Bologna

Consiglio comunale, l’intervento di aggiornamento del Sindaco sulla situazione in città e area metropolitana dopo l’alluvione

BOLOGNA – Di seguito, l’aggiornamento del Sindaco durante il Consiglio comunale di oggi, sulla situazione in città e area metropolitana dopo l’alluvione.

“Oggi vorrei darvi un aggiornamento rispetto a queste ultime quarantotto ore sull’alluvione che ha colpito la città metropolitana di Bologna e altri Comuni dell’Emilia-Romagna. Come sapete, sono caduti oltre 160 millimetri di pioggia sul Comune capoluogo e la città metropolitana, un quantitativo di pioggia doppio rispetto a quello dell’alluvione di maggio e che di solito cade sul nostro territorio in due mesi d’autunno. Quindi un grande quantitativo d’acqua che si è riversato sulla nostra città.

Le previsioni che erano state fornite dal servizio Arpae della regione Emilia-Romagna non avevano previsto questo quantitativo e le indicazioni che ci erano arrivate riguardavano soprattutto precipitazioni copiose sulla pianura e sul Modenese, come invece non si è verificato. Purtroppo per noi, la maggior parte della pioggia si è riversata sui colli e sulla città. Questo ha impattato fortemente su quella che è la capacità del sistema idrogeologico e dei canali, che non hanno potuto contenere la grande quantità d’acqua che appunto si è riversata sulla città.

Noi avevamo per fortuna emanato alcune ordinanze proprio per allontanare le persone dalle abitazioni nelle aree critiche, quelle aree che avevamo condiviso con la Protezione civile regionale e che anche negli episodi precedenti, sia di maggio che del mese scorso, avevano avuto problematiche. Cinquecento persone sono state evacuate o fatte salire ai piani alti, e questo ha permesso nel Comune capoluogo di fatto di mettere in sicurezza quella parte della popolazione che sarebbe stata inondata nelle zone più critiche. Zone che non hanno riguardato soltanto l’area del Ravone o di Riva Reno, ma che hanno riguardato anche il Savena e il Navile, quindi il complesso di tutta la rete idrica della città, e anche l’area collinare afferente a San Mamolo, dove l’acqua è scesa proprio per le copiose piogge che il terreno non ha saputo e non è riuscito a trattenere.

Le strade che abbiamo chiuso sono state circa sei, sono state sei e adesso vi dirò quali abbiamo riaperto. In questo momento l’aggiornamento è alle ore 14, abbiamo chiuso per frane ancora via Gobatti, via di Sesto, Meloncello, all’altezza del civico 9, via del Poggio. Per gli allagamenti abbiamo chiuso via Sabotino in via precauzionale, perché sono in corso alcune verifiche, viale Sabena dove sono in azione ancora le idrovore per rendere agibile il sottopasso della rotonda Benedetto Croce alla fine di via Togliatti, che sarà riaperta appena sarà finito il lavaggio della strada – qui le idrovore sono riuscite a riassorbire il grande quantitativo d’acqua che avete visto anche nelle immagini che hanno girato sui social -, via Golfreda, via Andrea Costa, da via Costa a via Breventani, stiamo lavorando per la riapertura, se riusciremo stasera, al massimo domattina, via Commenda al sottopasso di via Secondo Campini, dove sono in azione le idrovore per rendere agibile il sottopasso, e via Paolo Fortunati. Abbiamo riaperto già da ieri sera i sottopassi Bencivenni, in via del Triumvirato, dove rimane chiuso il corsello superiore in direzione centro, per una voragine che si è aperta. Via Murri è stata riaperta, seppure con alcune restrizioni, anche perché via Murri ha subito le infiltrazioni dell’acqua che è scesa dalla collina e che si è infilata sotto l’asfalto. Abbiamo visto in diversi punti, un’esplosione proprio della strada con delle voragini, dei buchi che si sono aperti.

