Consiglio comunale, l’intervento d’inizio seduta della consigliera Giulia Bernagozzi

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BOLOGNA – Di seguito l’intervento d’inizio seduta del consigliere Giulia Bernagozzi (Partito Democratico):

“Care consigliere e cari consiglieri
Ci avviciniamo a una data importante, il 25 Novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, e lo facciamo con il peso di un bilancio pesantissimo ; fino a pochi giorni fa, infatti, i femminicidi registrati in Italia erano 103, 87 in ambito famigliare, di cui 60 compiuti da partner o ex partner. Nel nostro Paese viene uccisa una donna ogni 3 giorni, e i dati Istat ci dicono che almeno il 31,5% delle donne denuncia di aver subito un episodio di violenza nella propria vita.

Numeri impressionanti, aggravati purtroppo dall’emergenza sanitaria vissuta lo scorso anno, quando la costrizione dovuta all’obbligo di stare in casa spesso si è trasformata in una trappola senza possibilità di uscita. Nonostante i progressi fatti sul tema abbiano portato negli anni le istituzioni a promulgare leggi a tutela delle donne accompagnate da costanti campagne di sensibilizzazione, una recente ricerca della Onlus WEWORLD ci racconta però che non vi è alcun progresso circa la percezione sulle cause della violenza contro le donne. Alcuni esempi : alla domanda: «Da dove viene la violenza maschile contro le donne?», il 22 per cento degli italiani, oggi come nel 2014, risponde che «è spesso frutto di un momentaneo raptus dell’uomo» .

Il 15% ritiene inoltre che la violenza domestica sia dovuta al fatto che spesso “ le donne sono esasperanti”. Ci sono alcuni aspetti che credo vadano approfonditi e che vorrei portare alla vostra attenzione: Innanzitutto la vittimizzazione secondaria, ossia quel processo per il quale la vittima finisce nel mirino, nella ricerca spasmodica di una giustificazione dell’assalitore da trovare nel suo atteggiamento o nelle sue azioni. Come anche la narrazione dei media rispetto ad alcune storie di femminicidio, una narrazione che “umanizza” l’omicida trovando una giustificazione al gesto violento, come se esistesse un motivo per cui uccidere una donna. Addirittura agghiacciante risulta il dato per il quale il 14% degli intervistati pensi che una delle motivazioni per un femminicidio sia “il troppo amore”. Una ricostruzione completamente errata della realtà. L’amore non uccide. Questi sono solo alcuni degli aspetti sollevati anche dalla Commissione parlamentare sul femminicidio, guidata dall’onorevole Valeria Valente. Il secondo aspetto è il tema economico. Non sottovalutiamo mai questo punto che porta spesso le donne vittime di violenza a non denunciare, a non vedere alcuna possibilità di futuro e di sostentamento per loro stesse e per i figli. L’indipendenza economica resta una leva fondamentale per un vero percorso di uscita da una situazione di violenza domestica. In questo senso leggi come la parità salariale vanno approvate senza se e senza ma. Vanno ideati insieme alle tante realtà che si occupano di questi temi, percorsi lavorativi e formativi che possano ridare autonomia alle donne. La loro autonomia sarà la chiave per il loro futuro. Il terzo aspetto è la formazione culturale e morale impartita fin dalle scuole primarie, una formazione che educhi alle differenze. Una formazione che in giovane età possa insegnare a bambini e bambine una cultura inclusiva e paritaria, aiuti ad uscire finalmente da una cultura patriarcale e spesso maschilista, che ancora governa la vita pubblica, privata e sociale, che favorisca un dialogo basato sul rispetto, e non sul possesso, che possa dare i giusti strumenti agli uomini di domani per accettare i cambiamenti di una società evoluta, che in questi anni ha visto affermare la reale necessità di una parità tra generi (ricordiamoci che il primo voto alle donne è del 1946 e che solo nel 1981 viene abolito il cosiddetto “delitto d’onore”, dopo la promulgazione di altre leggi epocali come quella sul divorzio o sull’aborto). Un’educazione che restituisca alle donne le stesse possibilità di sentirsi libere nelle proprie scelte ed avere fin dalla giovane età strumenti per poter riconoscere di essere vittima di attenzioni e atteggiamenti ossessivi e possessivi. Un’educazione che insegni la violenza nascosta in un apprezzamento sulla fisicità della donna, sia esso denigratorio o di “ apprezzamento “ , perché vedete a volte viene sottovalutato , ma anche i cosiddetti “ apprezzamenti “ la maggior parte delle volte mal celano un’ ideologia che tende ad apostrofare le donne ed indicarle non per il proprio valore assoluto ma come oggetti, spesso sessuali. Vi invito a vedere un video girato proprio a Bologna da un’associazione che si occupa di esperimenti sociali. Una ragazza da sola che passeggia sotto i nostri portici, liberamente, nella nostra Bologna. Subisce un femomeno chiamato “catcalling” con almeno 7-8 approcci verbali e fisici in pochissimo tempo. E non solo, a un certo punto quando si ribella e chiede conto di questi atteggiamenti a due uomini, viene aggredita insieme ai due cineoperatori e costretta a rifuguarsi in un esercizio commerciale. Un segnale chiaro di quanto questo comportamento non solo venga stigmatizzato ma anzi venga considerato normale.

Ultimo ma non meno importante riguarda gli strumenti legislativi e la loro applicazione. Dalle storie che stanno emergendo anche negli ultimi mesi, spesso parliamo di donne che hanno denunciato, donne che hanno segnalato la loro difficoltà nel sentirsi al sicuro. I colpevoli spesso hanno già subito disposizioni di allontanamento, processi, condanne, ma niente e’ stato in grado di fermare la loro violenza. Le donne vanno difese e protette dai loro aguzzini, e una donna che arriva a denunciare non può essere lasciata sola. Perché se passa il messaggio che denunciare non le protegge, altre donne potrebbero essere solamente portate a non denunciare. Perché la denuncia è un atto spesso difficile, che le espone a ulteriori rischi. Su questo più di una riflessione mi pare doverosa, un’assunzione collettiva di responsabilità necessaria per passare dagli slogan ai fatti. In questo mondo di grandi contraddizioni un grande grazie va alla rete di associazioni che da sempre si trova in prima linea su questo tema e che ci chiede a gran voce anche di rendere meno difficile l’accesso ai fondi statali che vengono stanziati, una burocratizzazione che abbiamo il compito di snellire, perché il tempo e gli investimenti sono le armi più importanti a nostra disposizione su questa battaglia. Il 25 Novembre è una giornata di testimonianza , di lotta e di sensibilizzazione. Ricordiamoci che non c’è giorno in cui si possa abbassare la guardia su questi temi. Non c’è giorno in cui una donna non sia costretta a difendersi, non c’è giorno in cui questa battaglia non debba essere al centro del nostro agire.”