BOLOGNA – Nella seduta del Consiglio comunale di ieri è in corso la trattazione dell’argomento sulla situazione della Torre Garisenda. Di seguito l’intervento del sindaco Matteo Lepore.
“Grazie, Presidente. Ringrazio anche il consigliere Caracciolo per la cortesia che mi ha concesso di intervenire prima di lui. Ringrazio tutti i consiglieri e le consigliere che hanno animato questo dibattito e che anche dopo proseguirà con gli ordini del giorno e tutti gli altri interventi e sicuramente le importanti conclusioni credo di chi ha presentato la richiesta di questo Consiglio straordinario.
È stata l’occasione per noi per presentare come Giunta una memoria con l’intervento dell’Assessore Borsari, relativa a tutti gli interventi che sono stati messi in campo da quando il comitato tecnico-scientifico esiste ad oggi. Interventi che, come avete sentito, sono stati proposti dal comitato tecnico-scientifico, monitorati dal comitato tecnico-scientifico, in alcuni casi fermati dal comitato tecnico-scientifico e avallati dal comitato tecnico-scientifico.
Dal 2018 al 2023 abbiamo avuto annualmente progetti, consulenze, installazioni di sensori, rilevazioni e studi di dati e anche interventi per la messa in sicurezza della torre. Quindi direi che con il Consiglio di oggi ci sono tutte le informazioni che qualcuno stava cercando per avere cognizione di causa di cosa è stato fatto e anche di cosa è stato stanziato dall’amministrazione. Informazioni che chiaramente erano già contenute, come ha detto il capogruppo Campaniello, nel piano degli investimenti e in tantissime determine che sono accessibili ai gruppi e che finalmente, con il Consiglio di oggi, svelano in maniera inequivocabile che questa Amministrazione e anche quella precedente hanno lavorato per il bene della città, hanno affrontato con solerzia ogni passaggio, a partire dalla scelta di commissionare ad un comitato tecnico-scientifico il compito di indirizzare il lavoro del Sindaco e della Giunta.
Non accontentandosi peraltro di questo, perché, come si legge dalla relazione dell’assessore Borsari, accanto al lavoro del comitato tecnico-scientifico l’amministrazione ha operato con i propri dirigenti e ha anche commissionato al Politecnico di Torino, ad altre aziende specializzate altre attività. Dunque, non è soltanto nel dialogo con il comitato tecnico-scientifico che si può rinchiudere l’attività dell’amministrazione.
Il comitato tecnico-scientifico è stato uno strumento del tutto volontario che questo ente ha deciso di mettere in campo, proprio per avere esperti che potessero allargare le conoscenze dei tecnici del Comune. Conoscenze che a un certo punto lo stesso comitato tecnico-scientifico costituito nel 2018 ha sentito la necessità di allargare ad altri esperti di caratura nazionale e non limitandosi ai soli esperti dell’Università di Bologna. L’Università di Bologna che, come avete sentito, ha avuto più convenzioni in essere con l’Amministrazione, quindi anche oggi abbiamo smentito questa bufala dei buchi, che più volte abbiamo sentito raccontare.
Dunque, io credo che la nostra collaborazione e anche il tono che ho sentito da parte di molti consiglieri dell’opposizione, che apprezzo oggi, di voglia di collaborare debba essere portata avanti fino in fondo. Penso che sicuramente oggi siano state avanzate proposte che vadano valutate e gli ordini del giorno che avete presentato siano molto interessanti. Ho trovato davvero una caduta di stile, lo devo dire, in questa sede presentare un esposto nei giorni precedenti a questo Consiglio straordinario, perché questo Consiglio straordinario è il luogo nel quale si doveva discutere dei dati, delle informazioni. Se volevate un motivo per poi ritirare l’esposto e una scusa per poterlo fare, visto che vi eravate già spesi con i vostri elettori, probabilmente oggi ne avete avuti tanti, perché l’esposto chiede esattamente quello che oggi noi abbiamo raccontato. Mi dispiace, perché noi qui non siamo candidati alle elezioni europee, ma siamo tutti rappresentanti delle istituzioni che hanno un obiettivo, credo. Salvaguardare il bene della città, salvaguardare la Torre Garisenda, raccogliere i fondi insieme per poterlo fare e collaborare a livello nazionale. Ci sono stati punti di vista diversi, io ringrazio il ministro Sangiuliano e anche la sottosegretaria Borgonzoni, perché effettivamente il dialogo che abbiamo avuto al Ministero è stato un dialogo positivo, che ha portato alla disponibilità di un bando Pnrr, che dovrebbe stanziare 5 milioni di euro per alcuni interventi legati alla torre.