Nella giornata di oggi è arrivata la colonna mobile della protezione civile, proveniente da Toscana, Lombardia, Campania, Puglia, Veneto, Piemonte, che si aggiunge alle squadre che ieri erano già attivate, per un totale di duecento volontari che sono arrivati da fuori Bologna. Voglio particolarmente ringraziare queste Regioni e questi volontari, perché sono arrivati in maniera provvidenziale, persone straordinarie che si stanno attivando sul territorio, insieme ai volontari della popolazione dei rioni che sono stati allagati, insieme ai vigili del fuoco, che altrettanto voglio ringraziare, e alle nostre squadre di ausiliari della Polizia locale. Hanno a disposizione diverse pompe idrovore, che ci permettono proprio di svuotare i garage e le cantine. Come ho detto, gli interventi si stanno svolgendo proprio in questo momento sotto il coordinamento costante con la Protezione civile nazionale, presso la Presidenza del Consiglio. Attualmente sono al lavoro, fra tutte queste forze, circa settecento persone, tra le quali anche ditte incaricate dalla nostra manutenzione. A tutte queste persone voglio ancora una volta rinnovare il nostro ringraziamento, perché stanno lavorando senza sosta sin dalle prime ore di questa allerta meteo.

Nella prima notte infatti i vigili del fuoco sono intervenuti, la priorità era all’inizio la salvaguardia delle persone. Messe in sicurezza le persone, si è passati alla parte dei quadri elettrici che erano saltati. Nella notte sono saltate circa 12 mila utenze nella sola città di Bologna. La mattina successiva circa tremila erano quelle rimanenti. Adesso siamo a 150 utenze che devono essere riallacciate. Sono quelle utenze che si trovano ancora con dei contatori sommersi o con alcuni cortocircuiti che ci sono stati, quindi hanno bisogno di una manutenzione più complessa.

Abbiamo deciso di riaprire i nidi e le scuole di ogni ordine grado per la giornata di domani. Questo anche perché abbiamo preso la giornata di oggi per fare tutti i sopralluoghi e verificare lo stato degli edifici e dei percorsi sicuri. Nella giornata di oggi restano sospesi i controlli delle telecamere Sirio e Rita sulle strade, e il pagamento della sosta strisce blu in tutto il comune di Bologna. Per quanto riguarda la frequentazione dei parchi decideremo in serata, dopo che avremo riunito il centro di coordinamento. E lo stesso vale per i centri sportivi, che nella giornata di oggi ancora abbiamo deciso di chiudere. Sono una decina gli alberi che sono caduti, altri sono in via di monitoraggio. Complessivamente solo nel Comune capoluogo sono state evacuate, come dicevo prima, cinquecento persone, una decina hanno voluto essere accolte in albergo, perché non avevano un’altra destinazione, ma molte altre si sono recate da amici o parenti o sono rientrate nelle proprie case.

Tutti gli aggiornamenti sono disponibili sul sito del Comune di Bologna, e abbiamo invitato tutti i cittadini a restare in contatto con noi attraverso i canali Whatsapp e Telegram, dove è stato pubblicato un form che abbiamo proposto sin dalle 8 della giornata di ieri, proprio per raccogliere le richieste di aiuto e di supporto. Sono arrivate più di 750 compilazioni, tutte le persone sono state ricontattate per poter avere un confronto su che tipo di supporto fosse necessario. Grazie a questo lavoro che abbiamo avviato da subito, abbiamo potuto presentare alle squadre dei Vigili del fuoco e della Protezione civile l’elenco degli interventi più urgenti, che si sono andati oggi a svolgere con operazioni che prioritariamente hanno visto l’impegno delle autoclavi e delle autopompe per togliere l’acqua dai garage e dalle cantine, successivamente l’intervento degli autospurghi per aspirare il fango e, in un secondo momento, tutto il lavoro di recupero delle automobili, del mobilio e in generale di tutti i rifiuti che vengono progressivamente collocati sulle strade e i marciapiedi, dove Hera si sta organizzando, sia con piccoli che con grandi mezzi, per raccogliere tutti i rifiuti ingombranti. Il lavoro che si sta anche facendo, è quello di pulizia delle strade dal fango, che viene fatto con delle ruspe del nostro Global, fango che poi, insieme a Hera, sarà recuperato e collocato altrove. Sul sito trovate l’elenco di tutte le strade che sono state evacuate, quindi più o meno la mappa delle zone colpite.

Voglio anche dire che nella città metropolitana sono una ventina le strade che sono state chiuse. Tutto il territorio metropolitano, collinare è stato colpito, in particolare poi come sappiamo la Val di Zena ha purtroppo subito anche un grave lutto di un ragazzo che ha perso la vita e anche da qui, da questo Consiglio comunale intendo esprimere la più forte vicinanza alla famiglia, agli amici e a tutta la comunità di Botteghino e di Pianoro. 2.500 complessivamente sulla città metropolitana sono le persone che sono state evacuate.

