Modena

Dal Consiglio un “abbraccio collettivo all’oste Ermes”

L’assemblea ha dedicato un ricordo al titolare dello storico locale di via Ganaceto. Sindaco: “Faremo sì che la memoria del suo stile sia fonte di ispirazione”

MODENA – Un abbraccio collettivo a Ermes Rinaldi, “l’oste per antonomasia”, a sua moglie Bruna e ai figli Anna e Andrea. Così il Consiglio comunale di Modena, nella seduta di ieri, giovedì 9 giugno, ha salutato con le parole del sindaco Gian Carlo Muzzarelli il titolare dello storico locale di via Ganaceto, scomparso nei giorni scorsi.

Sottolineando la reazione commossa di tutta Modena alla notizia della morte di Ermes, “con tante attestazioni di affetto per un vero e proprio simbolo per la città”, il sindaco ne ha ricordato “i modi apparentemente burberi, ma profondamente bonari, che non riuscivano a nascondere un cuore grande e un modo tutto suo di fare comunità”.

In tanti, in questi giorni, ha detto ancora Muzzarelli, hanno raccontato il proprio ricordo di Ermes, “ognuno con la sua esperienza particolare di un pranzo in via Ganaceto e con la voglia di condividerla, proprio come quei pranzi erano una condivisione, non solo del tavolo, ma anche delle chiacchiere, dei sorrisi, delle battute, delle cose che fanno stare bene quando ci si ritrova tra amici, quando ci si ritrova in famiglia. Ecco, ciò che accomuna tutti questi ricordi è che pranzare da Ermes era un modo per stare come si sta in famiglia”.

La trattoria di Ermes era una bottega storica della città, con il suo oltre mezzo secolo di vita, ma non era solo quello, era una tappa obbligata della geografia cittadina dei sentimenti, se volevi davvero conoscere e far conoscere Modena nel profondo.

“Credo – ha concluso il sindaco – che la città dovrà trovare il modo, insieme alla famiglia, di ricordare in modo adeguato la figura di Ermes per far sì che la memoria del suo stile, del suo cuore grande a servizio della comunità, continui a essere per tutti noi una fonte di ispirazione. Dovremo farlo senza troppa retorica, attenti a rispettarne la memoria autentica e a non prenderci un rimbrotto da lassù. Ciao Gabiàn”.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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