BOLOGNA – Di seguito, gli interventi d’inizio seduta del consigliere Francesco Errani (Partito Democratico).
“Myanmar, strage di donne e bambini.
In Myanmar, dopo il colpo di stato del 1 febbraio, i militari stanno stritolando il popolo birmano e lo stato di diritto. Con la strage di ieri, 114 persone uccise, il totale delle vittime è di almeno 423, comprese donne e bambini.
Mentre l’esercito celebra la Giornata delle forze armate, con una parata militare a cui hanno partecipato anche le delegazioni di Cina e Russia, il coraggioso popolo della Birmania continua a scendere in piazza, sfidano la repressione della giunta militare. Intanto, la leader della Birmania deposta dal colpo di Stato dei militari, Aung San Suu Kyi, è tuttora agli arresti in una località segreta.
I capi delle forze armate di 12 nazioni, tra cui l’Italia, hanno condannato la violenta repressione contro persone disarmate da parte delle forze armate birmane (Usa, Canada, Regno Unito, Germania, Italia, Grecia, Danimarca, Paesi Bassi, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda). Stati Uniti, UE e GB hanno condannato l’uccisione di civili disarmati, compresi i bambini.
Gentile Presidente, la comunità internazionale deve fermare la violenza dei militari in Birmania. Oltre le dichiarazioni di condanna, è necessario agire subito. In Myanmar si decide la nostra credibilità. Esiste il tribunale della storia, per le responsabilità di coloro che violano ogni diritto e schiacciano con la violenza la volontà del popolo, uccidendo uomini, donne e bambini indifesi.
Il Consiglio comunale ha approvato un Ordine del giorno per chiedere la liberazione di Aung San Suu Kyi, insieme al popolo birmano, che ha scelto la democrazia. La Comunità Internazionale deve intervenire per ripristinare la democrazia nel Paese. Chiedo di esporre sulla facciata di Palazzo d’Accursio uno stendardo: “Myanmar No Golpe per la liberazione del popolo birmano”, come partecipazione alla protesta popolare. I Parlamenti democratici e il Consiglio comunale di Bologna devono difendere la democrazia, quando altri vogliono soffocarla contando sull’indifferenza. Onorare la Resistenza significa anche questo.
Il Myanmar ha bisogno del sostegno della comunità internazionale e anche di noi”.
“Eta 20, nuova mascherina etica e sostenibile.
Sicurezza per la salute, riduzione dell’impatto dei rifiuti sull’ambiente e inclusione sociale. A Bologna, nasce Eta 20, nuova mascherina etica e sostenibile, certificata dall’Alma Mater.
Una piccola cooperativa sociale, Eta Beta, in collaborazione con Zero Waste Italy e con il supporto scientifico dell’Università di Bologna, produce una nuova mascherina con un involucro di stoffa, con cotone all’interno e tessuto tecnico all’esterno, dotata di un filtro sostituibile che la rende sicura.
Le mascherine monouso sono una minaccia ambientale: sono migliaia quelle rinvenute in mare e le mascherine Ffp2 e Ffp3 non sono riciclabili e, una volta buttate, finiscono negli inceneritori. Anche quando saremo tutti i vaccinati, le mascherine continueranno inoltre a essere utilizzate per la prevenzione. Dobbiamo quindi porci il problema, come politica e amministrazioni pubbliche, del destino delle mascherine chirurgiche. Le istituzioni pubbliche debbono intervenire sul recupero di questi materiali, per riciclare il materiale.
Eta 20, oltre a garantire sicurezza per la salute, riduce invece l’impatto dei rifiuti sull’ambiente. Il rispetto per l’ambiente si manifesta anche promuovendo stili di vita tesi ad un minore consumo di materiali e ad una minore produzione di rifiuti. L’uso delle mascherina Eta 20, oltre al miglioramento del benessere, assicura la diminuzione dei rifiuti indifferenziati e delle spese di smaltimento. Il progetto contribuisce quindi alla salvaguardia del patrimonio ambientale e della salute, educando al concetto di sviluppo sostenibile e contribuendo alla diffusione di una pratica ecologica e a comportamenti e consumi responsabili.
C’è poi un ulteriore valore aggiunto del progetto, il progetto sociale: nella produzione di Eta 20 sono impiegate persone in situazione di svantaggio. La cooperativa sociale Eta Beta gestisce, infatti, percorsi di formazione e inserimento lavorativo per persone in carico servizi sociali e sanitari territoriali”.