Ora credo che sia importante condividere in questa sede una riflessione su quanto è successo e anche su quello che dovremo fare nei prossimi giorni e nei prossimi mesi.
Abbiamo visto nella giornata dell’alluvione che non solo l’Emilia-Romagna è stata colpita, nella nostra stessa giornata diverse regioni italiane hanno subito rovesci molto gravi del maltempo, e anche in questi mesi, nei mesi che abbiamo alle spalle, abbiamo assistito al perdurare di forti precipitazioni che hanno causato problemi, sia nelle aree interne, nelle isole che nelle nostre grandi città. È un copione che vediamo ripetersi ormai sempre più di frequente. Sono fortissimi i rovesci che arrivano improvvisi, soprattutto per il grande quantitativo di acqua che si riversa in una zona più ristretta. L’alluvione di maggio ha avuto le sue peculiarità, ma soprattutto è stata un’alluvione che ha riversato su più giornate un quantitativo d’acqua, almeno nel nostro territorio, che era la metà – lo voglio ribadire – di quello che oggi abbiamo visto in sole sei ore. È chiaro che questi eventi sono destinati a ripetersi, è evidente che questa frequenza, anche per quanto ci spiegano gli esperti, è mossa dal cambiamento dovuto al riscaldamento globale. Cambiano le temperature del nostro territorio, così come quelle dei mari, e cambia l’effetto, cambia di fatto la ricaduta e l’impatto che le perturbazioni hanno sul nostro territorio. E dunque ci dobbiamo preparare ed organizzare per vivere in modo diverso, e convivere in modo diverso con questo tipo di realtà. Per la città metropolitana di Bologna questo ha di nuovo significato che molti fiumi, torrenti e rii collinari sono esondati. Ma la peculiarità di quest’ultimo episodio rispetto anche a quello del mese scorso è stata che l’acqua non è solo uscita dai fiumi e dai torrenti, ma è uscita dalle fognature, dalle tombature e dal basso. Bologna in particolare, in questo caso, è stata allagata dal basso, meno dall’alto. Questo è particolare e ci fa soprattutto comprendere quanto l’enorme flusso di acqua che è arrivata dal cielo abbia riempito degli invasi che non sono sufficienti, non erano sufficienti proprio per contenere questo grande quantitativo di acqua. Così come non è stata sufficiente la capacità dei terreni di assorbire questo enorme quantitativo di acqua. In parte per le piogge che erano già cadute nelle settimane precedenti, in parte per gli effetti delle perturbazioni precedenti che avevano già in parte deformato l’alveo di alcuni torrenti, e in parte per la forte urbanizzazione che è una caratteristica particolare di un contesto come il nostro, che non è una campagna e che non è una vallata, come la Val di Zena, che si è inondata per ulteriori altre motivazioni.

Nel caso di Bologna il Consorzio dei Canali e gli enti preposti hanno chiuso i canali, come previsto da quelli che sono i protocolli di gestione delle allerte meteo, quindi quando c’è l’allerta meteo e il rischio di esondazione dei fiumi, i canali di Bologna vengono chiusi perché cambiano di ruolo. Il loro ruolo cambia. Non devono più contenere i fiumi che attraversano la città, ma devono fare di fatto da cassa di espansione, di laminazione urbana di quelli che sono i torrenti. Sono i torrenti infatti che, quando scolmano, entrano dentro il sistema dei canali e questo permette all’acqua solitamente di scivolare e poi di attraversare la città, senza creare particolari problemi. Questo di solito avviene per l’Aposa, per il Ravone ma anche per rii meno conosciuti, come il Vallescura, il Meloncello e il San Giuseppe. Il grande quantitativo di acqua che è caduta, ha causato invece problematiche che non hanno permesso al sistema idraulico della città di svolgere il compito che ha svolto per secoli, da più di ottocento anni. Le acque infatti, del Ravone e dell’Aposa, hanno avuto una pressione enorme dovuta a tanti fattori, da un lato allo spazio che hanno a disposizione: quando arrivano nella città, scendendo dalle colline, non hanno più lo spazio dei boschi o di qualsiasi altro passaggio agricolo, ma hanno il famoso cassone dell’Aposa e del Ravone, che contiene quel quantitativo di acqua. Lo spazio è molto più stretto, in alcuni punti di un metro o un metro e mezzo, con delle tombature che sono state realizzate molti decenni fa, che passano sia in aree demaniali sia in aree private.