Perché, vedete, si possono avere anche posizioni politiche diverse, interpretazione dei fatti diversi, però quando poi queste interpretazioni producono comunque degli atti concreti, se non altro il dibattito politico dimostriamo che serve a qualche cosa. Chi invece parla soltanto, secondo me dimostra di non avere più di tanto interesse per la città. Credo che sia questo, consigliere Cavedagna, il motivo per cui qualche Consigliere della maggioranza l’ha accusata di non avere più di tanto interesse per la città. Non altre motivazioni.
Detto ciò, però noi credo che dobbiamo girare pagina e lavorare tutti insieme per il futuro, che è ricco davvero di impegni, perché 4,7 milioni di euro sono uno stanziamento straordinario e importante, risorse che si sommano ai quasi 2 milioni di euro che in questi anni sono già stati stanziati, dal 2018 ad oggi, per affrontare i mali della torre.
Per non parlare poi di tutti gli stanziamenti che nei decenni precedenti sono stati stanziati, perché questa non è l’unica Amministrazione, nemmeno le due amministrazioni Merola sono state le uniche amministrazioni che si sono occupate della torre. Divenne famoso il mandato della commissaria Cancellieri, che commissionò gli studi per la torre, per la stabilità della torre e anche il portico dei Servi, dal quale proprio emerse, inequivocabilmente, che gli autobus ad esempio non erano causa dei mali della torre, ma che una folata di vento aveva maggiore pericolosità. E prima ancora decenni di studi e di interventi che hanno sempre visto tutte le Amministrazioni comunali intervenire, studiare e approfondire questo tema, che viene da lontano, visto che la torre pende dalla sua nascita e che rappresenta un pensiero per la città da allora. Dante l’avete citato voi, ma tutti gli studi ci dicono che molti dei mali causati dall’uomo alla torre non arrivarono soltanto nei giorni della sua costruzione, ma arrivarono anche nel periodo medievale, quando all’interno del corpo della torre sono stati scavati dei forni, dove è stato battuto il ferro e cucinato il pane, per cui a più di mille gradi si è cotta la pietra della selenite, che è una pietra durissima, quasi come il calcestruzzo, se non come il calcestruzzo, della quale sono dotate le nostre colline, ma che appunto al contatto con le alte temperature, tra i cinquecento e i mille gradi, si trasforma in gesso. E quindi a causa anche dell’uomo che ha scavato all’interno della torre, che ha costruito all’interno della torre cose che non dovevano essere costruite, purtroppo abbiamo ereditato una situazione che nei secoli ha causato questo ammaloramento, che in fondo è descritto anche dai tecnici come una sorta di implosione sulla base delle fondamenta.
Nessuna torre al mondo è costruita in questo modo e nessuna torre al mondo si comporta in questo modo. Nessuno mai oggi costruirebbe una torre con queste modalità. Questa, l’abbiamo già detto, non è una torre costruita a norma, con misure antisismiche; è costruita con materiali e conoscenze dell’epoca ed è stata anche manomessa nei secoli. Ecco perché un comitato tecnico-scientifico di caratura nazionale e non semplicemente gli ingegneri del Comune, perché avevamo la necessità come comunità territoriale di scoprire come affrontare un problema che non ha soluzioni da altre parti, ma che deve nel cantiere della torre trovare le proprie soluzioni. Per questo motivo i test sulla malta, che ad esempio hanno ipotizzato alcuni interventi, ma che a un certo punto sono stati fermati dallo stesso comitato tecnico-scientifico. Ci tengo a sottolinearlo questo, perché il caso della malta è l’esempio più lampante di quanto attorno a questa torre le migliori competenze nazionali si siano misurate senza trovare ancora una risposta definitiva.
