BOLOGNA – Di seguito l’intervento d’inizio seduta della consigliera Amelia Frascaroli (Città comune).
“Ricordo di Bruno Pizzica.
Grazie Presidente.
Il 25 febbraio scorso Bruno Pizzica, storico sindacalista della Cgil, ci ha salutati, con la delicatezza e la mitezza che gli appartanevano e a cui ci aveva abituati. Desidero qui, oggi, in questo Consiglio comunale, ricordarlo agli occhi e al cuore di tutti.
Non ripercorrerò la sua storia di vita e di impegno, che in questi giorni è stata ampiamente ricordata, ma soltanto alcuni tratti particolari che lo hanno reso, per me, compagno di strada e di esperienze importanti e condivise.
L’ho conosciuto nella prima metà degli anni ‘90. Allora, io ero alla Caritas Diocesana: il mio lavoro era seguire la formazione degli Obiettori di coscienza , del Volontariato, i Progetti sul Territorio e i Rapporti con le Istituzioni. Per questo, entrai in una rete informale di relazioni e di rapporti che si allargò sempre di più, di cui Bruno fu il promotore e il motore. Aveva molto chiara la visione di un sindacato che doveva uscire dall’unico spazio delle conquiste sindacali per categorie di lavoratori ma essere il sindacato dei diritti e delle solidarietà, come aveva lanciato Bruno Trentin nel Congresso della Cgil del 1991. Quindi aprirsi, allargare lo sguardo ai mondi dove mancava la solidarietà e non c’erano diritti, cioè, la marginalità grave, le grandi fragilità, la vita di strada. Questa indicazione Bruno la fece diventare prassi e impegno. La rete che nacque teneva dentro tutti, ma proprio tutti; anche le realtà più diverse, che non si erano mai parlate e che venivano, in apparenza, da mondi lontanissimi tra loro per cultura e approccio ai problemi: Caritas, Cgil, Opera Marella, Signore della San Vincenzo, Forum del Terzo Settore, per citarne solo alcuni. Il Tavolo divenne un interlocutore concreto e attivo delle Istituzioni, trovò ascolto, e da quelle interlocuzioni sono nate, nel tempo, l’apertura dei dormitori, il Piano Freddo, gli Interventi in strada, i Servizi di Ascolto per le persone senza dimora, le tante esperienze di attenzione alla marginalità grave che hanno caratterizzato e caratterizzano Bologna. Da quella esperienza è nata, ed è stata resa realtà istituzionale, la Consulta comunale contro l’esclusione sociale che è, e forse dovrebbe esserlo anche di più, l’organismo consultivo del Consiglio comunale sulle marginalità della città.
Ho ragione di credere che senza Bruno e senza la sua capacità di allargare i confini dei territori del sindacato, questi cammini non si sarebbero aperti. Inoltre, mi piace ricordare un particolare personale, ma non piccolo, a proposito della Consulta: quando fu istituita e si trattò di deciderne la prima presidenza e quale realtà dovesse assumerla, fu Bruno a proporre la Caritas per due motivi disse: il primo perché la Caritas era simbolicamente sempre dalla parte dei più poveri e da lì si doveva cominciare; il secondo perché io, che la rappresentavo, avevo sempre partecipato ai Tavoli di lavoro portandomi appresso un bambino, un figlio allora piccolo, che tenevo con me in molti momenti del tempo di lavoro, e questo per lui era grandemente simbolico. Mi sembrò un gesto di grande delicatezza e di grande attenzione alla realtà del femminile.
La seconda storia, che voglio qui ricordare, è la nascita di Piazza Grande di cui Bruno è stato il primo direttore. Allora era lui il giornalista, l’addetto stampa della Camera del Lavoro. In attesa che nascesse l’associazione Piazza Grande e si potesse registrare i giornale in autonomia, fu lui a firmare i primi numeri del giornale, come supplemento di Le voci di dentro, il giornale che usciva già come voce dei detenuti della Dozza e in collaborazione con l’associazione Ritorno al Futuro che, sempre dal sindacato, si occupava di temi di tossicodipendenze sui luoghi di lavoro, due altre grandi intuizioni che, per così dire, sconfinavano dai classici territori sindacali.
Arrivederci Bruno, mite e paziente abitatore di confini e costruttore di ponti.
Resta con noi”.