Io da ieri sto girando i luoghi più colpiti nell’attraversamento della città e ho diverse fotografie, che io ho stesso scattato, di quelle che sono state le voragini che il Ravone, ad esempio, ha aperto nei vari punti, in particolare punti demaniali e privati. Questa volta il Ravone non è uscito, non è esondato nei luoghi dove noi siamo intervenuti l’anno scorso. In via Saffi, in particolare, e negli altri punti dove siamo intervenuti facendo i lavori, allargando il passaggio del Ravone, l’acqua non è uscita. L’acqua non è uscita dal negozio di via Saffi, famoso, ma è uscita prima, in tutti i punti precedenti. La pressione fortissima dell’acqua ha fatto scoppiare tombini nei cortili dei cittadini, nelle cantine, sono saltati i muri di alcune cantine, i solai dei garage. Case che ho visitato avevano l’acqua che usciva dai tombini delle cantine. In un appartamento che ho visitato addirittura l’acqua è uscita dal water, proprio perché l’esplosione della pressione ha rotto tutta la rete e ha inondato anche le altre reti parallele, comprese le fognature. Questo ha fatto emergere l’acqua dal sottosuolo e ha provocato un’inondazione, che ha coperto le strade attraversate. Le strade poi, per la pendenza, hanno portato l’acqua all’interno dei garage e delle cantine, che hanno fatto da cassa di laminazione. Per cui tutta l’acqua, un piano o due piani sotto, dei garage, del percorso, per le pendenze hanno raccolto l’acqua. L’acqua, il fango e i detriti che il Ravone di solito si porta giù da monte. Quando si dice che il Ravone deve essere pulito, certo che deve essere pulito. Il Ravone solitamente è pulito, il problema è che questo grandissimo quantitativo di acqua fa alzare il livello del Ravone in mezz’ora e, quando l’acqua esce dal Ravone, si porta dietro le frane, i sassi e i tronchi che raccoglie nel giro di un’ora. Quindi non si tratta di tenere in questo caso un alveo di un fiume pulito per mantenere lo scorrere dell’acqua. Quando il Ravone si alza, si porta giù la collina e, quando si porta giù la collina, la porta negli imbuti che prima vi ho descritto. Questo crea degli sbalzi di pressione fortissimi, che in questo caso hanno fatto saltare dei solai di cemento armato, che in alcuni casi passano sotto le case, in altri casi passano di fianco alle case e in altri casi che ho visto passano sopra le case. Per cui alle persone è entrata l’acqua dalle finestre, dalla porta di casa, dal giardino, perché l’urbanizzazione che dal dopoguerra in avanti è stata fatta nella nostra città prevede condomini di sei piani sopra il Ravone, in alcuni casi case di legno in un giardino di fianco alla tombatura del Ravone, a questa altezza, il mio viso, che si è sollevata e poi si è riabbassata. Nel sollevarsi è uscita dalla fessura tutta la gettata di fango, come se fosse una cascata, che ha inondato le case sotto. È evidente che il fenomeno che riguarda il Ravone, è un fenomeno attorno al quale la città deve riflettere, assumendosi la responsabilità di pensare ad un nuovo sistema idraulico e ingegneristico. Dico io che non un ingegnere, ma da semplice laureato in Scienze politiche, che dovremo capire come fare in modo che meno acqua arrivi sotto queste strozzature che riguardano la città, perché non credo che potremo togliere tutti i condomini e tutta l’urbanizzazione della città di Bologna. Dunque la scelta è obbligata: quella di lavorare per far sì che ci sia una messa in sicurezza di tutto il percorso, ma anche una modalità differente dell’afflusso delle acque alla città. Perché è evidente che non possiamo solo sperare che succeda fra un secolo, dobbiamo continuare a lavorare per fare in modo che, qualora si dovesse ripetere tra mesi o qualche anno, questo impatto non ci sia.

