Consiglio comunale, l’intervento d’inizio seduta della consigliera Giulia Di Girolamo

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BOLOGNA – Di seguito, l’intervento d’inizio seduta della consigliera Giulia Di Girolamo (Partito Democratico).

“Collaborazione del boss Grande Aracri. Un’opportunità più unica che rara.
Un’opportunità più unica che rara, come l’ha definita il professor Nicaso in un’intervista al Carlino, quella che si è presentata davanti ai magistrati, in primis Nicola Gratteri, il primo magistrato con cui Grande Aracri ha chiesto di parlare. Il boss Nicolino Grande Aracri, colui che, grazie alla sua forte vocazione imprenditoriale, è riuscito dalla Calabria ad espandersi fino in Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna e a tessere rapporti e reti con uomini delle istituzioni, politica ed imprenditoria, ha deciso di collaborare con la giustizia. Un’occasione unica, come ci insegna la storia della ‘ndrangheta, in cui non si ravvisano personaggi di questo calibro che abbiano mai deciso di diventare collaboratori di giustizia in maniera improvvisa.

Protagonista di tutti i fatti di ‘ndrangheta in Emilia da 30 anni, negli anni 80 ha esportato il modello al nord, coniugando la sua inclinazione alla violenza (ricordiamo che è stato condannato per l’omicidio di Antonio Dragone a Cutro e nello stesso processo Aemilia in primo grado per l’omicidio a Brescello di Pasquale Ruggiero) con quella affaristica ed imprenditoriale, coinvolgendo i cosiddetti colletti bianchi nei suoi affari in Emilia Romagna. Inoltre vantava di guidare 500 uomini, un vero e proprio esercito nato dalla guerra contro la famiglia dei Dragone e che successivamente ha inglobato anche professionisti e imprenditori. Negli anni la storia di Nicolino Grande Aracri ha subito un’importante evoluzione nel panorama criminale: da capoclan spietato a imprenditore attivo in diversi campi nella nostra regione. Questo passaggio gli ha consentito di inserirsi a pieno nel tessuto politico-economico del’Emilia Romagna e oggi, la sua collaborazione fa letteralmente tremare tutti coloro che hanno favorito questa sua ascesa.

Oggi quindi, a fronte della sua decisione di collaborare, si apre uno scenario nuovo per la comprensione dell’infiltrazione della ‘ndrangheta in Emilia Romagna. Come ha affermato il professor Nicaso, ‘sarà interessante capire se si sono sviluppati dei “locali” di ‘ndrangheta anche nei nostri territori’.

Come ho già detto all’inizio del mio intervento non è certo consuetudine, per un boss di ‘ndrangheta percorrere la strada della collaborazione, come ci insegna la storia, e questo segnale importante è, a mio avviso, anche il frutto dell’impegno degli organi inquirenti sull’intero territorio nazionale e verso i quali rinnovo un sentito ringraziamento per il lavoro svolto, e del lavoro costante che i magistrati hanno compiuto nel territorio emiliano romagnolo, decimando con gli arresti gran parte degli affiliati al boss Grande Aracri, sottraendo loro grandi quantità di patrimoni. Con tutta la cautela espressa dai magistrati auspico che le sue parole, qualora trovassero riscontro, possano far luce in maniera ancor più approfondita sugli affari delle cosche, sui rapporti della ‘ndrangheta con la politica e l’imprenditoria del nostro territorio.

Nel frattempo noi dobbiamo continuare ad attuare un monitoraggio costante e a cercare di prevenire il più possibile fenomeni di infiltrazione, soprattutto, come ribadisco da tempo, in questo periodo di pandemia. Per questo ritengo urgente approvare il protocollo che ho proposto tempo fa per il contrasto all’usura, che oggi viene utilizzata anche per ottenere consenso sociale laddove lo Stato arriva in ritardo con gli aiuti, e al riciclaggio, fenomeni pericolosi che oggi possono colpire le attività economiche e commerciali già fortemente compromesse dalla crisi economica. Nel caso del riciclaggio il rapporto sui dati del secondo semestre 2020 della UIF-Bankitalia segnala che l’Emilia-Romagna è la prima regione ‘rossa’, seguita da Sicilia e Calabria, relativamente ai dati delle segnalazioni sospette di riciclaggio, in cui Bologna primeggia sulle altre città della Regione con 1852 casi. Quello del protocollo quindi vuole essere uno strumento importante di supporto all’emersione e al contrasto di tali fenomeni e che trova la sua efficacia proprio nell’azione preventiva di determinati reati. Il ruolo della politica oggi è, più che mai, quello di stare vicino ai cittadini, di non farli sentire soli e isolati anche di fronte a scenari di portata criminale e mafiosa, di avere maggiore coraggio nel portare all’attenzione dell’opinione pubblica questi temi e rischi connessi, in un’ottica costruttiva di maggiore conoscenza e consapevolezza, poiché come sappiamo la sottovalutazione o la scarsa attenzione su questi fenomeni rischia di essere un boomerang pericoloso e irreversibile”.