Proprio perché all’interno del comitato non si è trovata una risposta definitiva ed esaustiva, mi sono assunto la responsabilità nelle settimane scorse di decidere un ulteriore irrobustimento delle misure di salvaguardia con la dotazione dei sensori acustici e l’aggiornamento del piano di protezione civile, nonché l’incarico ad una società specializzata per la salvaguardia. Il confronto all’interno del comitato tecnico-scientifico, infatti, girava attorno alla questione e non arrivava ad una relazione finale che potesse essere consegnata al Sindaco.
La stessa sensibilità che ha avuto la soprintendenza, che non a caso essendo entrata nel comitato tecnico-scientifico sostituendo chi prima l’aveva sostituita negli anni, ha ritenuto eventualmente di segnalare a questa Amministrazione la necessità di salvaguardare il bene. La soprintendenza è sempre stata presente all’interno del comitato tecnico-scientifico e le soprintendenze sono degli organi amministrativi, quindi chiaramente parlano per atti e si comportano del tutto in maniera impersonale, quindi quando noi diciamo soprintendenza, non possiamo non fare riferimento ai decenni precedenti e anche agli anni precedenti. La soprintendenza ha fatto parte del comitato tecnico-scientifico, ha avallato tutte le scelte del comitato tecnico-scientifico e le valutazioni, nonché le preoccupazioni. Quando si è deciso di fermare alcuni interventi di messa in sicurezza in cantiere, lo si è fatto anche perché nel confronto con i tecnici del comitato e della soprintendenza si è valutato questo.
Quando noi siamo stati informati dalla nuova sovrintendente che la sua Direzione nazionale riteneva di inviarci una lettera richiamando l’articolo 30 del codice dei beni culturali, che richiama le Amministrazioni che sono proprietarie di un bene a preservarne l’incolumità, io ho ricevuto una telefonata il giorno prima, che mi informava che mi sarebbe arrivata una missiva che era di routine e che questa missiva avrebbe contenuto un invito a operare per il bene della torre. Letta questa missiva il giorno dopo, io ho chiesto l’indizione di un Comitato urgente per l’ordine pubblico e la sicurezza con il prefetto, questo incontro si è avuto il giorno 20 ottobre, proprio perché leggendo quella lettera, oltre all’articolo 30 vi erano alcune espressioni particolarmente preoccupate, che al di là di quelle che erano le valutazioni del comitato tecnico-scientifico mi hanno fatto pensare che fossimo in una situazione di incremento dell’allerta. Quando ci siamo ritrovati nel comitato tecnico-scientifico, ci sono i verbali che possono ovviamente dimostrarlo, in quella sede sia la sovrintendente che il professor Trombetti, che era presente, hanno ricondotto quella lettera e anche quelle segnalazioni alla necessità di una messa in salvaguardia, di un aggiornamento del piano di protezione civile e di un irrobustimento dei sensori, cioè le cose che abbiamo deciso di fare insieme. Quindi anche in quella sede un passo che è stato condiviso, con tempistiche condivise e progettualità condivise.
Il piano di protezione civile è stato da me aggiornato come responsabile della protezione civile, perché alla luce delle osservazioni che avevamo ricevuto in quella sede meritava di essere ulteriormente affinato rispetto a quelle che erano state le definizioni del 2021. Il piano di protezione civile che ai tempi era stato aggiornato alla vista anche degli organismi competenti, come i Vigili del fuoco e la stessa soprintendenza. Questo piano di protezione civile ci deve servire nei prossimi mesi e nei prossimi anni a gestire la convivenza con la torre. Perché, ed è il motivo per cui abbiamo anche informato la cittadinanza attorno, chiunque vive nei pressi di una torre medievale che ha quel tipo di problematiche, deve essere consapevole delle misure di sicurezza e di allerta, perché serve la collaborazione di tutti qualora ci dovesse essere un innalzamento. L’allerta gialla è una prerogativa del Sindaco, mi è stato più volte ricordato dal prefetto. Non c’è nessuno che può decidere, se non il sottoscritto, che tipo di allerta mettere in campo. Ed è chiaro che l’allerta, il colore dell’allerta io la devo decidere sulla base delle valutazioni tecniche che mi vengono fornite. E la sintesi che ho potuto trarre, è esattamente questa, perché non tanto contenuti di singoli verbali o sentimenti di questo o di quell’altra persona che ho incontrato, ma le relazioni che ho ricevuto dai tecnici dell’Amministrazione, dai Vigili del fuoco, dai componenti del comitato tecnico-scientifico ci hanno portato a redigere comunemente un piano di protezione civile che prevede caratteristiche per l’allerta gialla, caratteristiche per l’allerta arancione e caratteristiche per l’allerta rossa.