Possiamo dire che questo sia stato l’unico problema? No, anche perché tanti altri torrenti hanno avuto lo stesso problema. Quando parliamo del Savena abbandonato, della zona del Paleotto, abbiamo visto come nella zona di San Ruffillo si sia avuto questo fenomeno, anche se non stiamo parlando del Ravone o di via Riva Reno. Abbiamo visto allagamenti nella zona di San Ruffillo, in via San Ruffillo, dove sono stato ieri, perché anche in quel caso sono saltate le tubature delle fogne e le tombature del canale che attraversa le case. Sono stato a casa di una signora, in un giardino dove dalla terra è venuta fuori una fontana d’acqua di due metri, perché l’acqua passa sotto. È evidente che Bologna è attraversata da alcune acque che sono irregimentate, ma Bologna ha tantissime acque che passano attraverso i pendii, che non sono irregimentati, che passano attraverso la terra. In fondo, questo è sempre avvenuto, ma è sempre avvenuto con un regime di acque inferiore. Possiamo dire che un fenomeno diverso si è avuto in via dell’Arcoveggio e nella zona di Borgo Panigale, dove invece il problema è stato da un lato l’esondazione del Navile e, dall’altro, il grande quantitativo di acqua che si è riversato nei sottopassi. I sottopassi sono un esempio di quanto l’allagamento della città in questa occasione non sia venuto dai fiumi, ma sia avvenuto proprio per il grandissimo quantitativo di acqua, altrimenti non avremmo avuto i sottopassi allagati in questo modo. Sottopassi che si sono allagati fino alla copertura. Quindi il grande quantitativo di acqua che si è riversato sulle strade, è esemplificato proprio dalle fotografie e le immagini che abbiamo avuto dei sottopassi.

Dunque, per riflettere insieme su cosa si può fare, dobbiamo io credo anzitutto assumere un orientamento, che io ho proposto e spero che venga accolto da tutte le istituzioni, a partire da chi è rappresentato qui in questo Consiglio. Io credo che noi oggi dobbiamo assumere la massima unità, l’ho definita una unità repubblicana, perché l’anno che abbiamo alle spalle è un anno nel quale in Emilia-Romagna si è molto, troppo discusso di chi dovesse fare cosa, quali fossero le responsabilità e c’è stata troppa competizione politica dall’una e dall’altra parte. Non sono qui oggi per dire che questo è stato colpa del governo, della Regione Emilia-Romagna o del Comune di Bologna. Ognuno si deve assumere le proprie responsabilità, il proprio carico. Però è evidente che, se ci sono dei piani speciali che devono essere finanziati ancora, se ci sono delle scelte strategiche per la messa in sicurezza del territorio che non si sono ancora svolte, è perché la politica nel suo complesso non ha svolto il proprio compito. E noi che rappresentiamo le istituzioni, noi tutti, maggioranze e opposizioni, che sono anche diverse nei diversi enti di cui parliamo, da Roma fino a qua, dobbiamo dire la verità ai cittadini, e la dobbiamo dire insieme. Anche se c’è la campagna elettorale nella Regione Emilia-Romagna. Dirla insieme significa che, quando occorre fare degli investimenti strutturali e strategici, occorre insieme prendere delle decisioni e insieme difenderle nel momento in cui si va a parlare con la comunità, perché sono le decisioni scomode, le decisioni difficili quelle che fanno la differenza. È troppo facile dire semplicemente chi ha la colpa. È molto più difficile svolgere il proprio di ruolo. E, quando si viene eletti nelle istituzioni, bisogna risolvere i problemi investendo insieme su delle soluzioni che aiutano la nostra comunità a vivere meglio. I progetti speciali, le vasche di laminazione, gli scolmatori e tutti i progetti che devono essere messi in campo per salvaguardare il territorio, quindi parlo complessivamente della dimensione metropolitana, richiedono scelte da far tremare i polsi, perché significa spiegare, come ho già provato a dire nelle settimane scorse con scarso successo, perché spesso siamo circondati dall’esigenza di fare campagna elettorale, che bisognerà spiegare a tantissimi cittadini che il territorio dove vivono non è più sicuro, finché non si fanno certi tipi di investimenti e di interventi. E, se un posto non è sicuro, come si fa? Non si può lasciare le persone a vivere in posti non sicuri. Questo lo dobbiamo andare a dire insieme, perché finché lo si farà soltanto dire a chi ha il coraggio di dirlo e gli altri si allenano a trovare il capro espiatorio, continueremo sempre a scaricare sui cittadini le responsabilità e gli effetti di quello che si deve fare. Invece che fare conferenze stampa divisi, invece che citare documenti scritti sempre per conto proprio, noi dovremmo unirci, dovremmo riunirci e unirci nell’individuare quelle che sono le soluzioni. In molti casi sono scritte nei documenti che sono a disposizione di tutti gli enti. Ribadisco, non ne faccio una colpa di questo, di quello, della destra o della sinistra. Unirsi oggi significa fare degli investimenti e delle scelte, che nel nostro Paese sono state fatte nel dopoguerra e anche secoli prima. Quelle scelte che hanno dotato molti dei nostri territori di quel regime della gestione delle acque e del territorio, che fino adesso l’hanno salvaguardato. Il riscaldamento globale oggi produce dei cambiamenti che sono più repentini, quindi occorre accelerare queste scelte. Occorre farlo in maniera decisa e sincera, assumendosi le responsabilità, senza atteggiamenti demagogici o ipocrisie. Io personalmente penso, come Sindaco di Bologna, di essere pronto a farlo senza esimermi da dire che anche la nostra parte deve lavorare meglio e deve abbassare i toni, ma occorre che da parte di tutti ci sia questo spirito collaborativo.

