BOLOGNA – Una serata per ricordare Antonio Tarantino, il drammaturgo scomparso 3 mesi fa, una delle personalità più potenti e originali della scena italiana degli ultimi decenni. Il festival “Cuore d’Italia” rende omaggio a Tarantino con uno spettacolo e un film. Il suo testo “Cara Medea” viene portato in scena da Francesca Ballico. A seguire, sarà presentato il documentario “Noi, Antonio” di Paolo Perlotti (2019) co-sceneggiato dallo stesso Tarantino, che alterna interviste all’autore stesso e a testimoni come Marco Martinelli, Maria Paiato, Valter Malosti e Giuseppe Marini, a rievocazioni dei personaggi delle sue opere. La serata prevede anche la replica del monologo di Davis Tagliaferro “Il tesoro di Manuch”, mentre prosegue l’installazione di “arte tessile” di Gloria Campriani intitolata “Tirar le fila”. L’appuntamento è a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; tel. 333.4666333; www.teatridivita.it; app scaricabile dal sito). Il festival “Cuore d’Italia” rientra nel festival “Bologna Estate 2020” del Comune di Bologna, ed è sostenuto con il contributo della Regione Emilia Romagna e della Fondazione del Monte.
Noi, Antonio
(Italia 2019, 103’)
regia Paolo Perlotti
con Antonio Tarantino, Maria Paiato, Valter Malosti, Marco Martinelli e Giuseppe Marini.
Un’intervista, un documentario, un atto d’amore. Con e per Antonio Tarantino, uno dei maggiori drammaturghi italiani contemporanei, scomparso lo scorso aprile. Quello di Tarantino è un mondo popolato di ultimi, di uomini e donne sconfitti, fissati in un fermo-immagine del proprio cammino, spesso dolente ma sempre ricco di dignità. L’umanità che emerge da questa narrazione cinematografica è sfinita, straziata. Eppure, sul fondo di questa disperazione, si potrà intravedere la speranza, un piccolo lume nell’oscurità. Il film mostra al pubblico i personaggi creati dall’autore negli ultimi 25 anni, attraverso interviste, reading e sequenze di alcuni spettacoli tratti dalle sue opere. Non un documentario in senso classico, ma un mosaico. Per la prima volta, il Maestro si racconta in un’intervista; partecipano alla costruzione del filo narrativo le voci e i volti di alcuni attori che negli anni lo hanno conosciuto: Maria Paiato, Valter Malosti, Marco Martinelli e Giuseppe Marini.
Cara Medea
di Antonio Tarantino
regia e interpretazione Francesca Ballico
produzione Teatri di Vita
Medea la barbara, la straniera, porta la voce di lingue sconosciute, la ferita della carne degli uccisi, il sacrificio dei figli, fatti a pezzi per Giasone, il moderno, lo scaltro, il pragmatico. Nella versione di Antonio Tarantino, scomparso lo scorso aprile, dietro i nomi del mito si arrabattano due disgraziati, offesi dalle guerre, rovinati dal vino cattivo, e dalle prestazioni sessuali consumate tra i camion nelle strade di frontiera. Nella sua interpretazione, Francesca Ballico, inchioda la sua Medea alla comunicazione di una grottesca telefonata d’amore impossibile che ricorda La voce umana di Cocteau, sputando dentro la cornetta dolore e sarcasmo in un impasto linguistico che mescola idiomi slavo-balcanici con l’italiano corrotto di Tarantino e il friulano. Una vera “prova d’attrice” per un monologo che attraversa 6 lingue, senza mai trovare requie, proprio come la Medea straniera del mito. Ha scritto lo stesso Antonio Tarantino su questa versione di Francesca Ballico: “La scelta di ripetere e riprendere il testo di Cara Medea in diverse lingue dell’est europeo corrisponde esattamente alla mia intuizione drammaturgica originaria: dove il personaggio del mito viene precipitato in un inferno di irreali realtà post belliche, in un mondo che s’insegue vanamente alla ricerca di un senso di sé che forse non ha mai avuto, prima ancora di averlo smarrito. “Altro che pompini!” esclama la protagonista – un’infanticida – pensando a ben altri delitti riassunti tutti in un nome terribile: Sobibor. Un nome tra i tanti confuso in una assurda geografia, in un folle percorso al termine del quale un inebetito Giasone attende il ritorno della sua cara Medea. Interpretata con grande intensità da Francesca Ballico” (Antonio Tarantino).
Il tesoro di Manuch
di e con Davis Tagliaferro
realizzato con il contributo di SMart
con il sostegno di Teatro della Pergola/Teatro della Toscana
La lettura e la cultura come occasione di riscatto: è questo il cuore de “Il tesoro di Manuch”, monologo di narrazione di Davis Tagliaferro, protagonista di diverse produzioni di Teatri di Vita (“Is,Is Oil”, “Bologna 900 e duemila”, “Biglietti da camere separate” e il film “Gli anni amari”). E’ la storia di un bambino rom che vive nelle baracche della periferia di Roma, abituato a compiere piccoli furti nelle case dei ricchi. In una di queste occasioni ruba un baule, ma quando riuscirà ad aprirlo scoprirà che contiene solo libri, e così cerca di sbarazzarsene rifilandolo a un vecchio che vive in una baracca. Ma il vecchio gli chiede “Ti piacciono le storie?”, e giorno dopo giorno mostra al bambino le straordinarie possibilità della lettura e della scrittura. Nello spettacolo rimbalzano testi di grandi autori in una sorta di compendio e viatico per un’educazione letteraria, da Pasolini a Neruda, da De Filippo a Trilussa, da Palazzeschi a Leopardi. Invitando tutti noi a lasciarci andare in questo viaggio con le parole e le storie…
Gloria Campriani, “Tirar le fila”
La rassegna delle artiste della “fiber art” prosegue con l’installazione creata da Gloria Campriani dal titolo “Tirar le fila”. Il suo processo creativo non prevede l’utilizzo di alcuno strumento tecnico eccetto l’uso delle mani al fine di realizzare trame, come mostra anche in molte sue performance che accompagnano le installazioni. Il suo particolare metodo Off loom, senza l’utilizzo di telai, prevede l’annodamento a mano. Il linguaggio simbolico legato al filo rimanda per lei all’idea di connessione, contaminazione e legame fra gli eventi, focalizzando il comportamento umano in termini di interazione tra stati mentali e situazioni sociali. Ha realizzato mostre personali e collettive in molti contesti, dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze all’Institut Culturel Italien de Marseille, dal Palazzo Ducale di Genova al MART di Rovereto, dal Centro per l’Arte Contemporanea “Luigi Pecci” di Prato al Palazzo Ca’ Zanardi di Venezia.
Omaggio ad Antonio Tarantino
a 3 mesi dalla sua scomparsa
con lo spettacolo “Cara Medea” e il docufilm “Noi, Antonio”
In replica anche “Il tesoro di Manuch” di Davis Tagliaferro.
Nel parco, l’installazione di fiber art di Gloria Campriani
A Bologna, Teatri di Vita 19 luglio 2020