altrettanti formati e modalità narrative diverse. In questo documentario entriamo nei 20 metri quadrati dello spoglio soggiorno della casa di Bianca, che ha sempre le persiane semi abbassate ed è illuminata esclusivamente da candele perché non c’è corrente elettrica. Sembra sempre di essere all’ora del crepuscolo. Il film è stato presentato all’ultimo Festival Internazionale del Cinema di Berlino e in altri contesti internazionali.

MOSTRA PERMANENTE: UNA CITTÀ FUORI DAL COMUNE – fotografie di Davide Conte

Davide Conte ha inaugurato un modo nuovo di essere al tempo stesso fotografo e amministratore, raccontando su Instagram la città di Bologna e l’impegno di amministratore pubblico (come assessore al bilancio del Comune di Bologna) fondendo immagini di grande suggestione e riflessioni sul senso più genuino della “res publica”, come fossero pagine visionarie di un diario intimo/pubblico, tra politica, spiritualità e giornalismo. Al festival sono in esposizione 20 fotografie.

INSTALLAZIONE PERMANENTE: GENTILEZZA/LEGGEREZZA – installazione di Andrea FerratoMETABOX Sensibilità Aumentata

Due parole che sembrano uscite da un’altra epoca e che sono più che mai necessarie nei nostri tempi: nell’installazione di Andrea Ferrato “Gentilezza” e “Leggerezza” sono due scatole di metallo, con le quali i visitatori sono invitati a interagire tramite un qr-code attraverso il quale possono inviare la loro idea di “gentilezza” e “leggerezza” che sarà poi pubblicata sul sito dell’artista. Il progetto è una produzione del collettivo multidisciplinare “METABOX sensibilità aumentata”.