Per quanto riguarda il canale di Riva Reno, credo sia importante dire che sicuramente i cittadini che hanno subito dei danni dall’uscita delle acque da Riva Reno, così come dagli altri torrenti, devono essere assolutamente sostenuti e aiutati. In queste ore nella zona di Lame e Riva Reno siamo presenti con la Protezione civile e con l’Amministrazione comunale e, come gli altri cittadini saranno sostenuti e aiutati, perché la proclamazione dello stato di emergenza, che spero avvenga nelle prossime ore, come richiesto dalla Regione, ci darà le regole di ingaggio per poter affrontare tutta la questione dei risarcimenti, dei sostegni. Credo che questo debba essere fatto al più presto, e spero venga fatto anche con dispositivi migliori rispetto alle scelte che sono state fatte in riferimento all’alluvione di maggio, dove ancora strumenti per sostenere, rifondere le persone che hanno avuto auto danneggiate, mobili o case danneggiate purtroppo non sono stati identificati. Così come, tra parentesi, spero vengano individuate delle procedure per affidare i lavori di recupero delle frane delle strade, degli spazi pubblici in maniera speciale e non ordinaria, perché con il codice degli appalti non si possono affrontare le emergenze. Ma detto questo, per tornare a Riva Reno, è evidente che la polemica sulla scopertura del canale è una polemica priva di fondamento. Capisco che possa fare gioco a qualcuno sollevarla, capisco anche i cittadini che si lamentano in questa fase di questa scelta, perché non si fidano dell’amministrazione. Però, se il problema fosse il tram e fosse il canale di Riva Reno, non avremmo la distesa di problemi che abbiamo avuto in tutta la città del capoluogo e in tutta la città metropolitana. Via Andrea Costa non si è allagata per la scopertura del canale, così come Savena non si è allagata perché stiamo facendo i lavori del tram. Chiedo davvero di avere su questo un po’ di razionalità, perché, come hanno spiegato tutti gli esperti, chi gestisce i canali in particolare, la tombatura che è stata fatta nel 1957 del canale di Riva Reno è stata fatta per motivi igienici e sanitari, non certo per le piene. Abbiamo già spiegato che il canale che è stato riaperto, invece, avrà una gestione dal punto di vista sanitario diversa, proprio perché sono stati fatti degli interventi in questi ultimi anni dal Consorzio dei canali per l’afflusso di acque con una diversa sicurezza rispetto a quella che si aveva negli anni Trenta. Allo stesso modo, come ho spiegato prima, le acque che defluiscono nei momenti di allerta non sono quelle del fiume Reno, ma sono quelle dei torrenti che si riversano dentro i canali che vengono lasciati vuoti proprio dal meccanismo dei consorzi. E, come abbiamo visto nel caso dell’Aposa o del Ravone, la tombatura ha fatto un effetto di chiusura.

