“Dozza: nuova aggressione ai danni di un agente di Polizia Penitenziaria
Un’altra aggressione si è compiuta, ieri pomeriggio, presso il primo piano “giudiziario” del carcere della Dozza, ai danni di un agente di Polizia Penitenziaria.
Un detenuto di circa 30 anni (non mi interessa la nazionalità!!!) ha aggredito un agente e ne ha minacciato altri, con una bomboletta di gas ed un accendino, concludendo l’azione incendiando un lenzuolo, all’interno della cella, come riportato dal notiziario Bologna Today.
Il Sinappe chiede alla Dirigenza dell’Istituto di procedere in maniera urgente all’attivazione di procedure che permettano lo spostamento di questa persona, considerato che lo stesso detenuto si è reso protagonista di ripetuti atti violenti.
Pertanto, considerato che la pazienza è la virtù della gente che ha del tempo da perdere, rivendico di essere politicamente scorretta, anzi scorrettissima, soprattutto se mi si vuole imporre la sottomissione al pensiero unico rappresentato dal dictat buonista del “nessuno tocchi Caino” ed io mi chiedo e vi chiedo, a quel “povero Cristo” di Abele perché non pensa mai nessuno?
Se permettete, in questi frangenti, io mi schiero con gli agenti di Polizia Penitenziaria che mettono a repentaglio quotidianamente la propria incolumità, spesso sbeffeggiati, derisi, insultati e condannati dall’opinione pubblica se osano reagire agli assalti violenti di alcuni detenuti particolarmente aggressivi e violenti.
Chi non rispetta gli uomini in divisa nega la stessa idea di democrazia ed il suo autentico e corretto esercizio.
Queste reiterate violenze nei confronti del personale penitenziario non possono rimanere senza risposta da parte di coloro che hanno il dovere istituzionale di proteggere un lavoro svolto in condizioni che peggiorano giorno dopo giorno.
L’ora delle sterili parole è conclusa, quello che vogliono gli agenti sono i fatti, perché se avessero voluto solo parole, si sarebbero comprati un dizionario della lingua italiana; quindi, per quel che può contare, piena solidarietà agli agenti di Polizia Penitenziaria aggrediti e colpevoli unicamente di svolgere con professionalità ed abnegazione il proprio dovere, in condizioni quantomai precarie ed a fronte di carenze strutturali che la politica continua ad ignorare ed a non colmare.
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