Dunque, noi continueremo ad andare avanti con questa allerta gialla fino a che i sensori all’interno della torre, così come definito dal piano di protezione civile, non ci indicheranno un peggioramento. Chiaramente tutti noi ci auguriamo che questo peggioramento avvenga più tardi possibile nel tempo. Ma il fatto che noi abbiamo dei sensori che ogni quindici minuti ci dicono quali sono i movimenti della torre, i suoi rumori, i movimenti ondulatori, ci permette di avvertire i cittadini per poter intervenire ed eventualmente innalzare i livelli di attenzione, fino anche all’evacuazione, cosa che speriamo non avvenga mai. Ma siamo pronti chiaramente a fare quello che dobbiamo fare, qualora ci siano indicazioni differenti dagli strumenti e dai tecnici che abbiamo individuato.
Allo stesso tempo la nostra azione, che deve andare spedita, ha l’obiettivo di mettere in sicurezza la torre, ma prima ancora che la torre, la comunità che vive e lavora attorno alla torre. La cintura di sicurezza che noi abbiamo deciso di installare, lo voglio ricordare, è una cintura di sicurezza che non era stata ipotizzata fino ad ora, perché le indicazioni del comitato tecnico-scientifico andavano in un’altra direzione. Avete tutti letto nella relazione l’ipotesi dei piloni, avete tutti visto il cantiere che è stato realizzato durante il covid a proposito di inazione dell’Amministrazione. Noi abbiamo deciso di irrobustire le misure di sicurezza, proprio perché il sottoscritto ha deciso di ascoltare le voci più caute e preoccupate del comitato tecnico-scientifico e ha deciso di farlo prima di ricevere la relazione finale, a proposito di ritardi e di impegno da parte del Sindaco. Perché l’attuazione del piano per la messa in sicurezza, con l’individuazione della Fagioli, avviene ben prima dell’arrivo della relazione finale, che di fatto è una fotografia delle cose discusse nelle riunioni. Non è un dispositivo che dà un indirizzo particolare al Sindaco.
Il Sindaco, prima di ricevere quella relazione, ha disposto che gli uffici contattassero la Fagioli, ricevessero un progetto, un’ipotesi di intervento e poi, ricevute le indicazioni attraverso i verbali e anche la relazione tecnico-scientifica, la somma urgenza, che ricordo essere un intervento permesso dalla legge, ma che richiede delle caratteristiche particolari. Cioè noi non possiamo intervenire in somma urgenza per tutto quello che vogliamo. Noi dobbiamo intervenire in somma urgenza per cose che richiedono un’urgenza. Mi sembra abbastanza chiaro. Quindi il Sindaco per procedere, dare mandato agli uffici per un intervento di 3,4 milioni fino ad arrivare a 4,7 milioni in somma urgenza, senza una gara, chiedendo alla Giunta e al Consiglio comunale un’apposita variazione di bilancio, per cui tutti noi voteremo, a favore o meno, a seconda ovviamente degli orientamenti, ma ci assumeremo la responsabilità legale di quello che facciamo, dobbiamo avere una relazione tecnica che ci dice che quella somma urgenza è motivata. A meno che voi non mi diciate che, siccome qui siamo pieni di avvocati e di esperti di diritto amministrativo, io posso venire da voi a dirvi che, sulla base dei miei sogni notturni, voi potete deliberare uno stanziamento di 4,7 milioni. Dubito fortemente che il vostro commercialista, il vostro avvocato, la vostra assicurazione vi consiglierebbe di ascoltarmi. Invece io vengo in Commissione, in Giunta e in Consiglio dicendovi che c’è una relazione che io ho chiesto, che cita delibere, verbali, relazioni, che motiva il fatto che noi tutti assieme ci assumiamo la responsabilità di stanziare risorse in somma