BOLOGNA – Di seguito, l’intervento d’inizio seduta della consigliera Federica Mazzoni (Partito Democratico).
“SAMAN ABBAS: libertà di scelta e integrazione, una questione di cittadinanza
La vicenda di Saman Abbas a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, a mano a mano che passano i giorni, più purtroppo fa disperare, poiché stanno sempre più emergendo elementi che porterebbero all’uccisione di questa ragazza 18enne, di origine pakistana, condannata a morte dalla propria famiglia, colpevole di rifiutare un matrimonio combinato e forzato.
I magistrati stanno indagando per omicidio, l’esecutore materiale sarebbe uno zio, implicazioni e complicità coinvolgerebbero tutta la famiglia; alcuni componenti sono spariti, i genitori improvvisamente tornati in Pakistan, Solo un fratello, ancora minorenne, è stato messo in protezione in una comunità e sarebbe l’unico a collaborare, a fornire dettagli sul femminicidio della sorella.
Saman aveva paura, immaginava quale sarebbe potuta essere la sua fine, a mezzo stampa si legge che si sarebbe confidata in tal senso proprio col fidanzato.
Come tutte le sue coetanee ha cercato il proprio posto nel mondo, di costruirsi la propria identità, si è innamorata, ha pensato al proprio presente e al proprio futuro in maniera diversa da come lo volevano i suoi famigliari; ed è proprio questo il primo diritto che a ogni latitudine deve essere garantito, anche oltre la volontà, la cultura, la religione delle famiglie di queste ragazze e prima che avvengano veri e propri soprusi, violenze, delitti. Siamo di fronte a una famiglia che non ha voluto riconoscere e accettare un mutamento nelle proprie dinamiche interne, dovuto al fatto di essersi trasferiti in Italia, paese che una delle loro figlie ha dimostrato di avere scelto come posto adatto a sé; dove avrebbe voluto proseguire gli studi, cosa che le è stato impedita.
Saman si è trasferita in Emilia-Romagna a 13 anni, ma già questi pochi anni, decisivi nella vita di un’adolescente, hanno fatto sì che esprimesse la volontà di essere, perlomeno, anche italiana. Aveva denunciato i genitori lo scorso ottobre, volevano appunto farla sposare in Pakistan di lì a poco, lei finisce in una comunità, qui, a Bologna, ma non è bastato, si allontana e torna a casa, pare per prendere i propri documenti, fidandosi dei genitori , sperando di avere il lasciapassare anche formale per potersi costruire una nuova vita, diversa da quella che temeva le avrebbero imposto, e purtroppo torniamo alla cronaca di questi giorni.
Qui qualche nodo fondamentale che tengo a portare in Consiglio comunale.
Si tratta dell’ennesimo segno di quanto sia urgente, indispensabile e giusto approvare al più presto la legge sulla cittadinanza, sullo ius soli per tutti i bambini/e , ragazzi/e che vivono qui, troppo spesso in un infernale limbo di identità mancate e non riconosciute che portano con sé la negazione di diritti e del potersi autodeterminare come pieni cittadini/e.
Si tratta di far rispettare a chiunque viva in Italia la nostra Costituzione, si tratta di garantire a chiunque viva in Italia – bambina, ragazza, donna- tutele e riconoscimento di cui ciascuna è portatrice. Il rispetto della cornice valoriale della nostra Costituzione e delle leggi parte da un lavoro culturale, di inclusione e partecipazione che facendo sentire ed essere cittadini pone in un legame fertile di rispetto di diritti e doveri.
Siamo nella cornice della violenza di genere che, come ben sappiamo e come ci conferma questa dolorosa vicenda, si consuma principalmente in contesti familiari. Non si tratta qui di non vedere uno specifico contesto particolarmente riottoso ai diritti e all’emancipazione, ma di non additare solo quel contesto, quasi mettendo distanza tra noi e loro e mettendoci l’anima in pace, come a dire: queste cose succedono tra loro, non a noi. No, i dati costantemente ci dicono altro: la radice patriarcale, la cultura del possesso maschile sulle donne è trasversale alle culture. Ma è comunque importante la nota dell’UCOII, Unione delle Comunità Islamiche d’Italia che afferma di “respingere con forza questo tipo di concezione della condizione femminile e in generale della vita delle persone”.
Infine, credo debba esserci una doverosa riflessione rispetto al contrasto dei matrimoni forzati e precoci, sull’andamento del fenomeno e alla collaborazione interistituzionale da rafforzare. In questo senso guardo con fiducia al nuovo Piano regionale contro la violenza di genere, di imminente approvazione.
Sostenere la rivoluzione personale di ciascuna ragazza e donna è nostro dovere, perché le donne che si ribellano pagano un caro prezzo, pagano anche con la vita, come purtroppo tutto porta a pensare nel caso di Saman Abbas”.