Di seguito l’intervento della Vicesindaca:
“Il 21 marzo, a primavera, ci ha lasciati a 98 anni e mezzo Lucy Salani.
Vorrei provare oggi a ricordarla anche qui, come omaggio della città nella quale ha passato una buona parte della sua straordinaria vita.
Non è naturalmente un compito facile provare in poche battute a tratteggiare una persona ricca e sfaccettata ed una vita così lunga, quasi un secolo.
Lucy era innanzitutto, come ha sempre tenuto a dire, Luciano. Il suo nome era Luciano e non lo avrebbe cambiato sui documenti, perché quello era il nome che le avevano dato i suoi genitori.
Donna transgender, sopravvissuta al campo di concentramento di Dachau nel quale fu internata per aver disertato, portatrice di memoria e testimonianza, attivista instancabile che non si è risparmiata nelle uscite pubbliche neanche in quest’ultimo anno, persona libera.
Non dimenticò mai la durezza indicibile del campo di Dachau, un orrore che si portò dentro e che continuerà a sognare per tutta la vita, eppure quella durezza è riuscita con franca naturalezza a raccontarla, lasciandoci una testimonianza e una memoria che dobbiamo custodire come un prezioso regalo.
Da quell’inferno Lucy riuscì a scappare, disobbedendo ancora al destino e aggrappandosi con forza e decisione alla vita. E questo è il secondo atto di testimonianza di Lucy, di cui dobbiamo fare tesoro: l’affermazione di libertà rappresentata dal suo percorso di donna transgender.
Persona prima di tutto, essere umano libero, rappresentazione in carne ed ossa della unicità di ognuno di noi e del rispetto che dobbiamo a tutte le differenze.
La sua storia, la sua avventura, è stata al centro di documentari, articoli, libri.
Ho potuto conoscere meglio e più da vicino il lavoro dell’ultimo documentario dedicatole, ‘C’è un soffio di vita soltanto’, e anche la sua realizzazione penso sia una storia di grande bellezza e profondità: i registi Matteo Botrugno e Daniele Coluccini ormai erano diventati dei nipoti acquisiti. Si sono presi il tempo che meritava la testimonianza di una vita, anzi di tante vite, così incredibili, e forse potremmo dire che quel tempo insieme a Lucy se lo sono anche regalati. Quanta emozione negli occhi di Lucy quando ha presentato il film in Cineteca l’anno scorso o quando ne è stato proiettato uno spezzone in Piazza Maggiore quest’estate.
Quello stesso giorno, il 21 luglio scorso, il nostro Comune le ha tributato un omaggio, consegnandole la Turrita di bronzo come testimone di libertà e resistenza.
Leggo una parte delle motivazioni che accompagnarono il premio:
‘Salani, come lei stessa afferma, ha vissuto tante vite: bambino, bambina, figlia, soldato e disertore, prigioniero e fuggiasco, lavoratrice, ballerina e prostituta, madre adottiva, amica e amante, ognuna degna di essere vissuta fino in fondo.
Una lunga vita monito di libertà e resistenza che l’ha portata ad essere la più longeva donna transgender d’Italia.
Questo omaggio a Luciano Lucy Salani è dunque per Bologna un proposito e un auspicio ad essere sempre come la sua cittadina Lucy: città libera, resistente ai soprusi e alle ingiustizie, e custode di memorie, accogliente e plurale’.
Ecco, Lucy è riuscita a trasmettere, fino all’ultimo e con rara lucidità, qualcosa di difficile a descriversi con parole, qualcosa che proverò a chiamare complessità e bellezza dell’essere umano. Trasmetteva la sofferenza del ricordo indelebile dell’orrore del campo di concentramento e sterminio, l’asperità di una vita di emarginazioni subite, la malinconia di affetti perduti e poi, l’attimo dopo, la leggerezza, la battuta spiritosa, l’ironia e la consapevolezza di aver vissuto sempre nell’affermazione di sé in coerente libertà.
Ci ha dato tantissimo, e ha continuato a farlo sempre, anche nell’ultimo anno, il 25 Aprile a Villa Cassarini alla targa che ricorda le vittime omosessuali del nazifascismo, alla giornata contro l’omolesbobitransfobia al quartiere Borgo Panigale-Reno, o nelle scuole, ricordo un incontro alle Aldini in cui non so se fossero più commosse le studentesse e gli studenti a cui Lucy aveva portato la sua testimonianza o Lucy nel ricevere i progetti e i pensieri che studenti e studentesse avevano preparato per lei, qualcosa di veramente magico.
Questa sua forza travolgente le ha fatto incontrare tanti compagni e tante compagne di strada che con lei hanno camminato, sostenendola, sostenendosi.
Oggi la saluteremo presso la camera ardente allestita in Sala Tassinari dalle 14.30 alle 16.30, e fin da ora esprimo le condoglianze al fratello Alfio Salani e al caleidoscopio di relazioni, amicizie, incontri, affetti che intorno a Lucy si era creato negli anni.
Prendo in prestito una frase a Porpora Marcasciano: ‘Lucy metafora di libertà. Alla tristezza che ci assale seguirà la resistenza che lei incarnava’ “.
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