urgenza per mettere in salvaguardia la torre. Ci sono alternative a questo intervento concrete? Non ci sono alternative a questo intervento concreto, non ci sono. Perché o c’è una relazione tecnica che dice che bisogna stanziare i soldi o stiamo parlando di niente. E siccome io non credo che dobbiamo ai cittadini vendere dell’aria fritta, ma dobbiamo motivare i nostri atti, io ho chiesto una relazione, perché i nostri atti fossero legittimamente motivati. E prima ancora che mi arrivasse questa relazione, proprio perché non volevo essere in ritardo, ho chiesto la convocazione di un Comitato per l’ordine pubblico, ho installato dei sensori, ho fatto isolare l’area e ho chiesto l’aggiornamento del piano di protezione civile. Ma quando ho iniziato a spendere degli euro, ho chiesto che ci fosse una relazione.
Questo era l’indirizzo che il mio predecessore con delibera aveva dato a un comitato tecnico-scientifico che si è riunito, che ha fatto il proprio lavoro e che ringrazio, e che non aveva nel suo mandato il compito di costruire un progetto per il restauro. Non ci hanno dato indicazioni in questo senso. In parte perché non avevano questo tipo di indirizzo e in parte perché non se la sono sentita. E io non posso certo pensare di poter tirare per la giacca un così importante comitato. Hanno accennato alcune ipotesi, ma il loro mandato non era quello di presentarci un progetto di restauro, ma di monitorare la torre, di proporci interventi per rafforzare.
Essendo emersa la necessità di un restauro strutturale, da qui il motivo di superare l’attuale comitato per individuarne un altro, con incarichi conseguenti, perché per fare un progetto di restauro servono professionisti, probabilmente italiani, perché i migliori esperti che ci sono al mondo sul restauro dei beni culturali sono in Italia, principalmente architetti, ma ci saranno anche ingegneri e altre forme; un comitato ristretto, perché un comitato ha bisogno di essere capace di decidere e, visto che questa volta il comitato lo costituirò io, vorrei che fosse un comitato ristretto, perché deve poter dare degli indirizzi. Noi siamo già in trentasei e bastiamo come dibattito. Noi abbiamo bisogno di un comitato ristretto, competente, che ci dia degli indirizzi, che si assuma la responsabilità di dire cose, anche delle cose che non si sanno. Ma di dirlo con chiarezza. E poi daremo gli incarichi conseguenti. Alcune saranno in somma urgenza, laddove ci sarà la motivazione, ma dove non ci sarà motivazione di somma urgenza, noi dovremo usare le procedure previste dal codice degli appalti. Voi capite che le procedure del codice degli appalti sono in parte compatibili con la situazione che abbiamo in parte compatibili con il Pnrr. Quindi dovremo anche discutere assieme con il Ministero cosa possiamo fare con i fondi del Pnrr, cosa possiamo fare con i fondi comunali, cosa possiamo fare con i fondi privati, perché a noi interessano i fondi privati, perché chiaramente abbiamo bisogno di fare raccolta fondi. Ma non sarà solo una questione di raccogliere i fondi perché non li abbiamo. Sarà una questione che anche grazie ai fondi privati potremmo fare cose che forse con il Pnrr non possiamo fare. La complessità dell’intervento a cui saremo chiamati, sarà una complessità elevata, perché il bene non enorme, non stiamo parlando del Colosseo dal punto di vista delle sue dimensioni o di Pompei, stiamo parlando di una torre alta quarantotto metri, quindi, se vogliamo, non avrà costi enormi nella sua ristrutturazione. Però sarà delicato il percorso che ci porta alla sua messa in sicurezza e al suo restauro.
