BOLOGNA – Di seguito l’intervento d’inizio seduta della consigliera Elena Leti (Partito Democratico).
“Black Monkey: reato mafioso oppure semplice gioco illegale?
Ieri 21 marzo era la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime della mafie. Voglio ricordare questa giornata parlando di uno dei più famosi processi che hanno interessato la nostra regione: Black Monkey.
Il gruppo che faceva profitti con le slot, non era un’associazione mafiosa. A mettere la parola fine sulla vicenda è la Corte di Cassazione, che ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura generale di Bologna e ha depositato una sentenza di oltre 41 pagine che chiude il processo chiamato ‘Black Monkey’, dal nome dell’operazione della Guardia di Finanza e della Dda che a gennaio 2013 vide eseguite 29 ordinanze di custodia cautelare. L’accusa di associazione ‘ndranghetistica’ era caduta in appello a ottobre 2019. L’associazione si occupava di gioco d’azzardo legale e illegale, con base a Conselice, in provincia di Ravenna, ma con affari in tutta Italia e non solo. Un business basato sulla produzione e la distribuzione di slot machine e delle relative schede, spesso alterate per frodare o l’erario o il singolo giocatore e la distribuzione di accesso alle piattaforme di gioco del poker online non autorizzate.
Conosco molto bene questo processo, essendo stata in tale procedimento consulente della Procura dove ho periziato tutti i beni mobili e immobili che l’associazione aveva accumulato negli anni frutto delle proprie attività illegali. Stiamo parlando di una villa con piscina e annessi fabbricati, 28 unità immobiliari, negozi e terreni di varie dimensioni edificabili, patrimonio che per essere acquistato, ristrutturato, trasformato, affittato e così via ha visto la partecipazione di tantissimi professionisti e soggetti che a vario titolo hanno collaborato alla creazione e al mantenimento di questo capitale.
Voglio ricordare che il primo intervento normativo volto a contrastare in modo organico la mafia, attraverso una disciplina specifica rispetto alle altre forme di delinquenza organizzata, risale al 1982, Legge N. 646 Rognoni-La torre. “Disposizioni in materia di misure di prevenzione di carattere patrimoniale”. La legge introduce nel nostro ordinamento la fattispecie del delitto di associazione per delinquere di tipo mafioso (art.416 bis c.p.). Inoltre sono introdotte misure di prevenzione patrimoniali (sequestro e confisca dei beni) che si affiancano a quelle personali, rese ancora più stringenti.
La differenza fondamentale tra il reato di associazione di stampo mafioso e il reato di associazione per delinquere sta nel metodo, nel preciso modo di operare, per raggiungere le finalità che l’associazione vuole perseguire. I componenti dell’associazione di stampo mafioso operano attraverso un metodo che si basa sull’omertà, non solo interna tra i componenti dell’associazione ma anche esterna, attraverso l’intimidazione che genera paura in quella parte di collettività che viene a contatto con l’organizzazione stessa. Generalmente l’organizzazione cerca di ottenere il monopolio di determinati affari in particolari settori economici; questa finalità diventa reato quando viene perseguita attraverso il metodo mafioso indipendentemente dalla sua illegalità in quanto tale. È il metodo che fa diventare illecita una finalità.
Oggi quindi anche alla luce di quello che è emerso nella nostra regione, seguendo questo processo e altri come il processo Aemilia possiamo definire la mafia come un insieme di organizzazioni criminali che agiscono all’interno di un contesto relazionale, che si configura come un sistema di violenza e di illegalità finalizzato all’accumulo del capitale e all’acquisizione e gestione di posizioni di potere, utilizzando un codice culturale e godendo di un certo consenso sociale.
In conclusione la mafia non è unicamente un fenomeno criminale, ma un soggetto economico e politico, che mette in relazione soggetti illegali e legali, come capimafia, professionisti, imprenditori, amministratori e politici. La sentenza della Cassazione del processo Black Monkey ci dice che il reato mafioso è stato derubricato a gioco illegale. Le sentenze vanno sicuramente rispettate. Ma cosa ci dimostra questo. Di quanto sia complesso dimostrare in sede processuale, la natura mafiosa di un reato. E chiudo dicendo che il tema della corruzione è molto più ampio e passa dal commettere reati penalmente rilevanti, ad una zona grigia dove il confine tra legalità ed illegalità non è così netto. Assistiamo quotidianamente e diffusamente ad azioni che nell’ambito della legalità derogano all’illegalità. Un modo di agire che coinvolge l’intera società civile, che riguarda i comuni cittadini, i gruppi corporativi, l’apparato e la sua pubblica amministrazione. Il rispetto della legalità è un tema culturale, che riguarda tutti gli ambiti della nostra società e che ha l’obbiettivo, attraverso il rispetto delle leggi, di migliorare la vita delle persone. Un ruolo determinante in questo contesto lo assumono la politica e coloro che si occupano del bene comune”.