Bologna

Coronavirus, lavoro e diseguaglianze sociali: l’impatto della pandemia sulla qualità della vita

I risultati dell’indagine condotta nelle prime settimane di ottobre su duemila residenti a Bologna e nell’area metropolitana

BOLOGNA – Nelle prime due settimane del mese di ottobre del 2020, l’ufficio comunale di Statistica e il Servizio Studi e Statistica della Città metropolitana di Bologna hanno condotto in collaborazione con SWG una nuova indagine, mediante rilevazione telefonica e via web, su 2.000 residenti tra i 18 e i 60 anni di Bologna e dell’area metropolitana, per indagare l’impatto del Covid-19 sull’occupazione e sul capitale sociale, la percezione delle proprie condizioni e per rilevare priorità e prospettive dei bolognesi. La pandemia del coronavirus ha reso infatti necessario ripensare la consueta indagine demoscopica sulla percezione della qualità della vita nella Città metropolitana e nel Comune di Bologna. La fotografia riguarda la situazione delle prime settimane di ottobre, quando non erano ancora intervenute le misure restrittive che poi hanno caratterizzato la cosiddetta seconda ondata del contagio.

L’impatto più forte è sul lavoro
L’impatto del Covid-19 sull’esperienza lavorativa è stato particolarmente forte. A livello territoriale la pandemia ha avuto conseguenze maggiori sugli abitanti del Comune di Bologna, dove è stato più alto il ricorso al lavoro a distanza che, per circa 3 lavoratori su 4, è stata una novità assoluta e tra le donne il lavoro esclusivamente da casa è stata la modalità prevalente.

Al momento dell’indagine, il 61% degli occupati lavora in sede (dato che sale al 64% per i giovani, e cala al 53% tra i residenti del Comune di Bologna), il 30% circa mantiene forme di lavoro a distanza e l’8% complessivamente non lavora (11% a Bologna, 7% nel resto dell’area metropolitana).
La preoccupazione di perdere il posto di lavoro coinvolge un lavoratore su 10, a fronte di un dato nazionale pari a circa il 50%. Nel solo comune di Bologna la quota di intervistati che considera a rischio il proprio lavoro ammonta al 19%.

A livello metropolitano la percentuale di coloro che dichiara di essere pronto a cercare maggiore fortuna all’estero è pari al 10%; a Bologna sale al 17%. La differenza territoriale si riscontra anche tra i giovani: investe il 15% di quelli metropolitani e il 21% di quelli residenti nel solo Capoluogo.

La pandemia ha aggravato il carico di cura tra le donne
Il carico di cura ricade soprattutto sulla famiglia e in particolare sulle donne. L’impegno risulta decisamente gravoso (molto o abbastanza) per l’85% di coloro che devono seguire soggetti disabili, soprattutto nel capoluogo (87%) rispetto agli altri comuni dell’area metropolitana (82%), con un aumento all’88% per le donne della fascia di età 35-49. Il carico rimane elevato anche per chi segue bambini sotto i 6 anni, 76% in media (81% in città e 70% nel resto del territorio) e per chi deve accudire anziani (63%) o adolescenti (65%), sempre con una prevalenza in città.

Chi si è fatto carico di assistere persone con disabilità, durante il lockdown, ha fatto ricorso alla riduzione volontaria degli orari di lavoro (9%), in particolare le donne della fascia di età 35-49 (11%) e con un’incidenza prettamente cittadina (Bologna 15%) rispetto agli altri comuni (4%). Da segnalare anche il ricorso ad una maggiore assistenza esterna, facilitata dalla fruizione di bonus (baby sitter/centri estivi) al 13% (19% nel comune di Bologna) e sussidi come congedo parentale straordinario, aspettativa, legge 104/92, ciascuno utilizzato nel 7-8% dei casi nel territorio metropolitano e nel 15-16% a Bologna.

L’impegno di cura è percepito più gravoso tra coloro che abitano all’interno del Comune di Bologna, mentre si affievolisce negli altri Comuni dell’area metropolitana. L’analisi evidenzia peraltro due modelli piuttosto diversi, con i cittadini di Bologna che fanno ricorso a un set differenziato di risorse territoriali, mentre fuori dalla città è maggiore il supporto delle reti primarie.

Il Covid-19 ha accentuato le disuguaglianze sociali
Gli effetti economici del Covid-19 non sono equamente distribuiti tra i diversi gruppi sociali, aumentando sensibilmente le difficoltà dei soggetti più deboli: coloro che affermano di arrivare a fine mese con qualche o con molta difficoltà ammontano al 27% dei rispondenti. Tra questi, il 57% indica un peggioramento della situazione economica rispetto allo scorso anno.
Quasi un quarto (23%) del campione (il 28% nel Comune di Bologna e il 20% negli altri comuni metropolitani) negli ultimi mesi ha avuto difficoltà a fare fronte alle spese ordinarie e più della metà dei bolognesi non è riuscita a risparmiare.
Il 79% dei cittadini metropolitani bolognesi ritiene che la propria situazione economica resterà invariata nei prossimi mesi. Tra chi azzarda un pronostico, il 10% pensa che peggiorerà a fronte di un 6% di ottimisti.

Qualità della vita
La quasi totalità dei bolognesi si ritiene soddisfatta della propria vita, con un punteggio medio di 7,4. La soddisfazione maggiore deriva dalle relazioni familiari, amicali e dalla propria condizione abitativa: oltre il 90% dei bolognesi esprime appagamento.
Nonostante ciò lo stato psicologico dei rispondenti, al momento della rilevazione, evidenzia prevalentemente due emozioni contrastanti: incertezza e speranza.
Il periodo del lockdown è stato vissuto con paura e fatica, soprattutto per l’isolamento che ha reso più fragili anche da un punto di vista psicologico. Tra i giovani è stata particolarmente impattante la limitazione delle attività del tempo libero.

Al centro delle preoccupazioni: sanità, situazione economica, futuro dei giovani
I principali problemi evidenziati dai bolognesi durante la pandemia riguardano l’emergenza sanitaria (47%) e la conseguente situazione economica (41%). Inquietudini espresse anche per futuro dei giovani (39%) e lavoro (38%).
La rilevazione dei bisogni e l’individuazione degli interventi di politica pubblica risente pesantemente della situazione pandemica in corso. Ad oggi i bisogni continuano a concentrarsi soprattutto nell’area sanitaria e si vorrebbe vedere un investimento pubblico più specifico sulla scuola, la cui qualità preoccupa in prospettiva oltre il 40% del campione.
A livello territoriale le limitate differenze si concentrano su una maggiore richiesta di servizi socio-assistenziali proveniente dagli abitanti di Bologna.
Oltre la metà degli intervistati è preoccupata per una prospettiva di impoverimento generalizzato e di crescita della tassazione.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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