E vengo alla parte operativa. Noi avremo già nei prossimi giorni sentore di quello che in qualche modo la città vedrà attorno alla torre. Innanzitutto dopo l’installazione dei sensori che, come abbiamo sentito dall’assessore Borsari, ci hanno tranquillizzato al momento sui movimenti della torre almeno per questo mese, abbiamo visto gli operai andare a togliere i sottoservizi, i fili del filobus, a smontare il cantiere del famoso percorso del Covid, lo voglio ricordare perché noi non è che abbiamo montato il traliccio attorno alla torre per il poster di Patrick Zaki. Abbiamo montato il traliccio perché stavano facendo dei lavori, vorrei ricordarlo.
Smontato quel traliccio, noi dobbiamo, i primi di dicembre, aiutare l’azienda che in somma urgenza ha avuto l’incarico, a costruire una cintura per la messa in sicurezza della base della torre. Quella messa in sicurezza sarà fondamentale per i commercianti e residenti della zona, e bisogna fare presto. Non perché la torre può crollare in qualsiasi momento, ma perché è ovvio che finché non abbiamo questa cintura di messa in sicurezza, lo stato delle cose attorno ai residenti, nonostante tutto quello che noi possiamo dire, sarà chiaramente di apprensione. È normale. Quindi prima facciamo, prima mettiamo in sicurezza anche la prospettiva commerciale delle persone che lavorano lì, i residenti che giustamente ci chiedono di avere qualche strumento in più. Strumenti in più che necessitano di tempi, perché la realtà dei fatti è questa: noi dobbiamo erigere una barriera alta diversi metri, che potrà andare dai quattro ai sei metri attorno al perimetro della torre; sarà una cintura anti implosione. Io sto cercando di utilizzare i termini, in questi mesi ho cercato di rassicurare la città, perché noi abbiamo il compito di affrontare senso di responsabilità questo passaggio, ma la cintura servirà a questo, perché noi pensiamo che non serva nulla e abbiamo i dati per dire che non succeda nulla, ma la messa in sicurezza nella prima fase significa questo: cinturare perché, se dovesse cadere un pezzo, dovessero esserci altri tipi di problemi all’interno di quella cintura si risolvano i problemi. Questo è il progetto di messa in sicurezza della prima fase.
Poi si procederà all’incapsulamento della torre, che dovrà contenere il bene. E questo significa la messa in sicurezza. La messa in sicurezza servirà a mettere in sicurezza gli abitanti e i commercianti, le persone che passano.
Ma finché non faremo il restauro, non avremo risolto i problemi della torre. Ecco perché noi dobbiamo svoltare e costituire un comitato per il restauro e non ci possiamo accontentare di un comitato che si occupa solo degli aspetti legati alla messa in sicurezza, perché finché non mettiamo mano alla ristrutturazione della torre, rimarremo in una fase di precarietà, di attesa. E come la relazione stessa ci ha raccontato, per quanto noi si voglia allungare i tempi di vita della torre, sempre di allungamento si tratterà, con tutte le incertezze conseguenti. Quindi, se noi vogliamo essere quelli che danno a questa torre alcuni secoli di vita, ci dobbiamo assumere la responsabilità assieme di trovare studiosi, progettisti e risorse per risolvere una volta per tutte il problema della torre. Ci siamo candidati con questo obiettivo noi e voi? No. Speravamo tutti di avere… Però tocca a noi. E questo “tocca a noi” vorrei che fosse sentito da tutti come un impegno comune, che mette da parte le polemiche, perché giustamente voi dite dei commercianti che chiedono i ristori e sostenete il lavoro delle imprese e noi andiamo ad incontrarli. Ma pensate che l’allarmismo infondato, il dibattito polemico aiuti quei commercianti?
