E’ il test “drive through”, già provato con successo in Corea del Sud e in Australia, che prevede l’esecuzione del tampone direttamente alla persona, con il quale si è preso appuntamento, rimanendo a bordo della propria automobile. Il tutto in maniera sicura e veloce.
Si tratta di una sperimentazione appena avviata e prevede la realizzazione di un vero e proprio tampone rino-faringeo (non un’analisi sugli anticorpi) su persone risultate clinicamente guarite (divenute prive dei sintomi dell’infezione) che necessitano di effettuare il tampone due volte -a distanza di almeno 24 ore uno dall’altro- prima di essere dichiarate guarite a tutti gli effetti.
Ma un secondo obiettivo è anche quello di aumentare il numero di tamponi da eseguirsi quotidianamente rendendo il sistema più efficiente e accorciando i tempi di accertamento delle guarigioni a tutti gli effetti e non solo clinicamente.
In Emilia-Romagna la prima a partire con questi test è stata l’Azienda sanitaria di Bologna il 14 marzo scorso. Quattro le sedute di tampone in automobile eseguite nei giorni scorsi presso la sede del Dipartimento a San Lazzaro, 2 alla settimana, 250 le persone già sottoposte a tampone. Aumentata e velocizzata sensibilmente anchela capacità di effettuare i tamponi da parte dei servizi di Igiene pubblica dell’Azienda Usl di Bologna, con una media di 1 tampone ogni 5 minuti, 12 all’ora.
Come funziona
Il tampone viene eseguito su gruppi di persone invitate dal Dipartimento di Sanità Pubblica. Le persone vengono convocate con un sms il giorno prima e ricevono un messaggio di posta elettronica con le indicazioni per raggiungere la sede. E’ obbligatorio presentarsi in automobile, preferibilmente da soli.
Il foglio e l’sms con l’appuntamento non sostituiscono l’autodichiarazione, che va sempre compilata, ma vanno mostrati in caso di controllo. Ricordiamo che Le Forze dell’Ordine ogni giorno ricevono l’elenco delle persone che hanno l’appuntamento per il giorno successivo.
Nel caso in cui l’esito del tampone sia negativo, il test va ripetuto il giorno dopo. Dopo il secondo esito negativo finisce il periodo di quarantena e le persone saranno informate dagli operatori delle Aziende sanitarie. Nel caso in cui, invece, il tampone sia positivo, questo andrà ripetuto dopo una settimana.
Si invitano i cittadini a non telefonare ai servizi per chiedere di essere inseriti negli elenchi degli appuntamenti, che sono programmati sulla base di un database. Si ricorda che non è possibile presentarsi in accesso diretto, senza avere ricevuto l’sms con l’appuntamento; chi si auto-presenta senza aver ricevuto l’appuntamento rischia le sanzioni previste in caso di accertamento da parte delle forze dell’ordine e della polizia locale.
La sperimentazione si estende a Reggio Emilia e Cesena per le persone clinicamente guarite
Da oggi è attiva la prima struttura a Reggio Emilia, nella camera calda del vecchio pronto soccorso, dove, come nelle altre sedi provinciali, le persone potranno entrare, fare il tampone senza scendere dall’auto e uscire senza dovere fare manovra. Gli appuntamenti sono fissati ogni 10 minuti.
A Guastalla e a Castelnovo Monti le strutture sono state allestite dalla Protezione Civile, mentre a Scandiano e Correggio saranno approntate nelle camere calde dei Pronto Soccorso e a Montecchio nella camera calda del vecchio Pronto Soccorso.
A Cesena sono state montate ieri, 27 marzo, una tenda ed un gazebo nel parcheggio dell’Ospedale Bufalini di Cesena, per realizzare un terzo “transit point” per tamponi di controllo. Le strutture sono state allestite dai volontari del Coordinamento provinciale del volontariato di Forlì-Cesena.
Per le persone sole in casa
Intanto alle persone sintomatiche che possono permanere al domicilio vengono garantite dal proprio medico curante il monitoraggio e l’assistenza necessarie per tutta la durata della malattia anche attraverso le Unità speciali di continuità assistenziale (USCA) del territorio, in raccordo con i dipartimenti di sanità pubblica.
L’assistenza delle persone anziane e disabili ospiti nelle strutture residenziali
Per quanto attiene l’assistenza alle persone anziane e con disabilità ospitate in strutture residenziali, la Regione ha fornito indicazioni operative sia su come prevenire la diffusione delle infezioni da Covid-19 attraverso una corretta gestione dei casi sospetti o accertati sia su come proteggere gli operatori. Quando vi siano casi probabili/confermati di infetti ospitati nella struttura residenziale, è fondamentale innanzitutto isolare sia il residente affetto da Covid-19 (in stanza singola o, in caso di molteplici pazienti Covid-19, insieme nella stessa stanza, cohorting) che altri eventuali residenti divenuti contatti. Poi bisogna mettere in atto soluzioni terapeutiche adeguate alle caratteristiche del paziente in raccordo con le Unità di Malattie Infettive.
E proprio per attenuare il senso di isolamento le strutture devono facilitare i contatti dei residenti con i propri famigliari per via telematica e con video chiamate.
Ovviamente, in questa fase, ai nuovi accessi deve essere garantita all’ingresso una visita medica finalizzata ad accertarsi che non vi siano situazioni di rischio in atto: se il medico della struttura verifica che la persona si trova nella condizione di “caso sospetto”, “caso probabile”, “caso confermato” l’ammissione in strutture o nuclei residenziali non specificatamente dedicate alla cura di persone colpite da Covid-19 non è possibile.
Infine, per monitorare l’andamento dei contagi nelle residenze è stato attivato un flusso informativo regionale che permette di conoscere i dati sugli isolamenti in residenza, sui ricoveri in ospedale, sui guariti e sui decessi degli ospiti delle strutture.
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