Quindi è vero che le acque sono uscite dal cantiere di Riva Reno. Noi non possiamo sapere chiaramente quale sarebbe stato l’effetto opposto, ma tutti gli esperti dicono che l’acqua sarebbe uscita lo stesso, e sarebbe arrivata comunque nelle cantine e nei negozi, proprio perché questo è successo in tutta la città. È successo dove c’era la tombatura e dove non c’era. È successo dove non c’erano i fiumi, dove non passavano i torrenti. Dunque per quale motivo Riva Reno non avrebbe dovuto avere nessuna inondazione, se dal punto di vista fisico e idrico questo è successo in tutto il resto della città? È evidente che la tombatura del canale non c’entra assolutamente nulla con i danni che hanno subito i cittadini della zona Riva Reno, che pure sono danni reali, quindi assolutamente vanno sostenuti. Sono danni che si sono avuti in un numero di negozi e di cantine per la pendenza anche della strada, perché chi ha avuto, in via Brugnoli ad esempio, i garage allagati, li ha avuti proprio perché l’acqua è scesa per la pendenza della strada e sono arrivati dentro i garage. Ma gli episodi del Ravone sono cinquanta volte più numerosi rispetto alla zona di Riva Reno, proprio perché lungo tutto il percorso della tombatura del Ravone abbiamo avuto le esplosioni nelle cantine, nei garage, mentre sulla zona di Riva Reno abbiamo avuto semplicemente l’acqua che è uscita e non che ha fatto esplodere il sottosuolo.

Voglio poi aggiungere, come lo stesso direttore del Consorzio dei canali ha affermato, ho visto anche in alcune agenzie, che il cantiere di Riva Reno non è un cantiere finito. Quindi, quando avremo finiti i lavori, si potrà dare un giudizio. Vorrei che il giudizio fosse però dato da degli esperti e non da dei semplici astrologi della politica.

Detto questo, io credo che noi ci dobbiamo – e concludo -impegnare, perché nei prossimi giorni l’acqua potrebbe continuare a cadere dal cielo. Non voglio azzardare delle previsioni. L’Arpae per questa settimana ha previsto pioggia, non copiosa sulla città, però dobbiamo lavorare anche in questo caso per assicurare alla popolazione che tutto quello che deve essere fatto e può essere fatto sarà fatto. Abbiamo in questo momento, come ho detto, più di settecento fra uomini e donne della Protezione civile, Vigili del fuoco, volontari, Polizia locale ed esercito presente, e tutte queste persone servono proprio ad assistere la popolazione. Chi ha bisogno di un posto letto, perché non può rientrare in casa, si può rivolgere all’Amministrazione comunale attraverso il form che abbiamo messo a disposizione. Ci sono famiglie che non intendono lasciare le proprie abitazioni, anche se sono ovviamente in sicurezza e possono rimanere lì, però magari sono persone che hanno componenti fragili. Noi vogliamo ribadire che ci possiamo prendere cura di chi in questo momento sta affrontando una situazione difficile, anche dal punto di vista psicologico o delle reti familiari. Il giro che stiamo facendo con i nostri volontari nelle zone più colpite serve anche a questo, a sapere se qualcuno ha bisogno. Anche perché continueranno in alcuni condomini a mancare la luce e il riscaldamento, almeno per altre ventiquattro/quarantotto ore. Quindi, se qualcuno ha pensato di poter affrontare la prima fase, magari avrà qualche difficoltà fra oggi e domani.

Quindi voglio ribadire che l’Amministrazione ha tutte le risorse e gli spazi per poter prendersi cura delle persone che sono in fragilità o non se la sentono, magari persone sole o che non se la sentono di rimanere, anche solo psicologicamente, nell’area dove sono accaduti questi fatti. Abbiamo incontrato, infine, tanti commercianti, tanti artigiani che hanno visto il fango e l’acqua entrare nei propri magazzini, è importante che anche loro compilino il form che abbiamo distribuito. Ancora, come ho detto, non ci sono le regole della dichiarazione di emergenza, però noi ci dovremo impegnare affinché chi ha subito danni venga risarcito. E spero, mi auguro che questo sia un impegno di tutte le istituzioni e tutte le forze politiche. Perché il numero di persone colpite, anche solo per la dimensione della nostra città, è tale che abbiamo bisogno di essere sostenuti. Di essere sostenuti noi e i Comuni piccoli e medi della città metropolitana, che per la terza volta si vedono colpiti da un’alluvione che ha creato danni ingenti. A maggio abbiamo avuto oltre 200 milioni di euro di danni nelle strade e per le frane. Non tutte le risorse per fare gli interventi sono arrivate, ma arriveranno. Quello che è certo, però, è che in particolare i Comuni piccoli e medi hanno meno possibilità di poter intervenire. Come la stessa Città metropolitana, che ha una struttura di per sé non adeguata per affrontare un’emergenza di ritorno come questa. Quindi è fondamentale che si consideri il supporto ai Comuni piccoli e medi non soltanto nelle prime ore dell’emergenza, ma occorrerà continuare a stare loro accanto, perché, come abbiamo visto dopo l’alluvione di maggio, poi quando se ne va via la protezione civile e l’esercito, occorre riparare le strade, occorre riparare gli alvei fluviali, occorre rimettere in sesto il territorio, e per farlo servono tante risorse, tanta attenzione e, come ho detto, tanta coesione politica, ma soprattutto istituzionale.