Fa più danni l’allarmismo e la polemica della situazione di per sé, perché le persone che passano da lì decidono se andare o no a seconda dei messaggi che noi diamo. Allora, nel momento in cui io, Sindaco di Bologna, dico che mi sto assumendo la responsabilità di dire che quella zona è in allerta gialla e non in allerta rossa, e ho motivo di dirlo sulla base di relazioni tecniche e dello stato di fatto e, qualora questa allerta dovesse incrementare, lo comunicheremo la cittadinanza, se qualcun altro senza motivo, ma solo per motivi polemici e politici vuole confutare questa mia affermazione, si deve assumere le stesse responsabilità che io mi assumo, perché nel momento in cui voi fate polemica su questa cosa dicendo che il Sindaco deve appoggiare il fiasco, che il Sindaco è un incompetente, che il Sindaco va denunciato, voi dovete spiegare a quei commercianti per quale motivo state facendo perdere loro una clientela quotidiana, perché ci dobbiamo assumere tutti le nostre responsabilità.
Io mi devo assumere la responsabilità di garantire loro che il loro lavoro è fatto in sicurezza, e finché ne avrò le informazioni e la cognizione lo farò. Quando non sarà più possibile, in grande trasparenza lo diremo. Però vorrei che ci guardassimo tutti negli occhi e ci dicessimo la verità. Semplicemente questo.
E rispetto al futuro di quell’area noi dobbiamo avere non solo l’idea di ristrutturare la torre, ma anche di ridefinire quello che è il ruolo dello spazio pubblico e di quella parte di centro storico nel futuro di Bologna, perché in questo mese noi stiamo adottando un’impostazione della mobilità del trasporto pubblico modello T-days, perché per il tipo di evoluzione che ha avuto l’evento Garisenda nel breve periodo questa è l’impostazione che potevamo mettere in campo. Anche se vorrei ricordare che sono dodici anni che noi sperimentiamo e utilizziamo il modello T-days, perché undici anni fa abbiamo avviato i T-days e hanno funzionato il sabato e la domenica, durante l’anno del cantierone abbiamo chiuso completamente via Rizzoli e Ugo Bassi, e la città si è organizzata. Quindi l’abbiamo già vissuto. Ne conosciamo i pregi e ne conosciamo i difetti. Sapevamo con l’investimento del tram delle due linee che sarebbe cambiata la vita del centro storico, e volevamo arrivare ad una revisione anche della vita del centro storico, della sua congestione, della sua vivibilità, della sua pedonalità, degli ingressi, alla luce però di mezzi pubblici in grado di poter dare una risposta altrettanto efficiente alla funzione che il centro storico svolge tradizionalmente dal dopoguerra in avanti in questa città, cioè l’asse portante della mobilità pubblica per chi lavora e per chi studia. Centomila persone che salgono e che scendono da via Rizzoli. Nel momento in cui noi non siamo ancora dotati del tram e siamo in qualche modo spinti ad assumere delle decisioni prima dell’arrivo del tram, è chiaro che dobbiamo tutti accelerare, noi per primi; e lo dobbiamo fare spiegando alla città quali sono i disagi, ma questo è un motivo ancora più forte per essere coraggiosi e andare avanti su un’impostazione e un’idea di città che noi abbiamo già raccontato, che abbiamo già prefigurato.
La Città 30 va esattamente nella direzione che ci richiama l’evento Garisenda. La Città 30 ci chiede di avere una città più a misura di persona, più capace di fluidificare il traffico, più capace di investire sui mezzi pubblici, più capace di portare le persone con delle alternative nella prossimità, di investire sul servizio ferroviario metropolitano, che da giugno passerà in città ogni quarto d’ora e non ogni ora, di avere gli autobus notturni, di avere una rivoluzione legata ai servizi dei taxi.
