Dalla, Morandi e l’Emilia. Lucio Dalla. Lavita, le canzoni, le passioni a nove anni dalla scomparsa dell’ artista

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BOLOGNA – 1° marzo 2012 – 1° marzo 2021. Nove anni fa ci lasciava Lucio Dalla, un artista bolognese geniale e innovativo, conosciuto e ricordato in tutto il mondo.

Un omaggio a lui e alla sua musica:

“LUCIO DALLA. La vita, le canzoni, le passioni”
di Salvatore Coccoluto

«La cosa che mi piace di più non è mai quella che sto facendo ma è quella che farò il giorno dopo, anche se non la so fare».

Lucio Dalla

Un estratto del capitolo: “Dalla, Morandi e l’Emilia”

Quando si parla di Lucio non si può trascurare un’amicizia speciale tutta emiliana durata quarantanove anni: quella tra lui e Gianni Morandi. E pensare che era iniziata casualmente, lontano da Bologna, nel 1963, quando si incontrarono al Teatro Greco di Taormina.

Gianni aveva già inciso Andavo a cento all’ora e Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte, mentre Lucio suonava il clarinetto e, nonostante le prime esperienze nel mondo del pop, si considerava ancora un musicista jazz. Ascoltava Ray Charles, Miles Davis, John Coltrane e cercò immediatamente di mostrare quella realtà musicale al suo nuovo amico che ai tempi interpretava canzonette.

Nacque così un rapporto magnifico, di fratellanza, di frequentazione quotidiana, di scambio e confronto, caratterizzato anche dalla comune passione per i colori del Bologna Calcio. Un’amicizia che si cementò con il passare del tempo, nonostante entrambi vivessero spesso lontano da Bologna e dall’Emilia.

Lucio, abituato ad attribuire un soprannome a tutti, lo chiamava “socio”, “fratello”, ma anche “Psycho”: «Io venivo dalla montagna, e per i bolognesi di città, come lui, quelli di montagna erano mezzi matti. Mi vedeva arrivare e diceva: “Ecco il pazzo: hai fatto 12 chilometri di corsa, oggi?”» ha ricordato Morandi in un’intervista rilasciata a «TV Sorrisi e Canzoni» nel 2013. L’amicizia si trasformò anche in un fortunato sodalizio artistico, quello che li vide protagonisti con il disco Dalla/Morandi e un lungo tour, prima in Italia e poi all’estero.

In realtà le loro strade musicali si erano già incrociate per la prima volta nel 1970, quando Lucio aveva scritto la musica di Occhi di ragazza, portata al successo da Gianni. Poi non avevano più collaborato perché negli anni Settanta Dalla era impegnato a far decollare la propria carriera, mentre Gianni doveva fare i conti con un’Italia diversa, caratterizzata dalla contestazione nelle università e nelle fabbriche, che trovava le sue canzoni troppo leggere e per niente allineate al clima di lotta che c’era nelle strade.

A cavallo tra gli anni Settanta e gli Ottanta, Dalla aveva conosciuto un successo travolgente con album che contenevano capolavori come Anna e Marco e Futura, mentre Morandi a fatica era tornato a conquistare il pubblico con Canzoni stonate, Chiedi chi erano i Beatles, Uno su mille, fino alla felice partecipazione al Festival di Sanremo del 1987, con Enrico Ruggeri e Umberto Tozzi, dove interpretarono Si può dare di più, brano che si classificò al primo posto.

In quel periodo Lucio, reduce dal successo travolgente di Caruso, ebbe l’idea di una collaborazione artistica con Gianni. Sempre assetato di novità e di nuovi stimoli, si divertì moltissimo a lavorare a questo progetto, complice quell’innata curiosità per l’altro che ha caratterizzato la sua intera esistenza. In questo lavoro entrambi decisero di coinvolgere nomi prestigiosi della musica italiana., a cominciare da Ron, Mauro Malavasi, coproduttore del disco insieme a Dalla, e Francesco Guccini, che mise parole, voce e cuore nel brano Emilia. Poi intervennero altre firme pesanti come quelle di Riccardo Cocciante, Mogol e Franco Battiato.

Dalla si sbizzarrì a far convivere il pop e la musica d’autore con momenti jazz, che si ritagliò insieme a Franco D’Andrea e Ares Tavolazzi, con il riadattamento di un pezzo di Thelonious Monk, Misterioso. Ancora una volta in sala di registrazione Lucio fece da autentico regista: godette nel rimaneggiare arrangiamenti, restituire nuova vita a vecchi pezzi e a proporne di nuovi, accostando anime compositive diverse. Mentre Morandi mise nel disco le sue grandi doti di interprete, che furono la sua arma vincente anche nel lungo live che attraversò prima l’Italia e poi l’Europa, arrivando fino al Canada e agli Stati Uniti, per un totale di circa 130 date, con un memorabile concerto al Madison Square Garden di New York. Nel corso dello spettacolo i due artisti si scambiavano le canzoni e a voltre cantavano insieme.

L’album Dalla/Morandi vendette oltre un milione di copie, merito anche dell’inedito Vita, firmato da Mogol e Lavezzi, e da cui venne tratto un video musicale in continua rotazione in tv. Il pezzo originariamente doveva chiamarsi Cara, come una canzone scritta da Lucio qualche anno prima. Ma siccome il brano non si prestava a essere cantato da due voci maschili, Lucio chiamò Mogol e gli chiese il permesso di inserire la parola Vita al posto di Cara. Il resto è storia.