Nei prossimi giorni verrà anche il Presidente della Repubblica in visita a Bologna, era già previsto il 24 ottobre; ecco, io credo che lo spirito che il Presidente Mattarella ci ha sempre trasmesso sia quello di lavorare assieme e, da questo punto di vista, io intendo affrontare questa nuova situazione con lo stesso spirito, come ho detto, repubblicano e di unità. Anche se questo significa andare nei luoghi più colpiti e metterci la faccia, e ascoltare le persone arrabbiate. Credo che sia il ruolo del Sindaco, credo sia il ruolo di tutta la mia Giunta, che in questo momento è impegnata nei sopralluoghi, il ruolo di tutti i Consiglieri comunali, sono tanti anche di opposizione che ho visto in questo momento sul territorio e che voglio ringraziare. Abbiamo il compito di aiutare Bologna ad attraversare questa fase complicata, con l’orgoglio però di essere una città che in queste ore si sta rialzando, che sta affrontando a testa alta questa emergenza e che avrà sicuramente tutte le energie e la forza per, non solo uscire da questa situazione, ma anche aiutare il resto della città metropolitana, assumendosi un ruolo di guida, di una fase nella quale in Emilia-Romagna, perché quanto è successo riguarda tutta l’Emilia-Romagna, abbiamo bisogno di mettere in campo una squadra con le migliori competenze a nostra disposizione.

Sono d’accordo con quanto ha detto la ministra Bernini ieri, abbiamo bisogno di rivedere quella che è la natura idrogeologica e ingegneristica del sistema complessivo delle acque del territorio della nostra regione, e per farlo quell’unità repubblicana che prima ho invocato è fondamentale. Occorre farlo mettendo in campo le persone migliori, facendo in modo che il prossimo presidente della Regione, che non sappiamo chi sarà, possa avere i poteri straordinari di un commissario per poterlo fare, e abbiamo bisogno di scegliere da che parte stare anche sul consumo di suolo, perché è evidente che quella città che ho letto qualcuno racconta, negli anni Trenta, negli anni Cinquanta ha fatto la scelta di affrontare la chiusura dei canali, l’ha fatto in una stagione nella quale l’urbanizzazione non era così estesa. Allora, quando le acque uscivano dai fiumi e dai canali, esondavano nelle campagne. Oggi, al posto di quelle campagne, c’è la città e quindi progressivamente Bologna è andata a tombare tutti i percorsi, e questo fa la differenza rispetto alla nostra possibilità di affrontare certi tipi di emergenze e di capacità di adattamento.

Consumare suolo ancora per ridurre la capacità del territorio dell’Emilia-Romagna di assorbire le acque e gli eventi climatici è un errore e occorre su questo, come più volte da questo Consiglio comunale abbiamo detto, rivedere quelle scelte che continuano a vedere una continua espansione del territorio e la sua cementificazione. Cementificazione che, mi dispiace dirlo, non riguarda il tram di Bologna, perché il tram di Bologna non consuma solo vergine. Il tram di Bologna è un mezzo pubblico che serve a collegare i suoi quartieri e sarà una delle cose che migliorerà la nostra città. Mentre cementificazione è continuare senza limiti l’espansione della logistica e degli interventi di logistica nel territorio vasto. La nostra Amministrazione, insieme alla Città metropolitana e con la Regione, ha deciso non a caso nel 2022 di sottoscrivere un accordo per togliere dall’espansione della logistica ad esempio le risaie di Altedo. Quella è stata una scelta importante, che abbiamo fatto proprio per invertire una tendenza che si aveva. Occorre su questo avere il coraggio di dire che il consumo di suolo va fermato e in una città densa come Bologna occorre recuperare le aree dismesse e le aree militari, trovando gli investimenti che servono proprio per tutelare la città dai grandi quantitativi di acqua che possono arrivare dalle colline e dai nostri torrenti. Spero che attorno a questa priorità ci ritroveremo e potremo lavorare assieme”.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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