Ho apprezzato quello che ha detto il consigliere Diaco sui taxi e io sono scandalizzato quanto lui di quello che è successo, ma è il vero motivo per cui noi abbiamo trattato con i tassisti per un anno e mezzo per avere nuove licenze e nuovi turni, perché il taxi è un servizio pubblico; e una città che vuole avere un centro storico più vivibile e dei quartieri più vivibili, di giorno e di notte, deve avere nuovi servizi di trasporto pubblico, che sono quelli che noi stiamo portando avanti. Deve avere una velocità diversa delle auto, degli autobus, deve avere una diversa idea della pedonalità, che certo con il referendum dell’84 in parte era stato prefigurato dai cittadini e dalle cittadine bolognesi con un voto, e che era un referendum che non parlava non a caso di una città semplicemente chiusa, perché è passato come referendum della pedonalizzazione del centro storico, ma il quesito che si andò a votare allora, che vide un voto credo, non mi ricordo di quanto, ma sicuramente il 70, l’80 per cento, comunque molto alto, vedeva uno schema molto più complesso della semplice pedonalizzazione del centro storico, che comunque prefigurava quello che i cittadini già volevano: una città meno inquinata, una città dotata di mezzi pubblici, che non a caso si citavano, una città che potesse vedere un attraversamento del centro storico differente. E il grosso dibattito al quale abbiamo condannato per decenni, sia noi che voi, perché voi avete governato questa città proponendo un mezzo di trasporto pubblico importante e noi, e uso volentieri il noi e il voi, perché abbiamo avuto ruoli reciproci, e noi abbiamo smontato quello che avete fatto voi e voi avete smontato quello che abbiamo fatto noi. Quindi, se non altro, sul tema del trasporto pubblico sui progetti strategici non abbiamo brillato nei vent’anni passati, però adesso abbiamo scelto, stiamo facendo già i cantieri e questa volta stiamo facendo quello che dobbiamo fare, cioè dotare questa città di un mezzo di trasporto pubblico altamente efficiente, che ci permetterà finalmente di rivedere il Tpl.
L’evento Garisenda accelera questa scelta. Quindi, oltre a discutere di come la teniamo su, che francamente, non essendo noi ingegneri e architetti, è un dibattito molto breve, nel senso che dobbiamo affidarci a loro e andare avanti spediti, la vera discussione fra di noi è la mobilità futura del centro storico di questa città come cambierà, perché questo gli ingegneri del comitato non ce lo diranno. Sta a noi, politica della città, decidere democraticamente in che direzione andare e quale ruolo nuovo il centro storico dà alla pianificazione urbanistica della nostra città. Qualcuno l’ha detto: che idea di zona universitaria vogliamo portare avanti, che vivibilità delle zone turistiche e culturali del centro storico vogliamo avere, cosa significa la pedonalità in centro storico? Significa maggiore vivibilità per i residenti o turistificazione di una parte della città? Significa che dobbiamo lavorare maggiormente con politiche più proattive verso il commercio o che dobbiamo cedere a chiunque voglia il fatto che si possa entrare in centro storico a fare quello che si vuole su una merceologia, che è sempre la stessa? Le scelte che scaturiranno dall’evento Garisenda saranno storiche, saranno un giro di boa che sarà visto a livello nazionale e internazionale come un punto di riferimento. Che si voglia o no, l’evento Garisenda produrrà in questa città uno spartiacque, e questa cosa è innegabile.
Per cui il nostro compito non è quello di litigare fra di noi, poi ognuno fa tutti gli esposti che vuole e la democrazia è bella anche per questo, perché si possono fare anche gli esposti, le autorità competenti approfondiscono, però mentre facciamo gli esposti, vediamo di fare delle proposte e di discutere rispetto a quello che è il nostro compito, perché noi siamo qui per disegnare il futuro della città e realizzarlo.
Lo vogliamo fare insieme, democraticamente, per i ruoli che ci sono stati dati o vogliamo continuare a litigare? Perché è questo che allontana i cittadini dalla politica e dalle istituzioni. Una politica che si nasconde dalle proprie responsabilità, che mette la testa sempre sotto la sabbia, che dice che è sempre colpa di qualcun altro, che si allontana dalla soluzione dei problemi, che guarda soltanto giorno per giorno o alla prossima campagna elettorale che dobbiamo fare, ed è così gelosa delle proprie peculiarità che non riesce neanche a tendere la mano al proprio avversario politico, perché, pur di dargli una mano, se la taglierebbe. E mi dispiace. Io vi vorrei vedere alla fine di questo mandato con tutte e due le mani, perché ve la vorrei stringere alla fine di questo mandato. Grazie e buon lavoro”.