BOLOGNA – Di seguito, l’intervento d’inizio seduta del consigliere Roberto Fattori (Partito Democratico):
“Mercoledì scorso si è spento, a 84 anni, don Nildo Pirani.
Nel 1961 fu ordinato sacerdote dal Cardinal Lercaro, su richiesta del quale animò la pastorale universitaria di Bologna. In seguito fu a lungo parroco a S. Bartolomeo della Beverara. Aveva 75 anni nel 2012 quando, comprendendo di non essere più in grado di seguire come avrebbe voluto la sua parrocchia, ne lasciò la guida. Ma i sacerdoti non vanno mai in pensione e don Nildo iniziò a prestare servizio come officiante a Sant’Egidio.
Alla Beverara era arrivato nel 1976. Vi rimase dunque per ben 36 anni e la definiva “la parrocchia più bella del mondo”. All’epoca era in realtà una delle zone più difficili di Bologna: c’era chi abitava in edifici fatiscenti e non aveva in casa nemmeno i servizi sanitari. Ma don Nildo divenne in breve tempo amatissimo dalla sua comunità, fatta di credenti e di non credenti.
Raccontava che, in quegli anni, molti parrocchiani, dividendo il mondo tra credenti e non credenti, parlavano di “NOI” e degli “ALTRI”. Ma per don Nildo quella distinzione non esisteva: facevano tutti parte dei “NOI”, nessuno faceva parte degli “ALTRI”. Il suo intento fu sempre quello di far sì che le diversità non si trasformassero in elemento di divisione, ma in ingrediente per un reciproco arricchimento. Traducendo in pratica le indicazioni del Concilio Vaticano Secondo, costruiva ponti laddove molti, ancora, preferivano innalzare muri.
Fu, ad esempio, tra i primi a promuovere cene interreligiose perché cristiani e musulmani sedessero allo stesso tavolo; fu tra i primi a organizzare corsi di italiano per stranieri.
Convinto assertore di un impegno civile e sociale dei credenti, ha costruito in modo costante relazioni con le persone più deboli, ma anche con le istituzioni locali, sollecitandone l’attenzione ai più bisognosi. Ha accolto e ospitato persone in difficoltà, ha saputo avvicinarsi a tutti, credenti, non credenti, credenti in altre religioni, stabilendo occasioni di incontro, di conoscenza e di confronto.
Ha spinto i suoi parrocchiani ad allargare lo sguardo sul mondo, in particolare su quello più povero, promuovendo anche la nascita del primo negozio per il commercio equo e solidale di Bologna. Ha fatto sue le battaglie per la pace, i migranti, la lotta alla mafia, la giustizia sociale.
Ai tanti giovani che ha incrociato (io lo conobbi quando ero capo scout e lui era assistente dell’Agesci) ha saputo proporsi come guida e stimolo ad approfondire il senso della vita.
Tantissimi che lo hanno frequentato hanno trovato in lui una guida sicura, un sostegno spirituale, un confidente di grande levatura intellettuale e morale. Il suo stile educativo gli consentiva di essere un ascoltatore attento e riflessivo a cui ci si poteva abbandonare con grande fiducia.
Sacerdote aperto al mondo, spirito libero, ma anche uomo colto, biblista e teologo raffinato.
Ho avuto occasione di ascoltare una sua lezione svolta il 17 novembre 2019, due anni esatti prima del suo ritorno alla casa del Padre, che si tenne al Baraccano. Il tema era Lo straniero nella Bibbia. Le sue riflessioni sul ruolo dell’Antico Testamento per i Cristiani, che pure hanno conosciuto il Nuovo, di Testamento, le riflessioni sul modo in cui era considerato lo straniero nella storia del popolo ebraico, capace di passare dal timore all’ospitalità e, infine, all’accoglienza, erano e sono allo stesso tempo di grande chiarezza, profondità e attualità.
Chi aveva occasione di incontrarlo , veniva colpito dal suo sorriso, dal suo perenne buon umore, manifestazioni continue della sua gioia di essere prete cristiano e di sentirsi fratello di ogni altro essere umano, vivendo in questo modo una vita piena. C’è chi, per questo, lo ha definito ‘il prete del buonumore’.
Quando ha saputo della sua scomparsa, il sindaco Matteo Lepore lo ha ricordato così: ‘é stato e sempre sarà il prete di tutti, credenti e non credenti’.
Alle sue esequie, venerdì scorso, la cattedrale era piena di persone che desideravano salutarlo e accompagnarlo nell’ultimo viaggio. Il Cardinale Matteo Zuppi ha detto: ‘Ora don Nildo vede la verità che ha animato tutta la sua vita’.
Riteniamo quindi giusto e doveroso ricordare e salutare don Nildo anche noi, oggi, da questa aula, che rappresenta tutti i cittadini di Bologna”.