Vita in te ci credo
Le nebbie si diradano
E oramai ti vedo
Non è stato facile
Uscire da un passato
Che mi ha lavato l’anima
Fino quasi a renderla un po’ sdrucita.

L’album conteneva altri pezzi pregevoli, a cominciare dal raffinato inedito Cosa resterà di me, scritto da Franco Battiato appositamente per questo progetto e cantato da Gianni Morandi. Il brano venne pubblicato alla fine del 1988 dallo stesso artista catanese, nel disco Giubbe Rosse, con qualche modifica al testo e lo stravolgimento del titolo, che divenne Mesopotamia. Lucio decise poi di rivisitare uno dei grandi successi di Gianni del 1966, C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones, proponendola con una veste sonora fresca, accattivante e moderna. Su sollecitazione di Morandi, che chiese a gran voce un inedito, tirò poi fuori una sua nuova perla d’autore dal titolo Felicità.

Ah felicità
su quale treno della notte viaggerai
lo so…
che passerai…
ma come sempre in fretta
non ti fermi mai.

Un episodio importante di questo disco, interpretato a tre voci, è il brano Emilia, firmato da Francesco Guccini e dallo stesso Lucio, nel quale celebrano con orgoglio e forte senso di appartenenza le loro origini emiliane. «Lucio compose la musica, io il testo» ha ricordato Francesco Guccini nel 1999 sempre nella biografia Un altro giorno è andato.

Anche se Dalla non amava un verso che invece a me piaceva e piace ancora molto: «Passeggia un cane e abbia al vento un uomo». L’avrebbe cantata poi anche Gianni Morandi, che però non riusciva a farla sua; allora, un giorno venne da me un po’ perplesso e disse: «Scusa Francesco, ma non mi piace poi tanto questa immagine delle terre amare». E io a dirgli che non erano “terre amare”, ma “terramare”. Il perplesso Morandi non conosceva la civiltà pre-etrusca delle terramare della pianura padana, misteriosamente scomparsa e fatta di villaggi circondati da palizzate e spesso costruiti su palafitte.

Emilia allungata tra l’olmo e il vigneto
voltata a cercare quel mare mancante
e il monte Appennino raccontando un segreto diventa un gigante
lungo la strada, tra una piazza e un duomo
hai messo al mondo questa specie d’uomo
vero, aperto, finto e strano
chiuso, anarchico, verdiano,
brutta razza l’emiliano.

La fine del tour Dalla/Morandi segnò anche la separazione degli Stadio da Dalla. La band che Lucio aveva assemblato alla fine degli anni Settanta, forgiandola a propria immagine e somiglianza, negli anni Ottanta aveva realizzato quattro album, l’omonimo Stadio, La faccia delle donne, Canzoni alla radio e Canzoni allo stadio, partecipato al Festival di Sanremo con alterne fortune e perso qualche pezzo per strada. Si affacciava così verso la fine del decennio con la necessità di avere maggiore autonomia nelle scelte artistiche, distaccandosi da una figura ingombrante come quella del cantautore bolognese, ormai diventato un padre-padrone.

La band di Curreri volava verso nuovi lidi, mentre Lucio continuava nel suo lavoro di produttore. Nel 1989, infatti, si occupò insieme a Mauro Malavasi del nuovo disco di Morandi, Varietà, firmando cinque delle otto tracce dell’album, tra cui la graffiante Bella signora, successo e traino del disco. Suonò tastiere e sax, si occupò dei cori, insomma, si divertì come sempre nel costruire il nuovo lavoro del suo “socio”.

Bibliografia, fonti web e video
Io e Lucio su Canale 5, Morandi ricorda Dalla, TG5, 29 dicembre 2018.
Intervista Morandi: il mio ricordo di Lucio Dalla, trasmissione televisiva Verissimo, Canale 5, 21 dicembre 2013.
Silvia Fumarola, Morandi: era generoso in 49 anni tante discussioni ma mai uno screzio vero, «La Repubblica», repubblica.it, 3 marzo 2012.
Franco Bagnasco, Gianni Morandi racconta 50 anni di amicizia con Lucio Dalla, sito web lospettacolodevecontinuare.com, febbraio 2013.
Gaetano Curreri con Fabio Masi, Generazione di fenomeni – Stadio, quarant’anni nel cuore della musica italiana, Rai Eri, 2017.
Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto, Un altro giorno è andato, Giunti, 1999.

Salvatore Coccoluto (Terracina, 1978) è scrittore, saggista e critico musicale. Collabora con il magazine «La Freccia», il settimanale «Note» e Radio Web Italia. Per anni ha scritto per ilFattoQuotidiano.it, Oggi.it e LeiWeb.

È autore di numerosi libri, fra i quali ricordiamo Franco Califano. Non escludo il ritorno; Mia Martini. Almeno tu nell’universo; Pino Daniele. Una storia di blues, libertà e sentimento; Gianna Nannini. Amore e musica al potere; Ezio Bosso. La musica si fa insieme; Gioco Partita Incontro. Le imprese dei campioni del tennis italiano, da Nicola Pietrangeli a Flavia Pennetta.